BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

mercoledì, aprile 11, 2012

Con il Numero 91, Tommaso Migliore.

Mancano tre minuti alla fine del terzo periodo. Siamo 1-1 e la situazione è tesissima. Se la mettiamo noi è finita la serie, tutti a casa e siamo in serie A. Se segnano loro ci si gioca tutto in gara 7, il che non è per niente bello. Se non segna nessuno, si va avanti ad oltranza, quindi non c'è scampo. Il momento decisivo è questo, ora e soltanto ora. Chicco si agita di fronte alla curva, cantiamo con le ultime forze. E' il momento, per la prima volta dall'inizio del match, di "siamo la curva del Milano". Canto un minuto, poi scoppio a piangere che non reggo l'emozione. Voglio il gol, lo voglio ora, istintivamente bacio la sciarpa che la Meravijosa mi ha prestato per l'occasione. Anche nel tuo peggior momento, giuro io ti accompagnerò, l'inno di questa stagione risuona al Pranives di Selva Val Gardena ed io non trattengo una lacrima che sia una. Il terzo periodo finisce, i ragazzi rientrano negli spogliatoi e noi continuiamo a cantare.

Era cominciato tutto per gioco, quasi per scherzo. Silvietto aveva iniziato la sua seconda vita con l'hockey, ed allenamento dopo allenamento, serata dopo serata, aveva ripreso confidenza con l'ambiente trascinandomi -facilmente- con il suo entusiasmo. Arrivarono serate alcoliche, goliardiche, festanti, con quei giocatori che, mesi dopo, avrei visto come idoli assoluti. In realtà tutto era partito molto ma molto tempo prima, se è vero che alle elementari cantavamo i cori della magica Saima onorando i vari Chabot e Kevin Lavallee. La svolta è ovviamente l'inizio del 2011, la sfida nei playoff proprio contro i gardenesi ci regala soltanto un'illusione, ma l'atmosfera, la passione, il clima del palazzetto lasciano un segno che non può andare via. E chi ci penserà a risvegliare questa insana voglia di tifo, se non la Meravijosa? E' il 18 Dicembre quando a Milano approda la capolista Egna. Non una partita come le altre.

I ragazzi rientrano determinati e cazzuti per il primo overtime. Si gioca in quattro contro quattro, pardon in cinque che ci sono i portieri, in queste situazioni di solito si esalta il mio idolo Klouda ma in generale è tutta la squadra ad esprimersi alla grande. Corriamo un paio di pericoli, ma ogni contropiede nostro è un brivido di paura per loro, mi sembra un assalto continuo anche se non riesco più a seguire il disco in ogni fase; ho le gambe distrutte dal viaggio in pullman e dalla stanchezza, non voglio smettere di cantare allora abbraccio il prode Silvietto, che buffo ritrovarsi proprio qui, io e lui, in Val Gardena, dopo il tanto vociare, il tanto cantare, il tanto sragionare, dopo qualche incomprensione che abbiamo saputo superare con agilità. E allora lo stringo forte mentre grido vorrei andar via di qua, ma non resisto lontano da te, che tanto sto pensando ad una sola persona ed è così da un secolo, ogni volta che parte questa inimitabile professione d'amore. LoPresti, Ansoldi, Lutz ed il solito Klouda partono alla carica, persino Re sembra stia giocando bene questo supplementare da morte improvvisa, se ci fanno gol in fondo non mi dispiaccio che la finale la guardo con le persone che in questi mesi mi hanno accompagnato in quest'avventura. Mi dispiacerebbe un po' vincerla qui, lontano da loro, ma d'altra parte meglio vincerla oggi che perderla lunedì a Milano. Nello sport non si può mai sapere, quindi soffro come non mai. Il primo overtime finisce, la spigolosa voce dello speaker altoatesino ci informa che si va avanti anche all'infinito, non ci saranno i rigori. Nessuno si scompone, io mi sdraio sulle panche, non ho più un briciolo di forza. Ci penserà Chicco a tirarmi su di peso a tre minuti dall'inizio del secondo overtime.

