BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

lunedì, settembre 30, 2013

Perikolo

Settembre, per mia stessa definizione (ma perchè non mi sto zitto ogni tanto?), è il mese più bello dell'anno. Il Bagnino rimane sempre perplesso di fronte alle mie esternazioni, ma poi finisce per credere a tutto. Lo comincio con un improbabile PoolParty in quel di Barcellona, pardon Hospitalet, denso di rivelazioni scottanti ed immagini epiche. Imbottiamoci di chupiti, questo col dito infiammato è una sturia ma poi mi rimangono le mani impiastricciate e comincia a darmi fastidio il pollice; c'è un vento clamoroso, e siamo appena arrivati ed è stata una giornata piena di sole, di mare e di noi, sono stanco. Sono stanchissimo, il vento mi taglia il collo e non vedo l'ora di andarmene, anche se l'atmosfera del pullman è indimenticabile (e non parliamo dei racconti provenienti da Glasgow: anche lì sanno che Venice is the most romantic city in the world). Lo chiudo con un sontuoso kebab dal poliedrico Hakan, il volume della partita è sempre troppo alto e ci sembra di essere all'Artemio Franchi di Firenze; il Perikoloso Polpettino, che mi ha costretto ad uscire, se la ride di nascosto mentre la Sylvie si gusta il suo panino, che poi sarebbe il mio, che Hakan dice sempre che sa tutto e poi mi mette il piccantino che imbratta e sfregia la sua opera d'arte. Ma non mi faccio rovinare la serata, nè il mese, tanto non c'è modo che possa peggiorare, ed anzi; sulle rovine dell'antica Roma ci hanno girato uno dei film più incredibili della storia, me lo fece vedere la mia professoressa di latino di seconda liceo e dopo sedici anni, ebbene sì, riscopro titolo e scene clou grazie al PerikolosoPolpettino. Ce la ridiamo insieme, perchè in fondo proprio dalle nostre macerie riusciamo a riemergere: deve essere così per forza, non amo fare proclami e tengo per me, e per pochissimi intimi, i programmi dei prossimi giorni. Domani un passettino, mercoledì forse un passo da gigante, giovedì un piccolo folle desiderio rosso e blu che si realizza. Settembre si chiude con l'indimenticata Sista.Ste che si dichiara proud of me, e col Polpettino, sempre lui, che mi manda un sms alle 23.50 con scritto "sono contento e fiero di sentirti così positivo dopo il brutto periodo che stai passando". Io non devo aggiungere altro. Se sapete interpretare l'ultima riga di ogni post, fate parte di quella cerchia di persone che sanno. Ed io ho bisogno come l'aria, di persone che sanno. Perchè a volte, nonostante tutto, io cerco di non sapere, quasi fingo. E mi affanno, e mi torturo, e tolgo questa foto che mi fissa ogni mattina dalla parete, e mi chiedo mille volte perchè.

Settembre. Non ti aspettavo così, e so per certo che non ti dimenticherò.

domenica, settembre 29, 2013

Padroni Di Ogni Cosa

La Minou mi insegue per la camera, vuole che le apra tutti gli armadi, i cassetti, la finestra, vuole la libertà assoluta di sconvolgere quel poco d'ordine che faticosamente riesco a mantenere; ma è di un'insistenza clamorosa, e dolcissima, allora non posso dirle di no, nemmeno per un istante. Apro l'anta vicino al letto, lei va dentro a curiosare tra le camicie ma esce dopo un secondo, e salta in giro e vuole l'altro armadio, quello in alto, che su si sta alla grande belli nascosti al riparo da tutto. Quanta saggezza... Che meravigliosi animali sono i gatti? Bastano a loro stessi, non hanno bisogno di agire in chissà quale modo per attirarsi la simpatia o l'ammirazione degli altri. La Minou lo sa, si potrebbe pensare che se ne approfitti ma non è così; in cuor suo, nel suo accucciarsi a dormire sopra una valigia rimasta incustodita, mi dimostra affetto, fiducia, rispetto. A volte mi sveglio e me la trovo ai piedi del letto, ed io so che lo fa perchè si sente protetta, che la notte è buia e lunga e fa sempre un po' paura. Che meravigliosi animali sono i gatti. Ma bisogna capirli, accettare i loro cambiamenti d'umore, le loro misteriose sparizioni, perfino i loro capricci; posso chiamarla quanto voglio, ma se ha deciso di rimanere nel suo nascondiglio segreto non uscirà allo scoperto tanto facilmente. E' un gioco altalenante di pazienza, di forza d'animo, di intenzioni. Bisogna accettare la loro occupazione degli spazi, il loro sentirsi padroni di ogni cosa, che si tratti di una valigia, del tuo letto o del tuo tempo. Il gatto, che creatura meravigliosa. Io ne amo una in particolare.

