BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

lunedì, novembre 16, 2009

Orione - Muggiano 1-2

Ieri per la prima volta mi è apparso tutto nitidamente. E' stata una sorta di rivelazione, di epifania nel vero senso della parola. Ci ho ripensato mentre tornavo a casa coi piedi freddi e quella pioggerellina fastidiosa dei giorni più grigi. Ieri ho avuto la certezza che smettere col calcio non è stata la scelta giusta.

Arrivo presto all'Orion Trafford, mezz'ora prima della partita, perchè voglio salutare i raga per bene. Il buon Ringhio relegato in panchina insieme a Sfo, Krepa in campo con la fascia da capitano, tanti altri ex-compagni con la maglia del Muggiano. Gli amici in maglia azzurra e la certezza che il Krepa mi regalerà un gol. "Mi metto là nell'angolino Simo, quando segni sai dove trovarmi". Ma chi ci crede.


Ma ripensare a tutto quanto adesso, no, non può aiutarmi. All'epoca, bè, la scelta fu più che giustificabile. Il calcio mi aveva dato emozioni, amici, valori: tutto quello che si poteva chiedere, io l'avevo ricevuto. Ma poi era diventata una faccenda complicata, le motivazioni non erano più quelle di un tempo e la decisione di smettere arrivò con leggerezza. Mi sembrava impossibile stare dietro a tutto quanto; in quel periodo, effettivamente, questo ragionamento aveva un senso. Gli esami da dare in quel settembre 2003... tutti e tre passati, con un 30 a chiudere il filotto. La scelta di non proseguire la carriera, trasferendomi coi miei compagni al Muggiano, era stata azzeccata. Il calcio mi toglieva troppo tempo, non me ne regalava più.

La partita inizia e gli spalti si riempiono: non c'è il pubblico delle grandi occasioni ma un sacco di gente che non vedevo da anni è lì insieme a me. Si commenta, si ride, faccio il cinema ma sono teso, tesissimo cazzo. Non è una partita come le altre, ne ho parlato con Ringhio in questi due mesi e lo so bene quanto sia importante per tutti noi. L'inizio è difficile, squadre compatte, Karletto si mangia un gol su percussione di Allucchio ma si sa, lui fa i gol "da mezzo metro, a porta vuota", come recitava quel coro da me inventato. Sarà stato il 2002, che ne so.

Poi venne la frattura. Un incidente che può capitare, tutto sommato. Era l'inizio del 2004 e a quel punto capii che c'era soltanto una cosa da fare: guarire, aspettare un anno, farmi rioperare per togliere la placca, infine tornare a giocare. I dieci giorni d'ospedale fecero crescere in me questa convinzione, ed io l'avrei perseguita. Ci voleva tanto tempo, ma io ce l'avevo. Ora sì, il calcio sarebbe tornato a farmi guadagnare tempo anzichè farmelo perdere. Non ero pronto, ma lo sarei stato.

L'Orione subisce una perdita importante per infortunio, ed il Muggiano ne approfitta. Punizione sulla destra, dico ai miei compari (tra i quali TorinTorello) che è l'ora del gol del Krepa. Si mettono tutti a ridere perchè dai, chi ci crede. Parte il cross. Traiettoria non impossibile per il portiere, che però non esce. Non esce non esce non esce e la palla sta andando là in fondo, dove prima c'era un marasma di persone e ora c'è soltanto... il Krepa. Pum sbuca proprio il Krepa proprio lui cazzo proprio sotto la curva proprio ora, sbuca come alce che esce di foresta, la palla è in rete comincio a gridare come un pazzo mi arrampico sulla rete gridando SIMOOOOOOOO SIMOOOOOOO SIMOOOOOOOO ANDIAMOOOOOO SIMOOOOOOOOOO, guardo Giorgino che esulta come una bestia, stringo il pugno perchè io sono lì con loro, gli altri spettatori intorno a me assistono attoniti alla mia pazza esultanza ma non c'è trippa per i gatti, ha segnato il Krepa 0-1 palla al centro. E andiamo.

Passò un anno e mi ripresentai al San Carlo pieno di speranza e determinazione. Molti mi giudicarono folle, ma io sapevo che dovevo rioperarmi, altrimenti non mi sarei mai e poi mai perdonato. La placca nella caviglia mi limitava i movimenti, ed io non potevo mollare così, lasciando qualcosa di intentato. Non c'erano certezze sul futuro della mia articolazione, ma a me non interessava, mi sarei operato punto e basta. Andò bene. O così pensai. Ci furono delle piccole complicazioni legate ai punti e alla ferita che non si chiudeva mai, ma niente poteva atterrirmi. Arrivò giugno, tra una storia e l'altra. Erano passati 18 mesi dal giorno della frattura. Non capivo la reale situazione della caviglia, e pensai che dovevo metterla alla prova tornando a giocare in una società adatta alle mie esigenze. Pensai che la Nabor potesse fare al caso mio. Ci si allena in maniera blanda, si gioca su ritmi diversi rispetto al campionato FIGC, è l'ideale per tornare a fare sport. Era tutto perfetto. O così pensavo.