Quel Milano-Egna è una partita speciale per più di un motivo; l'episodio dell'aggressione ai giocatori negli spogliatoi, dopo il gestaccio di Martin Rizzi alla nostra curva, sancisce infatti una rivalità che si protrarrà per il resto della stagione. Una rivalità accesa, sentita, forse non sempre sana. Ma soprattutto rappresenta un'occasione speciale per il sottoscritto e la Meravijosa; arriviamo in ritardo e ce ne andiamo via prima, inutile stare a spiegare cos'è successo, ma quella sera gettiamo un seme che sarebbe sbocciato in pochissimo tempo. Già nel periodo natalizio infatti, torniamo all'Agorà a ritmo incessante, per non perdere il ritmo fino alla fine della stagione regolare. Il Milano infila una serie micidiale di vittorie in casa, ed ogni volta è una festa, un affratellamento, un'emozione unica. La curva spinge, il palazzo ci crede, la squadra combatte, Egna è sempre davanti ma non abbiamo paura; li affrontiamo spavaldi a inizio febbraio, e li annientiamo. Li ritroviamo in Coppa di Lega e perdiamo due volte fuori, ma la trasferta di Torino segna già un momento epico nella mia storia di tifoso (con la Meravijosa che fa partire un coro in curva sovrastando i tizi coi megafoni, lasciamo perdere). Arrivano finalmente i playoff, ordino la maglia di Wunderer che arriverà con colpevole e notevole ritardo, ma pazienza, nemmeno il tempo di distrarsi e siamo in finale; ce la giochiamo alla grande, ci portiamo sul 3-2 nella serie e decido di spararmi questa trasferta in pullman, un pezzo di cuore però rimarrà a Milano dove ho lasciato Meravijosa e parentado in attesa di mie/nostre notizie. Però porto la tua sciarpa, così sarai con me.

Le note sono quelle di Brazil, la la la la la la la la la laaaaaa, tipo trenino, ma va cantata con più malinconia, più lentezza, più orgoglio. E dai Milano facci un gol, tutta la curva esploderà, in un boato che farà tremar la terra e il mar oh oh... si parte così all'inizio del secondo overtime, la partita sembra non finire mai, l'orario è già improponibile per chi come me l'indomani dovrà lavorare (per fortuna di pomeriggio!). Non abbiamo più forza, nè voce, io e Silvietto ci carichiamo a vicenda, perchè se noi chiediamo ai giocatori di non mollare in campo, allora non dobbiamo mollare nemmeno noi!, e andiamo avanti a cantare mentre le azioni si susseguono, Caletti mi è sempre piaciuto ma mai una volta che mi regali una gioia, Pasqualino in porta è attento e prima o poi qualcosa succederà, basta avere pazienza. In un boato che farà tremar la terra e il mar, attacchiamo verso la porta là in fondo quando Migliore, il nostro Capitano, si invola ed infila Grossgasteiger, è questione di un secondo, un boato immenso, il palazzo è nostro, Silvietto grida SIAMO IN SERIE AAAAA!!!, SERIE A!!!, io lo abbraccio poi corro all'impazzata su e giù per i gradoni, sto piangendo come un pazzo non riesco nè a parlare nè a gridare, siamo in A cazzo, la partita è finita, devo chiamare la Meravijosa, subito, anche se dalla mia bocca non usciranno parole, anche se c'è un frastuono allucinante, i giocatori sono qua sotto che si sbracciano e saltano davanti a noi, ho visto gente abbracciarsi e rotolare giù fino alle balaustre, il Pranives è un pandemonio ed io sto telefonando. Sento la sua voce che sussurra "hey?", io attacco a gridare MIGLIOREEE... MIGLIOREEEE... HA SEGNATO... e piango disperato di felicità ed emozione, lei sorride, forse si commuove, la tua sciarpa è qui ma il mio cuore è lì. Smetto di piangere e penso alla fortuna che ho avuto, alla gioia che mi sta capitando. Con le mie lacrime ringrazio mentalmente la Meravijosa e la sua famiglia per tutte le emozioni di questa incredibile annata. Siamo in serie A. Ed ha un valore pazzesco, unico, incommensurabile. Per le partite nel gelo, per tutte le volte che BigLuciano si è commosso, per l'amicizia che si è instaurata con il_Niki, per Martolina e lo zio Max, senza dimenticare il buon Cicinho che in gara 5 sembrava un curvaiolo fatto e finito. Per tutto questo, al gol di Tommaso Migliore sono esploso come un fiume in piena, inarrestabile e travolgente.