sabato, settembre 28, 2013

A War In My Mind

I hear the birds on the summer breeze,
I drive fast, I am alone in the night

Been tryin' hard not to get into trouble

but I, I've got a war in my mind

I just ride, just ride
I just ride, just ride


venerdì, settembre 27, 2013

Pandemonio Al Morumbì

Ci sono quei momenti che riempiono l'esistenza. Quei momenti che sono quei momenti e basta, che li ricorderai finchè avrai respiro, che sono epocali. Ci sono quei momenti in cui il tempo sembra fermarsi, e se te ne rendi conto sai che potrai dire, in futuro io c'ero, ma soprattutto io ora ci sono. Ci sono quei momenti in cui, come recita la tazza acquistata nel 2006 e poi mai regalata all'amore dell'epoca, TIME IS ALWAYS NOW e devi saperlo cogliere, il tempo. Il tempo di una giocata rischiosa, di una scommessa azzeccata, di un abbraccio con un vecchio amico come il Varanone. Ci sono momenti in cui devi esserci per forza, e ti trovi improvvisamente ad esserci. Ci sono quei momenti che sembravano non poter arrivare mai, che apparivano lontani ed impensabili fino ad un istante prima. Ci sono momenti di gioia dopo la delusione, di euforia dopo la consapevolezza dell'effimero, di sfogo da rabbia repressa e sopita a forza. Ci sono quei momenti che devi vivere, per poter dire di aver vissuto veramente. Ci sono momenti d'amore, momenti di festa, momenti di commozione.

Questa sera, intorno alle 22.20, in quel dello stadio Giuseppe Meazza, Jonathan Cicero Moreira, inteso Jonathan, ha segnato il gol vittoria contro la Fiorentina, proprio sotto la nostra curva deserta. Io e il Varanone c'eravamo. Momenti.

giovedì, settembre 26, 2013

Quattro Chiacchiere Con Carmen

Tante dimostrazioni d'affetto, in tanti modi diversi. Le parole del Perkovic, il bacino sulla guancia di Elena, i programmi futuri del Varano. Ci sono giorni intensi e giorni stancamente vuoti. Ci sono momenti di lucidità, e momenti di sconforto. C'è qualche ricordo nitido di poche settimane fa, e ci sono quelli incancellabili prima che tutto avesse inizio. Una festa alla quale non ero invitato, un ritorno a casa improbabile, una serata che passò inosservata ma racchiudeva qualcosa di prezioso. Che ci crediate o meno, il vecchio Joe Rokocoko sta cercando di mettere a posto ogni pezzo del mosaico. Può garantire il Bagninazzo, sempre lui. Per una volta mi ha detto bravo Fez, e penso sia già un bel passo in avanti. Manca ancora il sostegno di qualcuno, che sta rimanendo volutamente ed inspiegabilmente in disparte, ma tant'è. Ad ognuno il suo compito. Più semplice di così.

mercoledì, settembre 25, 2013

Vogel.

La partita è tesissima, come ogni gara7 di playoff, ed in palio non c'è una semplice qualificazione, ci sono le finali NBA da raggiungere. I meno quotati Pacers hanno trascinato gli indomabili Heat di Lebron fino all'ultimo atto; se i campioni vogliono difendere il titolo appena conquistato, devono sudarsi ogni singola partita. Sembrava tutto facile per gli Heat, pareva una passeggiata, ed invece i Pacers hanno sempre reagito colpo su colpo. Giocarsi tutto in gara7, seppur in casa, è sempre un rischio e i ragazzi allenati da Frank Vogel lo sanno; la pressione è tutta sugli Heat, sono loro che hanno tutto da perdere. La pressione mediatica è tale che gli Heat sono l'unica franchigia, in tutto lo sport Usa, obbligata a vincere; figuriamoci se non arrivano alle finali! Ed anche Frank Vogel lo sa. Quando, a metà del secondo quarto, le telecamere ed i microfoni captano il suo discorso motivazionale durante un time-out, Buffa e Tranquillo rimangono estasiati dalle qualità oratorie e psicologiche di questo coach, che sta tentando una scalata impossibile con una squadra giovane ed inesperta.

Concentriamoci su questo periodo, su questi ultimi minuti prima dell'intervallo. Dobbiamo portare a casa questo periodo, dobbiamo vincerlo. Poi andremo negli spogliatoi e penseremo a cosa fare, ma adesso non possiamo perdere le distanze da loro, siamo sempre stati in vantaggio e dobbiamo necessariamente chiudere avanti questo quarto. E' il nostro unico obiettivo, vincere questo quarto di gara.

