BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

lunedì, dicembre 31, 2007

Nessuno Sa...

... dove vanno a finire i nostri segreti, c'ha ragione Billy Corgan, io so soltanto che questo 2007 è stato intenso come non mai. Provo a pensare a qualche parola/evento chiave, ma di certo non si può sintetizzare un anno dicendo NiceFlower e Villalobos, no. Come si fa a lasciar fuori quella serata con il Bagnino prima della sua partenza, tra RhaBar, Old Fashion e Stovani? Troppe immagini in testa, si chiude l'anno ma senza malinconia, per quanto i momenti alti siano stati davvero incredibili: è andato poi tutto come doveva andare? Certo che il personaggio dell'anno è Joe Rokocoko, non si discute. E' passato del tempo da quel pomeriggio di fine gennaio in cui provavo a spiegare a Tim Rokocoko che doveva portarmi in ospedale: venti minuti a sputare sangue non erano stati comunque sufficienti. Ricordo il buio di quella stanza d'ospedale ed il pianto della SoCia e della Sylvie: i primi passi senza il Bagnino furono quelli. Arrivò Scottie a rallegrare il mio carnevale, e poi la festa da Esterni mi riservò una gradita sorpresa. Sempre sbattimenti, comunque. Lettere da Iwo Jima visto di mattina all'Anteo e poi di corsa verso MdB: per mangiare una piadina ci ho messo un'ora, e pensare che non mi hanno più rimborsato la serata di Villalobos; quella sera rischiammo di non entrare, cosa ci saremmo persi io e l'albanozzo? Venne la stagione dei Magazzini, e quant'era bello ritrovarsi alle tre di notte in pista soli io e la SoCiA incuranti di tutto. Ma che caldo faceva con Miss Kittin... L'aperitivo in largo Brasilia con TommyBoy e le follie al McDonald: e così ci salutiamo, eh? La festa scudetto e la telefonata al Bagnino: hello? Ma che hello coglione sei campione d'Italia! Joe! Sei tu???
Ormai è tempo di tornare anche per lui, andiamo a vedere Prey e meno male che ci facciamo due risate; tra alti e bassi salta fuori il MOCI e di certo non lo si dimentica. La festa a sorpresa e la promessa in uno sguardo, i bambinetti che vincono il torneo ed io che devo scappare; la maglia del Barça a Travedona, la festa con lo zucchero filato in carcere e poi alla Feltrinelli a comprare Memento. Il Varanone che mi chiama dal concerto di Vasco: zio mi senti? questa è per te! Sai cosa ti dico ciaooooooo...
La cena con l'Erica e Dani ad Arenzano, le missioni impossibili al Solaire, Teo che arriva direttamente da Parigi ed in mezz'ora è già scombinato. Una sera prendiamo la Mini e andiamo ai Beerbanti, e quando torno a casa sono un po' agitato. Ma anche quella sera al Murphy's di Travedona non scherzava... Mi metto la maglia di Spike e vado in ufficio, e chi se la scorda più quella stanza che mi stava schiacciando come nel video di Erase/Rewind. Vennero le vacanze a Le Cannella ed una chiacchierata ai giardinetti. Ci rivediamo tra qualche mese, ma ancora non lo sappiamo. Riscopro una canzone sentita undici anni fa, ed un'altra che mi ricorda la leggendaria serata al Camarillo Brillo. Sven uccide l'albanozzo ed è già tempo di tornare a Travedona e morire di malinconia, il Dundas saprà essere il luogo ideale per i mille eterni ritorni. Ti accompagno a casa ma dimmi dove minchia sono le luci!!!
Il resto è storia troppo recente: certo che non si può tenere lo stesso ritmo per dodici mesi, eh no. Non ho troppi buoni propositi per l'anno nuovo, soltanto voglia di gestire meglio certe situazioni (senza annullarle...) ed arrivare al prossimo bilancio di fine anno sapendo che non mi sono fatto troppo male. Perchè, lo diceva Emanuela Audisio a Bjorn Borg, la vita fa sempre un po' male. Io l'ho scoperto quella mattina; quello che non potevo sapere è che ci saremmo rialzati e ritrovati.