E per la Meravijosa, ovviamente e soprattutto. Che ha avuto la brillante idea di trascinarmi quella domenica di Dicembre, e che non ha mai voluto saltare una partita. Che ha cantato ogni coro stringendomi la mano, guardandomi qualche volta negli occhi ("ma non resisto lontano da te"). Che aveva così paura, inizialmente, di mostrarmi il suo lato tifoso. Proprio lei che mi ha insegnato a vivere senza avere sempre paura di tutto.


















E' strano l'hockey. Si soffre, si gioisce, ci si incazza, si piange insieme abbracciati. Sarei pronto a giurare che l'amo.

martedì, aprile 10, 2012

Ma Non Chiedermi Perchè.

Ed ora sono quasi cinque mesi ma il tempo in questi casi è un concetto senza senso (solo in questi casi?), sono sicuro che se ti rivedessi ora avrei un miliardo di cose da raccontarti ma non ce la potrei mai fare, e non lo vorrei neppure. Ma perchè pensare a tutto questo proprio ora? Un motivo non c'è, è solo che questa pioggia e questa lontananza forzata producono un effetto impossibile da dominare, la verità è che non vorrei dirti niente, soltanto guardarti, abbracciarti, spazzare via il rancore e le sofferenze di questi cinque mesi. Ma è davvero possibile? Ti sto lontano più che posso, che il rispetto è da sempre la base per ogni rapporto, non cerco notizie su di te, qualcosa ogni tanto affiora in superficie ma è giustamente ed ovviamente sempre troppo poco. Meglio così. Vorrei soltanto dirti che mi manca Baggio, questo sì, il Parco delle Cave le avventure sulla 67, il nostro 2008 insieme, non voglio farti piangere spero che tu non stia leggendo il blog, magari capiterai qui fra sei mesi ed allora sarà tutto più facile, spero. Ma io devo scrivere ora, non posso più resistere. Mi mancano tanto le persone che tanto mi hanno dato, grazie alle quali ora sono la persona che sono. Non ho rimpianti se non quelli che è giusto avere quando qualcosa di bello ed unico finisce, io so di aver fatto di tutto, prima nel bene poi nel male poi ancora nel bene ma alla fine i tentativi erano inutili, intorno a me ho visto svanire i sorrisi degli amici e notavo solo preoccupazione, sempre tensione, poca comprensione; faccio fatica a riconoscere i miei errori ma indago sempre me stesso, più di quanto possa lasciar credere. Questo lo sai. Un sabato pomeriggio di Novembre ci siamo detti ciao, io ho pianto e ti ho stretto forte alla fermata del 14, tu hai provato a non piangere, ti sei girata e sei andata via così, come se tutto fosse già scritto, già risolto, già definito nei dettagli. La mia vita sta andando avanti, non posso e non voglio certo lamentarmi, anzi; in cuor mio spero di aver imparato dai miei errori per non ripeterne più, magari sfoderandone di nuovi, chi lo sa. Sono convinto che il tuo sorriso non abbia perso un milionesimo del suo smalto, sarai felice di sapere che ormai non ho più niente a che fare con un paio di persone che tanto male ci hanno fatto (io non dimentico le sensazioni orribili e le tue parole di Agosto sul significato dell'Amicizia, e di questo ti sarò grato per sempre perchè avevi ragione tu); non chiedermi di cantare pti Tobi i en bon pti garson perchè piangerei a dirotto, disperatamente e senza fine, non ascolto più nemmeno Sway, e quando trovo la sigla di Spongebob imito il gesto del flauto ma cambio istantaneamente canale; è di questo che dobbiamo parlare? Non credo, ma in questo piccolo sfogo provo a raccontare un po' di questo periodo che è volato, nonostante tutto. Nonostante le incomprensioni, la rabbia, l'incontro con Meggy, le frasi dette e riportate, i rinnovi contrattuali che mi lasciano sempre un sapore amaro. Cantava Alessandro Graziano "se ripenso alle nostre gambe nella notte, mi è difficile pensare che da due ore non ti amo più", ecco un'altra canzone che forse skipperò ad ogni passaggio, l'ho riscoperta qualche settimana fa ma la lascerò nel dimenticatoio per un po'. C'era tanto di sbagliato in me, un giorno lontano sorrideremo insieme, ne sono sicuro, non voglio piangere in questa sera così sbagliata, così piovosa, così inutile. Continua sulla tua strada Ale, sono sicuro che una piccola parte di me resterà sempre tua, così come i tuoi insegnamenti rimarranno per sempre incastonati nella mia testa (e nel mio cuore). A volte mi chiedo che fine avrà fatto l'anello che ti avevo prestato e che non hai più tolto. Un giorno me lo dirai, e la tua risposta non mi farà provare nè paura, nè rabbia, nè tristezza.