I commentatori, giustamente, sottolineano l'aspetto mentale della questione; Vogel si sta dimostrando abile nel capire le necessità del momento. Ha chiesto ai suoi di vincere questo periodo, una richiesta non impossibile, alla portata, che rimanda le aspettative più importanti (vincere la partita, e l'intera serie di conseguenza). Pone ai suoi giocatori dei piccoli obiettivi, che poi sommati tra loro daranno la vittoria finale. Prima vinciamo questo quarto, poi ci preoccuperemo della partita. Se vinciamo un quarto alla volta, il risultato finale sarà un trionfo tanto inaspettato quanto epocale.

O forse mi sono inventato tutta questa storia, e stavo semplicemente ascoltando il Bagninazzo oggi pomeriggio.

martedì, settembre 24, 2013

Una Bella Risposta, Devo Ammetterlo.

Carletto... mi fai spuntare la lacrimuccia. Non ho fatto nulla. Hai avuto quello che hai dato. Mi spiace tanto per come sono andate le cose con Giulia... Sta male anche lei. Ti vuole bene. Quando vuoi siamo qui. La mia casa è sempre aperta per te. Passerà. Ti auguro solo tanto bene... sei un bravo ragazzo. Ero tranquilla quando eri con mia figlia. Ti aspetto... presto. Mozzarella in carrozza!!! Un abbraccio

lunedì, settembre 23, 2013

Buon Compleanno, Meraviglia

Che cosa sei, se non una meraviglia? Che cosa sei, se non il sogno che ho realizzato? Che cosa posso dirti, proprio oggi? Vorrei poterci capire qualcosa, anche solo per non sprecare l'ispirazione e poterti scrivere, proprio oggi, qualcosa di bello, qualcosa che sia lontanamente paragonabile a ciò che sei. Ma che cosa sei, se non lo stupore che ti abbaglia quando esci da un tunnel? Vorrei regalarti una dichiarazione d'amore, ma non sarebbe mai bella come quella del Boh?!. Che cosa sei, se non un sorriso istantaneo, spontaneo, scaldacuore? Vorrei regalarti una notte sensazionale, ma non potrà mai essere emozionante come quella là. Vorrei regalarti il brivido di uno sguardo che racchiude mille verità inconfessabili, ma siamo alla luce del sole e non possiamo nasconderci. Che cosa sei, se non l'ultima mia passione?



Vorrei regalarti il mio amore eterno, e forse lo farò.

domenica, settembre 22, 2013

Milano - Asiago 3-5

Questa volta ho resistito fino alla fine. Il Palazzo da fresco si è fatto freddino, poi freddissimo, ma dal secondo periodo la tendenza si è finalmente rovesciata; merito dei miei assurdi affratellamenti, dopo tanti anni sono ancora bravo allora. Riesco a cantare "sembra impossibile", ma il clou è la telefonata che ricevo mentre tutto lo stadio intona "anche nel tuo peggior momento, giuro io ti accompagnerò". Canto, non piango, rido, hai chiamato nel momento giusto, ma poi è una bolgia e non si sente più niente. Dovrei accompagnare questo post con diecimila parole, un paio di foto ed una spiegazione davvero improbabile. Ma mi fermo qui, per ora, con gli occhi stanchi e la gola in fiamme. Oggi sono andato alla partita, e me la sono vista tutta nonostante il risultato sfavorevole e le premesse (dannato Silvietto) tutt'altro che incoraggianti.

Io non lo so se è così che deve andare. Ma se tutto questo ha davvero un senso, allora alla fine verrà fuori.

sabato, settembre 21, 2013

A Dylan Non Puoi Mentire

Non è la solitudine, è lo smarrimento. Non è la noia, è il vuoto. Non è semantica... è la differenza tra vivere e sopravvivere. Ho mandato un sms di congratulazioni a Dylan per il suo primo anno di matrimonio, e nella felicità del momento non ho potuto non riflettere su questa data di un anno fa; un anno che è ovviamente volato, trascinando con sè un cumulo di macerie che appare insostenibile. Partimmo da corso Vercelli, come al solito, trafelati ed arrabbiati. Arrivammo carichi e splendenti. Chiudemmo la giornata in un cinema sconosciuto, lontani da Milano, dalla cerimonia, da tutto. Quelli, in definitiva, eravamo noi due. Non è "siamo", è "eravamo". C'è tutta la differenza del mondo. Congratulazioni a Dylan nel frattempo, che questa gioia se la merita proprio tutta. La sua risposta arriva dopo pochi minuti, con annessa domanda epocale, ed io non posso che rimanere inebetito: già, come faccio a risponderti adesso?

venerdì, settembre 20, 2013

Joe vs Joe

E' una sorta di bisogno psicologico, più che morale o fisico, al quale generalmente do il nome di "scrollarsi tutto di dosso". E' il mio tuffo nella sabbia di Le Cannella, è la corsa per arrivare primo in acqua, è un atto insensato, una sorpresa, un mazzo di fiori recapitato in un sabato pomeriggio troppo caldo, trafficato e denso di pensieri maligni. E' cucinare gli spaghetti dei quattro salti in padella o preparare una spremuta d'arancia, è camminare in mezzo alla strada senza paura delle macchine che tanto a Bormio chi cazzo ti deve investire; è mettersi in gioco, nè più nè meno. Ho visto PianetaPolpettino vicino al tavolo verde, ed ho deciso che dopo due anni di assidue richieste, per una volta potevo dire di sì. Stasera gioco. Dopo otto anni, prendo di nuovo in mano una stecca da biliardo.