E così, per l'anno prossimo voglio essere semplicemente una persona migliore: questo sarà pure stato il mio anno, ma io non lo volevo certo così.

Buon 2008 a tutti.


Vabbè No Dai Credetemi, Non E' Per Fare il Polemico, Ve Lo Giuro...

Però te la sei cantata, eh?

domenica, dicembre 30, 2007

La Differenza Tra Black E Nigga.

Ma cosa non è quella colonna sonora... i primi tre pezzi da mettere i brividi... e poi tornare a casa con quell'agitazione che non sai cos'è... a Capodanno non metterai mai a posto i colpi, Joe... ascoltare Song For Jesse a ripetizione non ti farà certo bene ma tanto è così che ti fai passare la malinconia, non è vero? Aggiungendo violini e note tragiche, l'impatto con la realtà sarà ancora più forte e ti farà davvero dimenticare tutto. Questa è la tua malinconia, Joe, questo è il tuo modo di affrontare i traumi. Non in modo ambiguo, non fregandotene ma piuttosto facendo finta, sì. Non piangerai ascoltando Rather Lovely Thing: perlomeno non ora, non oggi. Domani chissà. Ma questa festa e questa serata sono l'occasione giusta, lo sai vero? Certo... tirarsi scemi da soli ogni tanto fa bene (ogni tanto!).


"Strabuzzava gli occhi... come se la visione del mondo fosse troppo intensa."

Io no invece, al massimo faccio gli occhi storti, che ridere ogni tanto quando la situazione è difficile migliora le cose. Ho toccato qualcosa che non dovevo, ma tutto tornerà in equilibrio prima o poi. Mi godo gli ultimi due giorni del 2007 sapendo che mi potranno riservare altre mille sorprese. Ringrazio mentalmente la SoCiA per le chiacchiere e via dicendo, per aver riso di un passato amaro ma del quale ricorderemo i momenti allegri (le telecamere!!!): poi metto su per l'ultima volta Song For Jesse. Domani si chiude l'anno ed io, giustamente, ho voglia di festeggiare.
Ma c'è un buchetto. Stavolta sì.

sabato, dicembre 29, 2007

Stai Cercando Casa?

Improbabile conversazione telefonica, realmente avvenuta venerdì pomeriggio. Joe è in Corso Vittorio Emanuele. Squilla il cellulare. E' il Peggior Ballerino d'Albania.

J: Fai schifo cazzo!
PBA: Oia ciao! Ah ah ah dove sei?
J: sei veramente una merda, che cazzo c'hai in sto periodo... mi butti giù il telefono, poi mi richiami, ma checcazzo stai facendo
PBA: e per dei lavori, la casa, devo andare a San Giuliano, le piastrelle
J: ma perchè non t'ammazzi cazzo
PBA: dai pirla dove sei?
J: in Corso Vittorio Emanuele
PBA: ah stai cercando casa
J: AH AH AH AH BRUTTO COGLIONE! AH A H AH
PBA: HUAAHHAHAHA
J: coglione!
PBA: ih ih ih
J: senti ma allora... per Capodanno?

venerdì, dicembre 28, 2007

Elvis Vive.

A tutti quelli che mi dicevano che Facebook è una malattia, io soavemente rispondo: avevate ragione, porco cazzo. Intanto però Elvis è vivo.

Could You Explain The Meaning Of Friendship?


Non Era Un'Intossicazione Alimentare.

Non sto soltanto aspettando il 14 (che non arriva). Sto scrutando l'immediato futuro.

mercoledì, dicembre 26, 2007

Per Quanto Exceeder Di Mason Potrebbe Calzare A Pennello.

