BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

venerdì, novembre 27, 2009

Giocare A Calcio, Non A Pallone.

Da interistiorg.org, la pagella di Cambiasso dopo Barça-Inter:
"VOTO 4 - Il peggiore in campo e premio Oscar della sindrome da Champions: quando incontra un Mascherano, Scholes o Iniesta, si trasforma nel tradizionale bambino ciccione del parchetto, fatto giocare per pietà, che è felice quando riesce a calciare un pallone."

Stupenda Anche Se Non Condivido


mercoledì, novembre 25, 2009

Intervallo Di Barça-Inter @ Dundy

Joe: "Silvie' fammi un favore, spegni la playstation che ora... inizia la partita."

lunedì, novembre 23, 2009

La Fatica Delle Parole.

Il campanile della chiesa di Vidigulfo è sempre stato un punto di riferimento importante, geograficamente parlando e non solo; sono passati tanti anni e la sua imponenza è cresciuta a dismisura. Nel 2004 il tempo sembrava essersi fermato; la vita di paese con tutti i suoi rituali mi aveva per la prima volta affascinato in una gelida mattina di febbraio, la gamba ingessata e Battisti alla radio con "Ancora tu". Poi passò del tempo. E del tempo ancora. Fino all'ultima mia apparizione, datata qualche giorno fa.
Mi guardo intorno, e di quel vecchio cortile poco è rimasto. Ci sono ancora i panni stesi in comune, c'è ancora la possibilità di arrivare ovunque a piedi nel giro di pochi metri. Ci sono le persone che chiacchierano in bicicletta e la sensazione che tutto sia lento, lentissimo, quasi immobile. C'è un silenzio clamoroso, che ha sempre stimolato indicibili pennichelle (ma la notte quel silenzio non ha mai aiutato).
Parto dal campanile e con la mente viaggio in lungo e in largo scavando nella memoria: le vacanze di Natale di mille anni fa, con mio cugino per i fossi a pescare le rane, sparare i miniciccioli, giocare alle Olimpiadi su un pc dell'IBM dell'anteguerra: che felicità... ma dov'è finito tutto quanto? I pomeriggi a bighellonare, gli amici di mio cugino che parlano in dialetto e io non capisco, le assurde regole che dominano la comunità, i ritmi completamente sballati, la gioia di sentirsi legato agli altri pur essendo diverso.


Un attimo dopo sono allo Shu, nell'angolino vicino al nostro divanetto, mi sono appena scolato un vodkallapescalemon ed è tornata la voglia di ballare; mi avvicino alla MorosonaDolce, mi faccio stretto stretto, la guardo e vorrei dirle un miliardo di parole ma non ne esce nemmeno una. Mi abbraccia mi stringe mi accarezza, mi chiede che c'è ma niente, faccio troppa fatica. Ci metto un po' a smaltire i miei pensieri, mi faccio un giro, poi torno, la riprendo, sorrido. "More mi dispiace, ma io non mi sento come tutti gli altri, non lo so, non so come non so perchè, ma io sono diverso. E mi dispiace. E mi dispiace perchè ci vorrei provare, ad essere come tutti gli altri, ma sento che non ne sono e non ne sarei mai capace. Mai e poi mai. Io mi sento diverso ed ho paura, una paura fottuta di trascinarti verso una strada... che non è quella giusta. Io. non lo so, mi sento... diverso."

Ma moroso, tu sei diverso. Tu sei il mio Morosone Bello, e non devi cambiare, perchè nessuno mai potrà essere stupendo come te.

sabato, novembre 21, 2009

Don't Forget.


venerdì, novembre 20, 2009

Prima Volta A Casa Del Bagnino (E Chi Se La Scorda Più).


lunedì, novembre 16, 2009

Orione - Muggiano 1-2

Ieri per la prima volta mi è apparso tutto nitidamente. E' stata una sorta di rivelazione, di epifania nel vero senso della parola. Ci ho ripensato mentre tornavo a casa coi piedi freddi e quella pioggerellina fastidiosa dei giorni più grigi. Ieri ho avuto la certezza che smettere col calcio non è stata la scelta giusta.

Arrivo presto all'Orion Trafford, mezz'ora prima della partita, perchè voglio salutare i raga per bene. Il buon Ringhio relegato in panchina insieme a Sfo, Krepa in campo con la fascia da capitano, tanti altri ex-compagni con la maglia del Muggiano. Gli amici in maglia azzurra e la certezza che il Krepa mi regalerà un gol. "Mi metto là nell'angolino Simo, quando segni sai dove trovarmi". Ma chi ci crede.