Primo colpo, la palla va in buca. Pianeta ride di gusto. Se ripenso a quante volte Le ho detto di no, quasi quasi mi arrabbio un pochino. Questa volta avrei proprio ragione.

giovedì, settembre 19, 2013

PARC GUELL LLIURE!


If Only You Believe Like I Believe, Baby, We'd Get By.

E allora è inevitabile provare un sussulto, un brivido, anche con il finale di un film come Crank. Possibile non mi fossi mai accorto di quell'ultima, folle, romantica scena? Qui devo ringraziare un'affezionata lettrice di Breathing (del film tra l'altro avevo già ampiamente parlato qui)... Impossibile non emozionarsi alle parole del protagonista, che lascia un messaggio alla fidanzata mentre sta precipitando al suolo, ed in sottofondo le note di Miracles dei Jefferson Starship rendono malinconica l'atmosfera di un film fino a quel momento iper-adrenalinico...

Ciao amore. A quanto pare ti ho deluso di nuovo. E' come se per tutta la vita non avessi fatto altro che correre... correre... correre.

Diciamo che avrei voluto avere più tempo per fermarmi a odorare una rosa... ma mi sa che adesso è troppo tardi.

Sei stata la migliore, tesoro.

mercoledì, settembre 18, 2013

Il Conto Dell'Ultima Cena

Quel genio di Pinketts ci ha scritto un romanzo capolavoro di settecento pagine, per capire chi avesse pagato alla fine. Da buon estimatore del filtromane di via Washington, ho preferito non sfidare la sorte nè il maestro e ho ben pensato di porre subito fine alla questione. Al Mitsui ti trattano sempre male, ma poi si mangia troppo e bene. Tutto qua. Per digerire la serata mi sono concesso una passeggiatina da BandeNere, in vecchio stile. Joe Rokocoko è tornato, ve ne siete accorti. Magari ne sarete anche felici. Io rimango preoccupato.

Mi sono distratto un attimo, e mi ritrovo nel 2011.

martedì, settembre 17, 2013

Solo Quando Piove Mi Sento Così. Mi Viene Voglia Ancora Di Chiamarti, Tutto Qua.

Piove. Ogni tanto succede. Deve succedere, è il ciclo della natura. Inizio a sentire qualche gocciolina, che ancora non la vedo nemmeno. L'aria si fa più fresca e sento, dopo tanto tempo, il bisogno -ed il piacere- di coprirmi. Risfodero allora il guardaroba autunnale, che il cardigan AntonyMorlacco mi scalda come l'abbraccio dopo un gol all'ultimo secondo. Smette e ricomincia, smette e ricomincia, poi si fa più intensa, ed è ora di tornare a casa. A questo punto è il diluvio. Via Bellini si fa più accogliente che mai, mi ripara alla grande anche se dai balconi cadono lattine di CocaZero. Il difficile viene ora, che attraversare è un piccolo dramma e un piede in una pozzanghera gigante a questo punto sarebbe deleterio. Girato l'angolo sono ancora al riparo, corro per il cortile, leggiadro, quasi fischiettante, e in un attimo sono a casa, al riparo da tutto. Ho sempre amato la pioggia. Quando giocavo a calcio, le prestazioni migliori le sfoderavo sempre col brutto tempo, perchè sotto l'acqua incessante, nel fango, mi sentivo finalmente libero di esprimermi al 100%. Una libertà che ho sempre cercato, ma che non ho mai veramente acquisito o conquistato fuori dal campo di calcio (la dovrò cercare con più insistenza, mi si dirà giustamente). Quella libertà di sguazzare per il terreno di gioco senza paura di scivolare, di cadere, di ritrovarmi sporco di fango fin nelle mutande, di sentirne il sapore in bocca dopo una scivolata infinita. Queste antiche sensazioni, alla fine, sono rimaste. Ogni tempesta comincia con una gocciolina, a noi sta soltanto prendere qualche precauzione sperando che tutto passi lasciandoci indenni. Se poi siamo anche capaci di danzare nelle difficoltà, tanto meglio. Ma questo è il mio momento. Di fango, intorno a me, ce n'è in abbondanza. Vediamo se sono ancora me stesso. Io voglio crederci.

lunedì, settembre 16, 2013

Milano - Valpellice 1-2

Il risultato finale, che poi è l'unica cosa che conta anche se si tratta di un'amichevole, è Giulia che in tarda serata dichiara: mi è sembrata un po' da pazzi questa scelta. Controbatto: avresti mai detto, due anni fa, che avrei preso la macchina per andare a vedere l'hockey da solo? Dietro ogni presunto errore, a volte c'è un piccolo passo in avanti. Annuisce. Credo, ma lei non me lo dice, che sia un po' orgogliosa di questo mio tentativo.