Minchia è il Bagnino che mi mette sotto pressione; non va bene. D'altra parte nel 2005 avevo spaccato, trovare la canzone per baldorieggiare a Capodanno era stato facile, la Gwen mi era stata d'aiuto: certo che Honeymoon Day non era da meno, Sarù non ti ringrazierò mai abbastanza. A settembre avevo ripetuto il miracolo tirando fuori Grossa di Fish, sebbene i raga salentini fossero già a conoscenza (but I was the first, come Miky può ben testimoniare): il sindaco di Corvino l'ha imparata a memoria. Nel 2007 la Track 03 della One Night In Seguro, cd maledetto e scomparso: quel pezzo mi farà ballare anche tra mille anni. Ecco, ripetersi nel 2008 mi sembra quasi impossibile. Il Bagnino è convinto che ce la farò. Per ora, Talk Of The Love di Kidro e Double Exposure mi fa venire i brividi. Che sia questo l'anno nuovo? Ma tanto io me ne vado a Piancavallo con una delle poche persone che non leggono Breathing (dissonanze nascoste ovunque).



















E la finiamo qua sta storia del Capodanno.

Aveva Caldo. Si E' Nascosta.

Memore del grande Duchamp e del suo immortale L.H.O.O.Q.

Dopo Otto Mesi Io E Fabri Abbiamo Cambiato il Nostro Sfondo Su Messenger

Prima c'era Ricardino Villalobos, sudato e sconvolto, con in mano la sua torta di compleanno e una cannetta. Un rapido consulto e via, è ora di cambiare. Ci vuole qualcosa... d'impatto. Una volta avevamo il Che. Un'altra volta ci siamo tenuti per tre mesi la bandiera dell'Unione Sovietica. Stavolta la scelta è ricaduta su di lui. E chissà perchè.
















Ma sì, si fa per esorcizzare.

lunedì, dicembre 24, 2007

Se Ci Sarà Un Domani, Quel Domani Sarà Natale.

Si finisce inevitabilmente in giro a sbattimenti, with him; si torna a casa con le scarpe infangate, sempre e comunque, e la sensazione che la vita sia davvero stupenda nonostante tutto. Rimarrà la mia garanzia anche dopo gli ultimi sviluppi. La questura era stata avvisata, è scattata la diffida, ma io ed i raga non ci scomponiamo mai. Stasera ancora in giro, il Natale quando arriva arriva ma prima di lui è arrivato TommyBoy e questa è l'unica cosa che conta, sovrasta tutto il resto, come Michael Jordan in quel canestro che ritrovarlo su youtube sarebbe stupendo. Rimane il fatto che volersi bene non è cosa da idioti, e che sono scese lacrime (lo disse anche Grignani) ma non hanno spento il fuoco. Il Bagnino Pizzettato ha capito il mio silenzio, poi ha sogghignato, la maggiorenne maggiorata sarà contenta, magari mi potessi perdere davvero nello sguardo di SpongeBob. Aprirò un regalo questa sera. E sarà prezioso anche se incompleto, in fondo certe persone non ti deludono mai. Persone che hanno un cuore grande così; e che meritano di essere sempre felici. Buon Natale, Robert Ford, anche se mi hai ucciso ti voglio bene.

domenica, dicembre 23, 2007

Poveri Rossoneri, Che Brutto Natale! Che Brutto Un Natale Così!!!

Vi abbiamo fatto l'applauso quando siete entrati perchè ve lo meritavate.
Poi è cominciata la partita... e vabbè.
Ancora una volta abbiamo dimostrato chi è che comanda in città. Auguro un buon Natale a tutti gli amici rossoneri. Ora muti fino al ritorno, please.
E cambiate portiere, che noi per vincere non abbiamo bisogno di regali.

1002 - You Know I'm Such A Fool For You.

Due ore a pensare a quella "E" che non voleva dire nulla, e poi la soluzione era lì davanti ai miei occhi. Tutto il vagone non poteva crederci. Ma perchè sono qui ad ascoltare Linger dei Cranberries? Sarà per scacciare la tensione del derby.

