MasQueNada
Ma le tue mani
non le vedrò mai più
Il caro e vecchio Bagnino me la ripete da un tempo infinito, io l'ho messa nero su fucsia soltanto nel 2008 ma la domanda è retorica quindi la lascio, dolorosamente, senza risposta; non so se abbiamo una missione e non so se è proprio quella che dice lui (portare felicità nella vita delle persone). So che a volte ci si riesce, altre no. So che bisogna per forza provarci, a costo di esaurirsi e maledirsi. So che il rischio è sempre quello di rovinare tutto, di non comprendere, di pretendere. Rovinare tutto. Come ci riesci bene Joe, quando vuoi.La gag è studiata nei minimi dettagli, serve per allentare la tensione. Ti incontri con un gruppo di persone fuori da un locale e quando arrivi sei, volente o nolente, al centro dell'attenzione. No good, per un ansioso cronico come il sottoscritto. Il viaggio dal parcheggio al ristorante è troppo lungo e silenzioso e queste scarpe nuove mi stanno dando ovviamente fastidio. Tre metri prima di raggiungere il Festeggiato e tutte le nostre donzelle mi giro verso Bittì rallentando il passo e con tono serio cerco di scuoterlo, oh siamo ancora in tempo per tornarcene a casa eh! Risate grossolane, quasi sorprendenti. Sono carico. Forse troppo. Ci siamo. Scendiamo.
Sono stato qui una quindicina di anni fa e del Mas ricordo solo la discesa (it's so metaphorical, direbbe il protagonista di Parasite). Mi rendo conto che in realtà siamo tutti carichi: basta un bicchiere di sangria, un brindisi, un applauso. Il nostro è il Festeggiato più brillante di tutti, ogni volta che mi chiama cuggino scoppio a ridere e ripenso a quella domenica pomeriggio in cui chiedemmo indicazioni stradali a un marocchino in bicicletta... Zio, a Milano se gridi cugginooo! non si gira nessuno, devi dire capo!. Arrivammo in ritardo alla partita anche quella volta, naturalmente (il meridionografo non sbaglia mai). Stasera invece sto correndo, sono in netto anticipo sulla tabella di marciume, un po' è anche colpa di Pisolone che mi provoca con i suoi bicchieri continuamente vuoti; io allora elargisco tenerezze solo per farlo immusonire. La Sirenetta è (come sempre) al mio fianco, dall'altro lato ho il mio fido scudiero GianGordo, lo so che mi volevi al centro della scena ma credimi, domineremo il tavolo anche da quest'angolo. Non rovinare tutto Joe, ti prego.
Su e giù per il locale, avanti e indietro fra il tavolo e la dancefloor, la Drag scioglie il ghiaccio e scopro che qualcuno sa ballare molto meglio di quanto pensassi; a un certo punto devi tirare su il braccio eeeee voilà, le cose improvvisamente diventano naturali, e semplici, e tremendamente belle, tanto che forse mi serve un altro bicchierino di sangria per compensare. GianGordo è sugli scudi, Bittì è incomprensibilmente meraviglioso, Pisolone mi minaccia via whatsapp, Hako is on fire sempre e comunque, la Sirenetta mi sorride poi mi sgrida perchè hanno sgridato Pisolone, portare la Vegetariana al messicano è un azzardo che rifarei mille volte, (se non ti danno niente da mangiare giuro che mi sfondo di onion rings insieme a te); perdo il ritmo, perdo il conto, perdo l'apertura dei regali per ritrovarla dopo due giorni nella galleria foto, perdo il Festeggiato che paga la cena (cornuto!), perdo anche il mio fido scudiero che nel frattempo si fa palpare le chiappe dalla Drag. Si ride. Sono tutti carichi Joe, non strafare. Non. Strafare.
It's too late, la DolceCri perdona la mia caduta perchè conosce bene il mio temperamento notturno (remember Pelledoca?), un po' meno la mia ChosenOne che ho provato ad ubriacare tutta sera a forza di brindisi, con evidenti scarsi risultati. L'avevo avvisata, se ti siedi di fianco a me finisci male; lei giustamente ha optato per l'angolo opposto del tavolo, vicina vicina all'InsospettabileBallerina (hold me closer, tiny dancer) e alla PepeRita, che una vodkina alla menta come fai a non offrirgliela. Eddai Joe, siamo a posto così.
Risaliamo (it's so metaphorical).
E ora.
Cos'è questa sensazione.
Cos'è questa nebbia tutta qui dentro.
Sento le risate in lontananza, sono gli ultimi saluti della serata.
Sembrano tutti felici, Joe.
Tutti quanti.
Anche lei.
Tutti cazzo, tutti tranne te.
Cos'è questa amarezza, cos'è questo vuoto che ti divora quando le luci si spengono.
Non può essere la sangria, lo sai anche tu. Certo le ultime tequila non hanno aiutato, ma tu non ti aiuti spesso, vero? Eppure queste persone meravigliose, con le quali condividi ore e ore della tua vita, per giorni e settimane e mesi e ormai anni, queste esistenze che fino a poco fa si trovavano a distanza siderale sono tutte ridanciane e soddisfatte e compiaciute, pensa un po', per sta cazzo di cena improvvisata che hai organizzato proprio tu. Per aiutare il tuo compare, il tuo cuggino che ti ha chiesto una mano. Tu non dici di no a un amico che ti chiede aiuto, Joe. Sei leale.
Devi trovare qualcuno che ha voglia di vivere esattamente come te, ti ha scritto qualcuno poco tempo fa.
Come d'obbligo allora, il finale è convulso e spezzato dal ritmo delle ultime cose da dire e da fare, che diventano urgenti perchè ormai non c'è più tempo; chissà poi se la ChosenOne davvero non ha prestato attenzione ai miei deliri... Qualcuno deve accovacciarsi, qualcun altro modifica i filtri, c'è chi vuole un'ultima boccata d'aria mentre racconta la storia di un anello; l'Insospettabile tenta di insinuare e provocare, ma questo è il suo stile, che spesso mi ha ingannato (non è gelosia, lo so). Non ho più nemmeno la forza di rispondere ai messaggi dell'instancabile Gian, ma mi rincuora sapere che nel frattempo è miracolosamente arrivato a casa.
Io ci sono quasi.
Ci siamo quasi.
Ultimo abbraccio.
Ultima canzone (chebbella). Ultime risate.
Complimenti Joe.
Avevi fatto quasi tutto bene.
Applausi.
ho un nodo in gola
la voce mia sei tu.
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