L'atmosfera è sempre fantastica, in curva si canta che è un piacere, stringo mani e saluto volti noti e dopo sei mesi -dannata pausa estiva- la voglia di hockey è tanta per tutti. Chicco ci scalda mentre la partita comincia, da qui non riesco a seguire le trame di gioco ma se devo stare solo, perlomeno sto in curva e canto: di sedermi in tribuna non se ne parla. Silvietto mi ha abbandonato per seguire la Samp, che poi ha preso tre papocchie calde nel derby, e vabbè. Manca qualcun altro ma cerco di non pensarci, voglio farmi trasportare dai cori, dalle emozioni della partita, me lo sono autoimposto perchè se mollo anche l'hockey, proprio adesso, è la fine. Sono un po' orgoglioso di questo mio tentativo.

Il primo periodo fila via senza colpi di scena; ci sono anche i tifosi della Valpe, che accogliamo al grido "dove cazzo è TorrePellice?". I ragazzi della curva sfoggiano la nuova felpa, spettacolare, ne voglio una. Ma il dubbio che sta cominciando a divorarmi è: ok, hai l'abbonamento in tasca, hai la passione, hai la voglia, hai due sciarpe, una maglia da gioco ufficiale, avrai la felpa... ma al palazzo con chi ci vai? Un dubbio non da poco, ma comincia il secondo periodo e non ci si può mica perdere via così. Mi sono bevuto una birretta per caricarmi, ma non sta facendo effetto.

Il rituale prevede che nel secondo periodo il portiere avversario (tal Jeff Frazee nell'occasione) si posizioni sotto la curva e venga quindi subissato di fischi ed improperi; il rito non viene accantonato. Chicco sfodera dal suo repertorio ogni tipo di insulto possibile, c'è goliardia ed entusiasmo, ma non riesco a togliermi le paure, a scrollarmi tutto di dosso. Incontro Brunone e scambio quattro parole, ma comincio a a sentire che questo non è il mio posto. Non stasera, non adesso. La fine del secondo periodo è vicina, la fine della mia serata anche. Chicco non lo sa, quando intona il coro che mette fine alle mie speranze di sfidare il tabù: sembra impossibile... che segua ancora te... questa è una malattia che non va più via! Vorrei andar via, vorrei andar via di qua, MA NON RESISTO LONTANO DA TE!!!

E sembra impossibile anche provare a spiegare quante e quali emozioni racchiudano queste parole; cantarla insieme ci riportava ai nostri giochi di sguardi, io e lei persi nella notte dei tempi, o del dundas, quando tutto doveva ancora accadere; prima di scoprirci follemente innamorati, prima di volerci provare, prima di quel discorso nel parcheggio del Lops, prima di quel risveglio mattutino in macchina. Prima di tutto. Scoppio a piangere, anche se il Bagnino non è d'accordo, poi scappo, la chiamo, mi prendo tutta la pioggia fino alla vietta dove ho parcheggiato là in fondo, e me ne vado a casa. Per la prima volta nella mia vita, vado via prima della fine della partita. Anche se era soltanto un'amichevole, sento il peso di una sconfitta piuttosto amara.


Ma almeno due periodi li ho visti, blatero piagnucolante al telefono. Forse la mia vita è tutta così... mi impegno, mi affanno... ma poi arrivo a due terzi dall'obiettivo... che inevitabilmente mi scappa via.

domenica, settembre 15, 2013

Le Funzioni MySky Non Sono Al Momento Disponibili.

E' una specie di pausa, non so chi chiamare in pausa, i clienti non riescono ad usare la funzione pausa (dannato mysky!), ti porto un panzerotto in pausa, gira tutto intorno alla pausa. E ci sono pause che, proprio nel momento peggiore, finiscono.
 

Ricordo la prima amichevole dell'anno scorso, ricordo l'emozione, le lacrime di gioia, quel senso d'appartenenza tutto nostro che ci rivelava al mondo esterno; eravamo tornati alla vita reale, finalmente, era finita l'estate cupa e densa d'insidie. Quella sera ci ritrovammo, primo appuntamento stagionale al Palazzo, vincemmo contro i francesi e fu l'inizio di un'annata spettacolare. E dopo aver tanto atteso, dopo aver quotidianamente maledetto la fatidica pausa estiva (che in realtà si mangia mezza primavera), oggi si torna, forse, a Palazzo.