E sono tornati sia TommyBoy che JodieLuceDeiMieiOcchi. Maddu.

Ma non trovo più la maglia di Spike. Bè. Mi farà bene starci lontano?

sabato, dicembre 22, 2007

1001 - Toglimi Una Curiosità, Joe...

A chi stai pensando in questo momento?
Perchè lo vedo che stai pensando a qualcuno, ma non capisco chi. Te lo si legge in faccia. Si avvicina il Natale... Hai la faccia di uno che ha lo stomaco attorcigliato dai dubbi. Anzi dall'unico dubbio possibile: il solito. Se stai ancora sbagliando o no. Se ha tutto un senso o no. Se ce la farai a mantenere questa situazione o no. Se resisterai ancora senza mandare un messaggio e senza chiamare, e se alla fine otterrai una risposta -e fa niente se non sarà la risposta che volevi. A chi stai pensando, avanti dimmelo, questo è il post 1001 e una chicca dovrai pure regalarmela. Hai lo sguardo di Brad Pitt nell'assassinio di Jesse James, sei di ghiaccio fuori ma hai l'inferno dentro. Hai anche ricominciato ad addormentarti alle tre, perchè per due ore nel letto non fai altro che essere vittima dei rimorsi, rivivendo mille volte le stesse situazioni che ti hanno portato dove sei ora. Stai sballando, non è vero? Sta succedendo di nuovo, Joe. Basta che manchi un tassello nel mosaico, ed ecco che d'improvviso ti trovi sospeso nel nulla: è impossibile non cadere. Stai aspettando una risposta, ma hai paura di fare la domanda. Perchè lo sai che senza quel tassello non riesci proprio a vivere; settembre non è un lontano ricordo. Te lo chiedo un'ultima volta, mio caro amico Joe, perchè ormai è tardi e mi sa che ho capito tutto. A chi stai pensando con tutto te stesso?


giovedì, dicembre 20, 2007

1000 - NEPLIGET!!!

E chi lo sa se davvero vi siete mai chiesti il perchè di quella parola. Qualcuno l'ha fatto, sì, mi ricordo che Jodie ci impazzì. Un bel giorno su messenger arrivò a dirmi che secondo lei Nepliget era un parco di Budapest. Candidamente le confessai che sì, effettivamente Nepliget era anche quello. Sì, un parco. Importante, famoso. Un parco che in fondo non ho mai visitato. Anche se ci sono stato. Ero lì, a Nepliget. Ed allora, cosa successe? Una minima spiegazione l'ho già data tempo fa e l'ho messa sotto gli archivi, poco prima della foto di Billy Corgan che dice "I Send This Smile Over To You". A Nepliget, alla fine, non successe niente... Ma vediamo cosa ci racconta Teo. Dopo mille post, avrete pure il diritto di togliervi questa curiosità.

"
Ricordi confusi, frammenti di immagini, un collage incompleto. Dove la memoria apre le sue crepe, si è inserita la leggenda. Ma quanta e quale parte di questa leggenda si sovrappone, più o meno esattamente, alla realtà? A quella che fu la vera realtà? E quanta invece è solo “una leggenda”, figlia di oscuri meccanismi mentali, ma in fondo lontana dall’accaduto?

Da quanto accadde Nepliget, Budapest, quel 9 (?) settembre 2001; pochissimo prima che il mondo cambiasse. Ma forse era già cambiato.

Tutta colpa, o merito, di una receptionist stordita, di un errore anticipato, di 18 anni o giù di lì assai spensierati e tendenti ad est. Mille ricordi già prima di Nepliget, incedibili avventure come pioggia battente. E poi..

Faceva abbastanza freddo, ce n’eravamo già accorti. Sapevamo anche che per quanto Pest, Buda rimaneva comunque una città dell’Europa dell’Est. Non BucaRest certo, ma una minima in guardia nonostante tutto lo volevamo stare. E le facce della stazione della metropolitana di Nepliget ce lo confermarono; ma bastò capire di essersi persi per un soffio la partita del Ferencvaros che anche il vialone a otto corsie, spaventoso (eppure portava il nome della via dell’albergo), poteva essere dimenticato.