Un altro infortunio per l'Orione, un'altra occasione per il Muggiano. Ancora un cross pennellato dalla destra, stavolta il portiere biancoblu ci mette del suo non trattenendo un pallone comodo comodo. E quando la palla rimbalza a pochi metri dalla porta sguarnita, bè, chi volete che ci si fiondi. Karletto Kolo, che cazzo esulti, per i tuoi gol meriteresti solo insulti, da mezzo metro a porta vuota, e via dicendo per un coro che in doccia non ci stancavamo mai di cantare. Hey ragazzi, lo sapete che siamo 0-2 e sto godendo come un pazzo? Palla al centro ma non c'è trippa per i gatti. Hanno segnato due ex, classe '81 il Krepa classe '84 Karletto. Che non si dica che il messaggio non è arrivato forte e chiaro.

I primi mesi furono un po' sfortunati, per colpa di un problema muscolare che si rivelò più serio del previsto. Il gruppo però era buono; qualcosa non mi convinceva ma alla Nabor stavo bene. La caviglia non sempre dava le giuste risposte, ma era troppo presto per parlare. Organizzammo pizzate, qualche uscita, mi sentivo bene anche se giocavo poco. Arrivò la neve a gennaio ma noi eravamo sul campo ad allenarci. Alcuni giorni sentivo un dolore insopportabile, allora non riuscendo a calciare di collo pieno dovevo inventarmi giocate assurde, come quel famoso gol di puntazza all'incrocio dei pali che Robbinho se lo sogna ancora la notte. D'altra parte se Iniesta può giocare una finale di Champions senza poter calciare, io potevo benissimo giocare nella Nabor calciando solo di piatto (o di punta). Ma qualcuno la pensava diversamente.


L'inizio del secondo tempo è un arrembaggio dell'Orione, che riesce anche ad accorciare le distanze e ricevendo un insperato regalo da parte del Muggiano: il numero 8 si fa espellere come un deficiente e la partita è riaperta. C'è da soffire ed il Krepa deve gridare a più riprese per calmare i suoi. Il grande capitano è sempre l'ultimo ad abbandonare la nave.

L'esordio da titolare arrivò quando ormai era marzo. Giocammo a Canegrate, contro una squadra che stava molto in alto in classifica. Mi ero riciclato come punta perchè il fiato non era più quello di un tempo, ed il mestiere di centrocampista, mia indole e passione, non faceva più per me. Come punta non ero certo irresistibile ma le mie giocate geometriche aiutarono spesso la squadra a distendersi: con Vanni là sulla destra era una goduria, lanciavo a occhi chiusi e lui ci arrivava. Alla fine del primo tempo chiesi il cambio. Ero distrutto. Ricevetti i complimenti per la prestazione, ma una volta tornato a casa mi convinsi che era finita. Se quella era una buona partita, allora io col calcio non c'entravo più niente. La settimana successiva al Rolling incrociai lo sguardo della Divina. Mollare il calcio fu tremendamente semplice.

Anche l'Orione è rimasto in dieci ora, e l'inerzia della gara spinge i granata verso il possibile match-ball. Corbi da parte biancoblu è l'uomo più pericoloso, ma la retroguardia del Muggiano è pressochè perfetta. La spinta dei padroni di casa si esaurisce. In curva si mugugna contro l'arbitro, ma la realtà è che il Muggiano dei miei ex-compagni è più squadra. Soffro per un quarto d'ora, la partita sembra non finire mai. Al fischio finale è una goduria immensa. IMMENSA.

Inutile negarlo, c'è stato qualcosa di speciale in questa partita. Che abbia segnato proprio il Krepa, l'uomo simbolo del Muggiano e l'unico rappresentante degli '81 effettivamente in campo, bè, è proprio l'apoteosi. Noi dati sempre per finiti, ci accusarono di giocare contro l'allenatore, di pensare solo ai cazzi nostri perchè avevamo la testa altrove; quando il nostro sogno era di continuare ad indossare la maglia per la quale avevamo sacrificato tutto.


Ieri bisognava essere in campo, e mi spiace per l'amico Ringhio che non è entrato. Capisco la sua delusione e racconto queste mie sensazioni. Perchè ieri, tornato a casa, sono rimasto per quattro ore sdraiato sul letto con lo sguardo fisso al soffitto, pensando che se non avessi mollato sei anni fa, bè forse ieri sarei stato in campo. Insieme al Krepa, ad abbracciarci nel fango sotto la curva come quando avevamo sedici anni. La più bella vittoria calcistica è allo stesso tempo una devastante sconfitta morale.

Davvero grazie, Simo. In quel gol c'erano i miei nove anni passati insieme a te all'Orione.

2 Comments:

  • At 16 novembre, 2009 16:47, Blogger krepa said…

    ti dirò che io me la sentivo che avrei segnato.
    me la sentivo proprio per tutto quello che c'era dietro, per i 10 anni passati con quella maglia e per il modo in cui ci fecero andare via.

    trattati da pezze vecchie, da traditori addirittura...non che abbia mai dato peso a quelle persone, però ci tolsero un qualcosa che era nostro.

    credo che ieri ce lo siamo ripreso. son felice ci fossi tu, toro, nigro etc...mi spiace per ringhio ma so che i goal di ieri lui e sfo li sentono loro

    se gioco a calcio è per momenti come quello di ieri e devo dire che è tra i tre momenti più belli della mia vita nel calcio

     
  • At 17 novembre, 2009 14:55, Blogger giambellino home brew clan said…

    Brian Clough. Brian Clough.
    Brian Clough. Brian Clough.

    non sapevo.

     

Posta un commento

<< Home