La pausa, perfino lei, è ormai finita.

sabato, settembre 14, 2013

You Can Give Me Your Number.

Un disperato grido d'aiuto, per ora inascoltato, mi rimbomba nel petto e nella gola e rende impossibile perfino respirare; deglutisco senza tregua da due mesi, continuo a non trovare una fottuta spiegazione ma ci deve essere, continuo a ripetermelo per restare a galla. Sono passato sotto al ponte di Santa Rita e non ho potuto non pensare a quelle notti folli e al nostro tempo che sembra essersi fermato (ma chissà quando, questa è la domanda). Un disperato grido d'aiuto, eppure inascoltato, rimbomba nel petto e nella gola e rende impossibile perfino parlare; oggi sono letteralmente scappato dall'ufficio e mi sono concesso una scappatella in quel luogo che dovrei evitare, e che invece mi attrae irresistibilmente. I difetti e i vizi di un uomo solo. Torno là dov'ero famiglia anche se ne esco perdutamente estraneo e deglutente. Un disperato grido d'aiuto, per ora inascoltato, rimbomba ovunque e non mi fa ragionare. Giulia mi ha lasciato, io non trovo pace, allontano chi mi si avvicina ma non riesco ad avvicinare chi vorrei. Allora torno da lei, poi piango, poi ridiamo insieme, poi vengo deglutito da questo mastodontico vuoto e mi faccio cullare dalla musica e dalla Minou, che nel frattempo si fa le unghie su questo trolley che abbiamo colpevolmente lasciato incustodito.

Un disperato grido d'aiuto, per ora inascoltato, è quello che rimane di questa prima settimana senza te. E io non so nemmeno da che parte devo cominciare o finire.

Dove sei?



*brano ascoltato durante la stesura del post:
King - Love and Pride

E' Così Proprio Ora.


venerdì, settembre 13, 2013

Gold.

C'è qualquadra che non cosa, mi verrebbe da dire, ma poi non lo dico perchè a volte capita che io non abbia voglia di ridere dei guai, delle paure, del vuoto lacerante. Qualcosa non quadra, allora, anche se le montagne di parole che ci siamo scambiati non possono lasciare spazio a dubbi o interpretazioni. Mi chiedo come si faccia ad essere pronti a voltare pagina così in fretta e con questa convinzione, ma tanto, come al solito, non c'è risposta, se non nelle sue lacrime raccontate e viste di persona. Certo che se avessi avuto qualcuno con cui stare in giro, ieri sera all'una non sarei corso a Buccinasco per inferirmi una bella coltellata nel cuore, ma così è andata e non fa poi così male, non più delle altre intendo. Qualcosa non quadra, perchè ci siamo amati senza paura e contro tutto, ed ora dici di non amarmi più. Qualcosa non quadra perchè se ti ho dato l'impressione di potercela fare da solo, allora ho mentito per due anni. Ma non penso di averlo fatto, anche se non ne sono sicuro perchè ormai non sono sicuro più di niente. Eppure mi ricordo la sera al Boh in cui ti dichiarasti, ricordo la sera nel parcheggio nel Lops in cui ci parlammo apertamente per la prima volta; decisi che eri veramente tu la strada della felicità, ed io volevo sceglierti percorrendo quel sentiero impervio, faticoso, quasi impraticabile. E intanto questo pezzo house mi rimbomba in testa, Kid Cudi con orgoglio si dichiara, I'm on the pursuit of happiness and I know everything that shine ain't always gonna be gold, hey, I'll be fine once I get it, I'll be good. La canto a squarciagola alla fermata del tram, salgo e cerco un posto piangendo, poi mi ricompongo e quando sono tranquillo la faccio ripartire per cantarla di nuovo con tutto il fiato che ho; sapevo di dover diffidare da tutto ciò che luccica, lo scrissi alla Sylvie in quel fatidico novembre, ma davvero non pensavo di essermi sbagliato così tanto. Pensavo di aver trovato l'oro, finalmente. Chi lo sa. Qualquadra, alla fine, proprio non cosa.

giovedì, settembre 12, 2013

La Risata Dentro Al Tunnel.

Seicentosettanta pagine di Michael Jackson, volatilizzatesi per lo più in quel della Barcelonata, sono finite ieri. Un colpo durissimo. La vicenda umana del King mi ha appassionato oltre ogni previsione; quando la narrazione si stava avvicinando alla fatidica data della morte di Michael, tremavo ogni volta che giravo pagina, sperando inconsciamente che alla fine ce la facesse, che si salvasse. Che arrivasse un supereroe, un miracolo, un che cazzo ne so. Mi rendo conto che è un atteggiamento quantomeno bizzarro, e controproducente. La domanda che quel puttanone di Carrie Bradshaw vi farebbe in questo momento è: ha senso sperare, quando conosci già il finale di una storia?