Poteva. Se non fosse stato.

Se non fosse stato che noi eravamo lì lì per morire di freddo, o di paura, o di stanchezza, o di inquietudine, ma avevamo una meta e tutto sommato la vedevamo vicina. Ma lui di cosa stava morendo? E quanto era lontana la sua meta? E cosa raccontava la sua storia? E perché era lì o cosa era successo prima e cosa sarà successo dopo? (subito dopo, perché molto dopo, beh lo sappiamo. Siamo ripassati e non c’era più)

Cosa succedeva IN QUEL MOMENTO A NEPLIGET? Mentre noi arrancavamo tra felicità e stanchezza con ogni brivido di ogni possibile emozione, COSA SI DISSERO I DUE UOMINI?

Mille ipotesi,
nessuna certezza.
Un altro brivido.

Potevamo fermarci? Dovevamo andare avanti?
Nepliget è l’impossibiltà di poter dare sempre e comunque una risposta.

Il massimo che puoi fare, è rendertene conto.
"

Bè, ma mica c'eravamo solo io e Teo eh.
Eh no. Quel penultimo giorno di scuola, durante l'ora della Gomba, dissi a Teo di uscire dalla classe e di chiamare anche Paul. Paul, non fare il cazzone, vieni con noi. Andammo fuori adducendo una scusa improbabile, tanto la scuola era finita e la Gomba non avrebbe mai detto niente. Ci facemmo un giro sul campo da basket e decidemmo. Faremo le vacanze insieme quest'estate, dopo la matura. Ma dove, come quando chi. Noi tre cazzo, noi tre.
La meta la decidemmo qualche giorno dopo. Ci furono mille sbattimenti da risolvere. Si partì intorno al 6 di settembre se non ricordo male. Arrivammo a Nepliget probabilmente il 9. Questo è il ricordo di Paul.

"
Nepliget è una premonizione, un mondo che sta per cambiare.
E’ la stazione, la notte, a Vienna. E il mercato, l’alba, a Zagabria.
Tre anime incuriosite nell’inferno.
Nepliget è semplicemente una porta. Dalla quale, ancora oggi, non so se siamo usciti oppure entrati
."

Ancora sensazioni, ancora dubbi. Paul mi spiega che Nepliget è un'emozione, e che lui quella storia la ricorda così da sempre, con poche parole. Perchè le emozioni, dice, si esprimono con poco. Già.

Ma come fare per trasmettere agli altri quelle sensazioni? Basterà il racconto confuso degli eventi?

"Non so perchè, ma quello stradone faceva veramente paura. Io ragiono sempre per paradossi, e quindi ritengo improbabile che a tre turisti succeda qualcosa in una zona così brutta, così anti-turistica. Certo, c'è un hotel della madonna con mille comfort, ma in fin dei conti è vuoto, e non se lo caga nessuno per due motivi: nelle stanze fa freddo, e la zona in cui è situato è periferica e pericolosa. Dopo aver amabilmente discusso di tennis femminile tutto il pomeriggio, io ed i miei compagni di sventura Teo e Paul decidiamo di andare a fare un salto in disco. Prenderemo la metropolitana, poi una volta arrivati nella zona dei locali vedremo. Ok si va.
E' buio. Non troppo, ma il rumore che arriva dallo stradone immenso non è piacevole. Dobbiamo camminare un po' prima di arrivare alla fermata, e si sta verificando un qualcosa che si ripeterà identico da lì a qualche giorno. Ognuno dei tre sta pensando agli altri due.
Perchè abbiamo tutti paura, anche se facciamo finta di niente. Sì, appena usciti dall'albergo eravamo sciallati, ma sono bastati dieci metri per spegnere i nostri entusiasmi. E poi là in fondo, cazzo, c'è un tipo accasciato a terra con un altro che tenta di rianimarlo. Ci avviciniamo, e dentro ad ognuno di noi si fa prorompente la domanda: chissà gli altri due cosa cazzo stanno pensando.
Il tipo sbraita contro di noi, ormai è evidente. Io sto pensando ad un trappolone, se ci fermiamo ad aiutarlo questi saltano fuori in dieci e ci fanno su tutti. Così attaccati all'hotel? Improbabile, ma cazzo, questo urla e ci addita. E il tipo a terra potrebbe essere già morto, accidenti a lui, l'unica cosa da fare è tirare dritto. E così facciamo.