Ma ripensare a tutto quanto adesso, no, non può aiutarmi. All'epoca, bè, la scelta fu più che giustificabile. Il calcio mi aveva dato emozioni, amici, valori: tutto quello che si poteva chiedere, io l'avevo ricevuto. Ma poi era diventata una faccenda complicata, le motivazioni non erano più quelle di un tempo e la decisione di smettere arrivò con leggerezza. Mi sembrava impossibile stare dietro a tutto quanto; in quel periodo, effettivamente, questo ragionamento aveva un senso. Gli esami da dare in quel settembre 2003... tutti e tre passati, con un 30 a chiudere il filotto. La scelta di non proseguire la carriera, trasferendomi coi miei compagni al Muggiano, era stata azzeccata. Il calcio mi toglieva troppo tempo, non me ne regalava più.

La partita inizia e gli spalti si riempiono: non c'è il pubblico delle grandi occasioni ma un sacco di gente che non vedevo da anni è lì insieme a me. Si commenta, si ride, faccio il cinema ma sono teso, tesissimo cazzo. Non è una partita come le altre, ne ho parlato con Ringhio in questi due mesi e lo so bene quanto sia importante per tutti noi. L'inizio è difficile, squadre compatte, Karletto si mangia un gol su percussione di Allucchio ma si sa, lui fa i gol "da mezzo metro, a porta vuota", come recitava quel coro da me inventato. Sarà stato il 2002, che ne so.

Poi venne la frattura. Un incidente che può capitare, tutto sommato. Era l'inizio del 2004 e a quel punto capii che c'era soltanto una cosa da fare: guarire, aspettare un anno, farmi rioperare per togliere la placca, infine tornare a giocare. I dieci giorni d'ospedale fecero crescere in me questa convinzione, ed io l'avrei perseguita. Ci voleva tanto tempo, ma io ce l'avevo. Ora sì, il calcio sarebbe tornato a farmi guadagnare tempo anzichè farmelo perdere. Non ero pronto, ma lo sarei stato.

L'Orione subisce una perdita importante per infortunio, ed il Muggiano ne approfitta. Punizione sulla destra, dico ai miei compari (tra i quali TorinTorello) che è l'ora del gol del Krepa. Si mettono tutti a ridere perchè dai, chi ci crede. Parte il cross. Traiettoria non impossibile per il portiere, che però non esce. Non esce non esce non esce e la palla sta andando là in fondo, dove prima c'era un marasma di persone e ora c'è soltanto... il Krepa. Pum sbuca proprio il Krepa proprio lui cazzo proprio sotto la curva proprio ora, sbuca come alce che esce di foresta, la palla è in rete comincio a gridare come un pazzo mi arrampico sulla rete gridando SIMOOOOOOOO SIMOOOOOOO SIMOOOOOOOO ANDIAMOOOOOO SIMOOOOOOOOOO, guardo Giorgino che esulta come una bestia, stringo il pugno perchè io sono lì con loro, gli altri spettatori intorno a me assistono attoniti alla mia pazza esultanza ma non c'è trippa per i gatti, ha segnato il Krepa 0-1 palla al centro. E andiamo.

Passò un anno e mi ripresentai al San Carlo pieno di speranza e determinazione. Molti mi giudicarono folle, ma io sapevo che dovevo rioperarmi, altrimenti non mi sarei mai e poi mai perdonato. La placca nella caviglia mi limitava i movimenti, ed io non potevo mollare così, lasciando qualcosa di intentato. Non c'erano certezze sul futuro della mia articolazione, ma a me non interessava, mi sarei operato punto e basta. Andò bene. O così pensai. Ci furono delle piccole complicazioni legate ai punti e alla ferita che non si chiudeva mai, ma niente poteva atterrirmi. Arrivò giugno, tra una storia e l'altra. Erano passati 18 mesi dal giorno della frattura. Non capivo la reale situazione della caviglia, e pensai che dovevo metterla alla prova tornando a giocare in una società adatta alle mie esigenze. Pensai che la Nabor potesse fare al caso mio. Ci si allena in maniera blanda, si gioca su ritmi diversi rispetto al campionato FIGC, è l'ideale per tornare a fare sport. Era tutto perfetto. O così pensavo.