E poi, bè, è successo qualcosa che ha dell'incredibile. Più che incredibile, direi assurdo. Ho ascoltato distrattamente le note di questa canzone. Proveniva dal bagno, lei in doccia io sul letto, intento con la vita di Michael. Non sentivo bene, non capivo. Ogni giorno quelle note, sembravano familiari ormai, mi prendevano. Torno a Milano e mentre percorro via dei Missaglia, poco prima del tram deragliato passano la canzone, così me la ascolto tutta dall'inizio alla fine, e ne sono felice perchè finalmente la posso giudicare bene. Il mio obiettivo, chiaramente, è quello di trovarne i difetti, e spargere al mondo il mio disprezzo per il testo e per colui che l'ha scritto. Invece, straordinariamente, mi faccio acchiappare. Non come la vita del King, certo, ma come mai mi era successo con questo particolare cantante. Torno a casa, cerco la canzone su Youtube, e me la ascolto in repeat almeno una decina di volte. Bella, penso. Questa canzone di Ligabue è proprio bella, mi piace.

Ora. Quelli di voi che sanno, sono pregati di aiutarmi. Gli altri... presto sapranno.

mercoledì, settembre 11, 2013

I'm Not Happy Now.

No, non è stata Venezia. Me ne sono reso conto oggi pomeriggio, mentre impeccabile nella mia camica blu AntonyMorlacco pazientemente aspettavo che "la tipa" venisse a recuperarmi. Mi danno sempre una marea di moduli da compilare, allora scrivo in fretta e furia per poi rimanere da solo ad aspettare un tempo infinito in una stanza con due quadri appesi, chiuso dentro, senza aria condizionata, stando attento a non giocare col cellulare per non fare una brutta impressione. Sono splendido e splendente, ma ho un'ansia pazzesca di cominciare a sudare, vanificando così ogni mio sforzo di apparire più bello che mai (che già è un'impresa) (però abbronzato, in camicia, i capelli della lunghezza giusta ingellati a dovere, insomma, sono al mio top).

Il fatto è che se ci ripenso, la prima immagine di Venezia è lei che mi conforta, non che mi abbatte. Siamo io e lei davanti alla vetrina del Coin, Dylan mi ha appena chiamato e sto trattenendo a forza le lacrime; lei capisce e s'inventa cabarettista, mi racconta per filo e per segno le sue disavventure con l'acqua alta, le vetrine da allestire e la paura di rimanere chiusa da sola nel Coin. Sorrido, poi rido di gusto, rido rido rido ma poi mi blocco un secondo e piango; per Dylan, per i nostri ricordi, la nostra infanzia in cortile, e Giulia mi abbraccia, mi stringe più forte che mai, come aveva fatto quella sera a Bormio. Quella volta era mancata mia nonna ed oltre al naturale dispiacere per la perdita di una persona cara mi pervase la disperazione per gli errori commessi e mai recuperati. Mi godo l'abbraccio per un paio di minuti, cercando di non scompormi; poi mi dice che è il momento di bersi un cocktail e brindare a Dylan per augurargli di superare il momento difficile. Rientriamo nel locale dove ci hanno spennato per cena, consapevoli che il decotennamento proseguirà con i long drink, che nove euro l'uno ti prosciugano presto. Venezia, in fondo, è tutta qua.

E allora non devo cercarle qui le risposte, o forse non dovrei cercarle in nessun luogo; Venezia, come Bormio, come Barcellona, ha rivelato la mia cronica attitudine al "dovermi ambientare". Le ho raccontato di quando in Calabria, nel 2007, l'ultimo giorno di mare mi rotolai nella sabbia appena uscito dall'acqua, e la sua logica domanda è stata: cosa devo fare per vederti così sereno e tranquillo, tanto da fregartene di tutte le tue fissazioni?
Le ho risposto che dovevo semplicemente ambientarmi, ma otto giorni poi sono sempre troppo pochi (figuriamoci i quattro di Venezia o di Bormio, figuriamoci! ma il rimpianto di non aver cantato al karaoke quella notte di un anno fa rimane, eccome). Imperdonabile, monotono Joe, che deve dedicarsi al training autogeno per decidere di buttarsi in acqua. Ma io mi sono innamorata dei tuoi difetti, non voglio mica che cambi, chissà quante volte mi sono sentito ripetere questa frase.