Giù in metropolitana l'adrenalina è ancora a mille, ma la situazione si fa ancora più irreale. Una volta lasciato dietro di noi quel terribile vialone, ci siamo buttati in fretta giù per le scale cercando un rifugio sicuro. E invece, invece cazzo oggi c'era la partita dell'Ujpest o di chissà quale altra squadra, e i tifosi più accaniti sono qui sotto nel baretto. Non sono in tanti, cazzo, ma sono tutti ubriachi e, clamorosamente, dal pandemonio generale riescono a creare un silenzio istantaneo al nostro passaggio. Non vola una mosca mentre attraversiamo quel corteo di mezzi-nazi bomberanfibiati, capello biondo lungo, faccia incazzosa e paonazza per la troppa birra. Sento una bottiglia che si rompe sulla mia testa, io ultimo della fila, sento che sta per arrivare cazzo... ma in quel silenzio nulla si muove. Tutto è fermo, non vola nessuna bottiglia, la serata può davvero cominciare. Torneremo in taxi.

Nel corso degli anni, io ed i raga abbiamo ovviamente caricato quegli episodi e quei giorni di mille significati, che ancora, ovviamente, rimangono nascosti. Era il 9 settembre del 2001, e dopo che nulla accadde, tutto accadde. Riduttivo? Semplicistico?

Eppure, Nepliget è la somma di quei ricordi, di quelle sensazioni, di quell'ansia provocata dalle primordiali paure vissute in un brevissimo lasso di tempo. Può anche darsi che a Nepliget, vicino al parco costeggiato da uno stradone immenso, poco prima di infilarsi nella metropolitana che ci avrebbe portato al centro di Pest, non sia successo praticamente niente.

Ma io continuo a pensare che vivere certe emozioni condivise non sia da catalogare come 'niente'. Nepliget è un po' più che la radice di ogni sensazione intensa, o l'inizio di questo blog, o ciò che scatena gli istinti primordiali.

A Nepliget faceva semplicemente un freddo impossibile. Quel cammino intrapreso usciti dall'albergo, a tutti gli effetti ci sta ancora portando lontano.

Credo che l'inquietudine di quei momenti non ci abbandonerà. Mai."

lunedì, dicembre 17, 2007

999 - Le Vicende Personali Dei Ventidue In Campo.

"E' tutta la settimana - dice Firmani - che mi ripeto: Gabriele mi farà segnare. E' un'emozione grande, la giornata più bella della mia vita. Un momento così non lo rivivrò mai più. E’ stato difficile giocare con questo clima surreale, il ricordo di Gabriele è troppo vicino"

"La notte l'ho passata nell'insonnia, come sempre mi accade dopo la partita. Ho pensato e ripensato all'accaduto, mai potrò segnare un gol bello e importante come questo. Neanche al derby! Voglio regalare la maglia a Cristiano, il fratello di Gabriele. Ero certo che avrei segnato. Lo avevo detto anche a Lorenzo De Silvestri".

Firmani ha parlato di una partita particolare, in cui è riuscito "ad andare oltre": "Ho vissuto la partita in trance agonistica", ha raccontato, "era come se fossi ispirato dall'alto. Con Delio Rossi ci siamo abbracciati. In certi momenti le parole non contano. Il silenzio sugli spalti? Non me ne sono accorto. A noi l'affetto dei nostri sostenitori non è mai venuto a mancare negli ultimi tre anni. Per me l'Olimpico era pieno come contro il Real ed il Brema. Il silenzio era irreale, ma io lo stadio lo sentivo caldo".
