Un altro infortunio per l'Orione, un'altra occasione per il Muggiano. Ancora un cross pennellato dalla destra, stavolta il portiere biancoblu ci mette del suo non trattenendo un pallone comodo comodo. E quando la palla rimbalza a pochi metri dalla porta sguarnita, bè, chi volete che ci si fiondi. Karletto Kolo, che cazzo esulti, per i tuoi gol meriteresti solo insulti, da mezzo metro a porta vuota, e via dicendo per un coro che in doccia non ci stancavamo mai di cantare. Hey ragazzi, lo sapete che siamo 0-2 e sto godendo come un pazzo? Palla al centro ma non c'è trippa per i gatti. Hanno segnato due ex, classe '81 il Krepa classe '84 Karletto. Che non si dica che il messaggio non è arrivato forte e chiaro.

I primi mesi furono un po' sfortunati, per colpa di un problema muscolare che si rivelò più serio del previsto. Il gruppo però era buono; qualcosa non mi convinceva ma alla Nabor stavo bene. La caviglia non sempre dava le giuste risposte, ma era troppo presto per parlare. Organizzammo pizzate, qualche uscita, mi sentivo bene anche se giocavo poco. Arrivò la neve a gennaio ma noi eravamo sul campo ad allenarci. Alcuni giorni sentivo un dolore insopportabile, allora non riuscendo a calciare di collo pieno dovevo inventarmi giocate assurde, come quel famoso gol di puntazza all'incrocio dei pali che Robbinho se lo sogna ancora la notte. D'altra parte se Iniesta può giocare una finale di Champions senza poter calciare, io potevo benissimo giocare nella Nabor calciando solo di piatto (o di punta). Ma qualcuno la pensava diversamente.


L'inizio del secondo tempo è un arrembaggio dell'Orione, che riesce anche ad accorciare le distanze e ricevendo un insperato regalo da parte del Muggiano: il numero 8 si fa espellere come un deficiente e la partita è riaperta. C'è da soffire ed il Krepa deve gridare a più riprese per calmare i suoi. Il grande capitano è sempre l'ultimo ad abbandonare la nave.

L'esordio da titolare arrivò quando ormai era marzo. Giocammo a Canegrate, contro una squadra che stava molto in alto in classifica. Mi ero riciclato come punta perchè il fiato non era più quello di un tempo, ed il mestiere di centrocampista, mia indole e passione, non faceva più per me. Come punta non ero certo irresistibile ma le mie giocate geometriche aiutarono spesso la squadra a distendersi: con Vanni là sulla destra era una goduria, lanciavo a occhi chiusi e lui ci arrivava. Alla fine del primo tempo chiesi il cambio. Ero distrutto. Ricevetti i complimenti per la prestazione, ma una volta tornato a casa mi convinsi che era finita. Se quella era una buona partita, allora io col calcio non c'entravo più niente. La settimana successiva al Rolling incrociai lo sguardo della Divina. Mollare il calcio fu tremendamente semplice.

Anche l'Orione è rimasto in dieci ora, e l'inerzia della gara spinge i granata verso il possibile match-ball. Corbi da parte biancoblu è l'uomo più pericoloso, ma la retroguardia del Muggiano è pressochè perfetta. La spinta dei padroni di casa si esaurisce. In curva si mugugna contro l'arbitro, ma la realtà è che il Muggiano dei miei ex-compagni è più squadra. Soffro per un quarto d'ora, la partita sembra non finire mai. Al fischio finale è una goduria immensa. IMMENSA.

Inutile negarlo, c'è stato qualcosa di speciale in questa partita. Che abbia segnato proprio il Krepa, l'uomo simbolo del Muggiano e l'unico rappresentante degli '81 effettivamente in campo, bè, è proprio l'apoteosi. Noi dati sempre per finiti, ci accusarono di giocare contro l'allenatore, di pensare solo ai cazzi nostri perchè avevamo la testa altrove; quando il nostro sogno era di continuare ad indossare la maglia per la quale avevamo sacrificato tutto.


Ieri bisognava essere in campo, e mi spiace per l'amico Ringhio che non è entrato. Capisco la sua delusione e racconto queste mie sensazioni. Perchè ieri, tornato a casa, sono rimasto per quattro ore sdraiato sul letto con lo sguardo fisso al soffitto, pensando che se non avessi mollato sei anni fa, bè forse ieri sarei stato in campo. Insieme al Krepa, ad abbracciarci nel fango sotto la curva come quando avevamo sedici anni. La più bella vittoria calcistica è allo stesso tempo una devastante sconfitta morale.

Davvero grazie, Simo. In quel gol c'erano i miei nove anni passati insieme a te all'Orione.

lunedì, novembre 09, 2009

Una Sorta Di Opera d'Arte.