La tipa alla fine, dopo una soffocante attesa, rientra accompagnata da un'altra capoccia di RisorseUmane. Parlottiamo, cerco di stare sul pezzo, seguo le raccomandazioni del Comandante (che mi ha, effettivamente, "raccomandato"), mi mostro determinato e professionale ma non perdo l'occasione per regalare un momento d'ilarità, insomma tutto fila via liscio fino alla fine.
Ora vorrei farti un'ultima domanda, che mi sembra molto importante: noi ti offriamo tre mesi di contratto, passando dall'agenzia interinale, senza darti alcuna garanzia di essere poi assunto direttamente da noi. E tu... sembri proprio disposto a lasciare il tuo lavoro a tempo indeterminato, da un giorno all'altro, senza nessun problema. Ce l'hai detto prima. Ecco, io vorrei sapere quali sono le tue motivazioni, però aspetta...


Mi rispondi in inglese
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martedì, settembre 10, 2013

Intanto Aspetto Facebook.

Apro la finestra e guardo verso i palazzoni di via Missaglia; li fotografo spesso, ma questa sera sono andato in pausa un po' più tardi del dovuto ed è già quasi buio. Mangio due popcorn di fretta, ho un dente che mi sta facendo impazzire (commento di MominRochin: ma tu ne hai sempre una!) e ho perso troppo tempo alle macchinette. Non ho nessuno da chiamare, in questo primo giorno lavorativo post-ferie, che poi è anche il primo post-assunzione. Scruto il cielo e là in fondo, tra due torri grigie, la luna sembra sorridermi ma mi faccio illudere per poco. Nell'aria il profumo di Settembre mi rende lunatico; sono sempre intento a combattere l'ansia a colpi di malinconia, e va così anche oggi.

Certo che è brutto passare il quarto d'ora di pausa senza parlare con nessuno, ma so che dovrò fare un po' di fatica da qui in avanti e quindi voglio adeguarmi. Avrò anche soltanto un quarto d'ora, ma un quarto d'ora di pensieri ben assestati può cambiare la giornata. Ne sono consapevole da sempre. Viaggio allora indietro con i ricordi fino a Venezia e mi chiedo se non sia stato quello il vero nodo cruciale. Mi ci sono sentito solo, sperduto e abbandonato, o si è trattato solo di un attimo? Le ho mai realmente perdonato le parole ed i gesti di quella famosa notte? Ma non riesco a ragionare, mi annebbio, mi nascondo, giro gli angoli e mi semino tra una calle di ataviche paure ed un campiello di scuse non sincere; corro sul ponte dei miei musi lunghi e mi fermo ad osservare l'acqua che scorre nel canale della presunzione; viaggia più veloce che mai. Penso a quante cose avrei da dire, da chiedere, da approfondire, attanagliato dalla consapevolezza di non poter andare a fondo di ogni questione lasciata irrisolta, almeno per ora. Ma questo "per ora" è, fatalmente, un tempo indefinito, e ciò mi rende impossibile qualsiasi scelta, qualsiasi azione: non riesco a dormire, ma tanto nemmeno prima ci riuscivo; non ho fame, ma questo potrebbe essere un bene; lavoro male, ma anche perchè il rientro è sempre complicato; mi sento inquieto e basta, ma non è certo una grande novità.

In fondo penso che di tempo ce ne sia ancora, e tanto, per chiarire la montagna di questioni che mi frullano in testa; è il momento di richiudere la finestra dei ricordi e tornare in postazione. Come d'abitudine sbuffo, poi sorrido.

Oggi perfino Timoteo mi ha chiesto di te, ed io non ho saputo raccontargli la verità. E' troppo difficile.
Quasi quanto raccontarla a me.

lunedì, settembre 09, 2013

Trenta Per Trenta.

Sono tornato, lo voglio annunciare. Sono tornato, lo devo al Bagnino. Sono tornato; mi sono perso, ritrovato ed infine riperso alla Barceloneta, ed ora dopo un incredibile viaggio durato due anni, pardon, due giorni, sono di nuovo davanti al pc con la convinzione di potercela fare, di poter tornare a dedicare un po' di attenzione a questo spazio rosa, luminescente, denso di me; per me, principalmente.

Ora, proprio ora. Ora perchè non c'è scampo, perchè non c'è mai un'alternativa, perchè Joe Rokocoko esce allo scoperto solo quando è spalle al muro, lo conosciamo ormai. Ora perchè non c'è soluzione, ma solitudine. Ora perchè non c'è niente di certo e quel niente va riempito. Ora perchè trenta per trenta farà sempre e soltanto uno, e quell'uno è Joe Rokocoko. Ora perchè il Bagnino, ora perchè l'sms della Sylvie, ora perchè la Ravery su whatsapp, ora perchè se non comandi il tempo ne sarai per sempre schiavo. Ed io, negli ultimi anni, sono stato schiavo di troppi Re.

Che hanno lasciato ben poco.

Bentornato, diavolo d'un Joe.



*brani ascoltati durante la stesura del post:
Crush - Quadron
Sweetness - Yes
Ticky Ticky - Owlle