L'amico Krepa scriveva il 7 febbraio 2007:
Non sarei ciò che sono, nel bene e nel male, se non avessi giocato a calcio. Le emozioni che mi ha dato, lo avrò già dette mille volte, sono uniche. Solo uno spogliatoio ti dà certe regole, certi discorsi, certe emozioni. Alcune docce in cui devi tirare fuori te stesso, i tuoi problemi. Quegli infortuni da cui lotti per tornare in campo, quegli allenamenti duri che alla fine ti fanno star bene. La neve, il fango, il caldo e sempre lì. Pantaloncini corti, felpe, abbinamenti scandalosi. Amici e litigi per un fallo, un fuori. Ma poi alla fine è sempre un abbraccio. Come dopo quei goal che ti hanno segnato la vita. Il primo che feci alla mia prima partita, con mio nonno là in tribuna. Il goal di Joe e l'abbraccio a Dany che aveva perso il padre in settimana ma era lì e tutti intorno a dirgli che c'eravamo. La spontaneità di quel gesto mi fa ancora venire da piangere. Il primo goal a Muggiano, in un periodo difficile e la lettera che mi scrisse Dade, anche qui lacrime. Il boato al goal di Yuri ai playoff 2004, a Cisliano, ragazzi che roba. Nulla come quello di Dino l'anno scorso, che ci ha mandato ai playoff e successivamente in seconda categoria. Ho sentito scoppiarmi il petto dalla gioia. Un'emozione pari solo al rigore decisivo di Grosso... ma più forte... Mi ha dato amici veri.

Qualche settimana fa, vedendo Firmani esultare dopo il gol contro il Parma, ho ripensato a quanto mi era accaduto qualche anno fa, quando ancora ero un calciatore (e che calciatore). Era l'inizio del 2001. Per Dani, un nostro compagno di squadra, era un momento terribile. Dopo una lunga malattia perse il padre: per noi fu ovviamente un po' difficile stargli vicino, perchè in certe situazioni davvero si può fare poco. Ma ci provammo, come sempre, con grande cuore. Fare i cazzoni durante gli allenamenti cercando di tirarlo in mezzo era l'unica via per alleviare un po' la sua sofferenza interiore: la vita andava avanti e noi dovevamo essere il traino per un ragazzo che tra calcio, birra e divertimenti, era a tutti gli effetti un amico. Era uno di noi.

La domenica successiva alla scomparsa del padre di Dani andammo a giocare verso Brescia. Trasfertona impegnativa, e Dani che si aggrega al gruppo perchè in certi casi esserci è sempre un bene. Prima della partita, tutti con un laccio nero intorno al braccio. Il clima era già particolare. Si entra in campo e prima di cominciare a giocare si fa il minuto di silenzio. Quando l'arbitro fischia l'inizio della partita, mi accorgo che una lacrima mi è scesa. Il silenzio ed il freddo non avevano ghiacciato i pensieri. Era bello dover cominciare a correre e faticare: era quasi come partecipare ad un rito che scacciasse il male, o perlomeno ce lo facesse dimenticare.

Ed alla mezz'ora circa del primo tempo, successe qualcosa che non dimenticherò mai.

C'è un lancio lungo ed io sono, stranamente, l'uomo più avanzato della mia squadra insieme al centravanti. Il loro ultimo difensore, pressato dal nostro attaccante, sbaglia il retropassaggio e fa rimpallare il pallone contro il portiere, giunto al limite dell'area. Mi avvento fulmineo sul pallone e con un piattone comodo comodo infilo la palla in rete. E' questione di un centesimo di secondo, vedo la rete che si gonfia e comincio a correre più veloce che posso.