Oggi uno dei miei fantastici bambinetti, MB detto "Semola" (il soprannome gliel'ha dato Ringhio, non chiedete a me), è riuscito, in partitella, a calciare fuori una palla che gli ballonzolava davanti a 30 cm dalla porta. Cioè la palla, in quella cavolo di porta, ci stava pure entrando. Invece Semola, da attaccante navigato, da funambolo dell'area di rigore, è riuscito miracolosamente a calciarla fuori. Ripeto, dalla distanza di TRENTA CENTIMETRI. Compiendo tra l'altro un gesto tecnico teoricamente impossibile, un autentico paradosso fisico tipo il volo del calabrone. Si è infatti prodotto in una contorsione busto-anca-ginocchio-caviglia che se ci riprova si lussa perfino l'orecchio. Gli anziani della Casa di riposo che hanno assistito alla scena si sono commossi. Una cosa mai vista su un campo di calcio, perlomeno dai tempi in cui TorinTorello calciando un rigore sul campo della Murialdina provocò l'atterraggio d'emergenza di un Boeing 767 in quel di Linate.

Ecco, a fine allenamento sono venuto a sapere che la mamma di tal fenomeno (Semola, non Torello) si è lamentata perchè non convoco mai quella sorta di genialoide del calcio che si ritrova come figlio.

Sono cose che mi fanno sempre un po' pensare.

giovedì, novembre 05, 2009

Wesley Sbuca Dal Nulla.


















Io non lo so da dove sia sbucato Wesley alla fine. Non lo so davvero. Ho visto la partita in condizioni abbastanza precarie, non lo so come ho fatto a intravedere il gioco, raiuno non si prendeva per cui è stata una sofferenza immane, centuplicata dall'effetto vedo-non vedo. Per lunghi tratti ho dovuto cercare di capire dall'intonazione di Bagni e Cerqueti la pericolosità delle azioni. E alla fine è sbucato Wesley, non so come, non so da dove. Ma è sbucato proprio al momento giusto, quando più serviva. Non vedevo i minuti scorrere in alto a sinistra, e questo ha reso la partita ancora più carica di ansia e smarrimento. Finchè poi, appunto, ho sentito Bagni gridare che la palla era in rete. Sono rimasto in piedi cinque secondi, immobile, tentando di capire se Bagni si era scolato una bottiglia di vodka alla goccia per scaldarsi oppure se effettivamente la palla fosse entrata. Wesley. Ho capito dopo tre minuti che il gol era suo, grazie al messaggio di Fabri. Certo oggi abbiamo imparato che a volte, soffrendo, si riesce anche a portare a casa il risultato. La qualificazione è, allo stesso tempo, incredibilmente vicina eppure complicatissima. Ma ci penseremo tra una ventina di giorni. Che cazzo di partita.

mercoledì, novembre 04, 2009

La Vita E' Un Viaggio Lento Ragazza Mia



martedì, novembre 03, 2009

Ma Da Oggi Un Po' Meno.

Io sono un uomo libero,
nè destra nè sinistra,
sogno ancora credendo di pensare,

sogno ancora coi gomiti affacciato alla finestra
affacciato alla finestra.

La vita è un ballo verticale
s'impara un passo al giorno

il prezzo dei passi sbagliati è un brutto foglio di viaggio
e non c'è ritorno
e non c'è ritorno.

lunedì, novembre 02, 2009

Non Devo Mangiare Le Dixie Prima Di Scrivere Al Pc.

Mi piacerebbe perdermi di vista. Lasciarmi perdere per un po', disinteressarmi delle mie stesse storie, degli sbattimenti dei traumi delle relazioni. Mi piacerebbe perdermi di vista e rincontrarmi, che so, dopo qualche mese, col gusto di chiedere "allora, come va?" sapendo che non è una frase di circostanza. Vorrei abbandonarmi per vedere l'effetto che fa il ritorno, il sentirsi ancora uniti, ancora amici nonostante tutto, ancora profondamente legati alla faccia del tempo che passa e le strade che si separano. Vorrei non sapere dove sono, cosa faccio, vorrei immaginarmi, in una notte d'ubriachezza, in quale casino potrò mai essermi ficcato; vorrei scrivermi un messaggio delirante alle cinque del mattino aspettando una altrettanto diabolica risposta. Vorrei sentire la mancanza di me stesso, pensando che quando c'ero, bè, era proprio tutto diverso. Vorrei rivedermi dopo qualche tempo e scoprire quanto mi voglio bene, dopo tutto. Vorrei perdermi di vista e non sentire nemmeno parlare di me, se non sporadicamente; vorrei sapermi travolto e trafitto in una miscela di episodi vaghi, misteriosi, a tratti inspiegabili. Vorrei vedere l'effetto che fa. Sono convinto che alla fine sarebbe una grande storia.

Non mi resta che sparire.