martedì, aprile 03, 2012

Cosa Rimane?

(Audrey che a fine telefonata mi dice "salutami la Meravijosa".)

Poi cantare a squarciagola I have become comfortably numb, per tutto quello che rappresenta, per tutto quello che c'è e che ci sarà, per gli ostacoli da abbattere e da superare anche se sembrano insormontabili, perchè se ci abbiamo creduto insieme quando sembrava impossibile, dobbiamo crederci ora più che mai; perchè non dimentico la chiacchierata nel parcheggio del Lops con il nigga là in fondo che ballava da solo, perchè so abbattermi come pochi ma ho anche dimostrato di sapermi rialzare. Io ci credo, non sono più così numb, e trovo conforto nel tuo sorriso, nelle tue parole, nei piccoli gesti, nel tuo tono di voce che si fa morbido e accogliente al momento giusto; ci credo perchè ti inondo di parole ma so che capiresti anche con uno sguardo. E' vero, ed è forse sbagliato, credo in te più di quanto creda in me stesso. Ma il tempo che è passato mi sta aiutando ad aprire questi maledetti occhi che per troppo tempo hanno finto di non vedere. Ti ho chiesto una notte se sei la mia anima, tu ti sei commossa ma a questa domanda non può esserci risposta, che risposte banali non ne voglio. Voglio vivere senza paura, ecco, questo sì. Questo lo voglio proprio. E allora canto a squarciagola anche se è troppo tardi, troppo buio, troppo tutto. E siamo distanti ma io ti sento qui con me.

lunedì, aprile 02, 2012

Vincere Le Paure.

Un pochino ho voglia di piangere però non ditelo in giro, vi prego.

COSA SUCCEDE IN CITTA'

domenica, aprile 01, 2012

Il Cuore Di Giulia.

Non importa se non hai mai visto un film di Michael Moore, tanto io ho visto solo Bowling a Columbine, quel che è certo è che mi è rimasto dentro. Moore lo catalogherei come comunista di merda, ma tant'è, il film va visto. Mi guarda felice, forse sconsolata, non certo per i nostri differenti gusti cinematografici ma perchè la sto fissando e allora, pudicamente, cerca di ritrarsi. Come le ho detto qualche sera fa, a volte mi perdo nel tuo sguardo... ma talmente tanto che mi sembra di incontrarti per la prima volta.

Quello che è successo poi -dopo le innumerevoli prime volte, intendo- è che ho anche intravisto questo suo magico cuore, capace di guarire le ferite dell'ansia e di trasmettermi quel senso di fiducia che non va mai sprecata. Non si perde in chiacchiere inutili, mi dà retta quanto basta, sa cogliere il punto della questione al primo tentativo (e questo, con me, è più che fondamentale).

Così, dopo un venerdì sera spero dimenticabile ed un sabato da pazzi, ci troviamo di nuovo faccia a faccia, come fosse la prima volta per l'emozione e l'importanza del momento. Diceva il grande Flaiano che se il medium è il messaggio, noi non dobbiamo leggere la lettera ma direttamente il postino. Pazzo? Macchè. Non si risolve un litigio con un regalo, una cena fuori, un mazzo di rose bianche e rosse, un anello di diamanti. Il medium è il messaggio, ricordate? E' il tuo essere qui, il tuo esserti fermato a cena, il tuo non aver avuto paura delle solite cose che ti fanno paura.

E' il cuore di Giulia che parla. Grazie per avermi spronato, e per non aver mollato la mia mano. Con il tuo aiuto proverò a sentirmi la persona che tu dici che sono.