Vado verso la panchina, là dov'è seduto Dani, lo indico e gli faccio segno che il gol è dedicato a lui. Si alza, e chiaramente tutti i compagni, da ogni angolo del campo, stanno accorrendo lì in panchina per abbracciarlo. Dani viene sommerso dall'abbraccio, sono secondi lunghissimi e intensi come non mai, quando torno dentro al campo ancora una volta mi sento le guance bagnate dalle lacrime. E' successo tutto in un secondo. Il portiere, il piattone, la corsa folle, i compagni che hanno fatto sentire il loro affetto in un gesto grandissimo e spontaneo. Segnare quel gol è stata per me la più grande gioia calcistica. Niente mai supererà quel momento, questo è sicuro. Ho segnato io ma in realtà quel gol era di tutta la squadra: chiunque avrebbe compiuto quell'esultanza, chiunque avrebbe fatto quello scatto folle per andare verso Dani. Fu un momento semplicemente fantastico, e quando ci ripenso davvero ringrazio Dio di avermelo fatto vivere. Per molto tempo mi sono chiesto come mai quella gioia tanto grande fosse capitata a me. Ovviamente non c'è risposta, ma so che quel gol rimarrà per sempre nella testa e nel cuore di molti. Vedere l'esultanza di Firmani, che è andato a correre dopo il gol verso il ritratto di Gabriele Sandri, mi ha ricordato quei momenti e quelle sensazioni. Emozioni praticamente indescrivibili.

Non avevo mai voluto parlare di questa storia sul blog, sebbene sia una delle pagine più belle della mia vita -ovviamente non solo calcistica. Ho deciso di tirarla fuori invece, proprio dopo aver letto le dichiarazioni di Firmani. Anch'io, come lui, passai quella notte insonne rivivendo gli attimi dopo il gol un miliardo di volte. Dico sempre che il calcio è molto più che uno sport, essendo invece l'insieme delle vicende personali dei ventidue in campo, più la panchina, più i tifosi, più le società, più le città di appartenenza e via dicendo. Quando penso ai miei compagni di squadra che, seguendomi, corrono all'impazzata verso la panchina, so che allora è tutto vero. Il calcio non sarebbe davvero niente senza quelle vicende personali. Ed invece, a volte il calcio è davvero tutto.

Mi piacerebbe un giorno poter tornare a dedicare un gol a qualcuno.

Anche perchè una piccola dedica da fare, effettivamente, ce l'avrei già.

domenica, dicembre 16, 2007

998 - Ahmadinejad Ci Augura Buon Natale.

«Auguri di Buon Natale a tutti! Le più sincere congratulazioni per la nascita del Santo Profeta, il Messia Gesù, pace sia su di lui».

Grazie, Mahmoud. Buon Natale anche a te.

Cazzarola, io lo sapevo che eri un grande. Mi sei sempre stato simpatico. Quando l'anno scorso ti hanno scippato il titolo di Uomo dell'anno (per la rivista Time) mi sono troppo incazzato. Lo sapevo che eri un tenero di cuore. Ecco, magari se poi tu la smettessi di dire che l'Olocausto è tutta un'invenzione e che Israele è un cancro da estirpare, ecco, magari mi staresti ancora più simpatico. Però vabbè, cominciamo con gli auguri di Natale. Bella lì, Mahmoud.

giovedì, dicembre 13, 2007

997 - My Brother Saw You Somewhere Downtown.

E' cantare a squarciagola "what are you my blood??? you touch me like you are my blood!!!" e non sapere a chi stai pensando.

martedì, dicembre 11, 2007

996 - Ora Andrò Con Lui Fino Al Capolinea. Ovunque Esso Sia.

Cosa non è stato rivedere stasera Carlito's Way... mammamia. Le scene che so a memoria, e quelle che non ricordavo più... i personaggi appena abbozzati ma intensissimi... Lalin... come puoi farmi questo? Al Pacino doppiato suberbamente, e la storia che scorre via travolgendolo; esce di prigione e dopo due giorni è in macchina con trentamila dollari di badget per la coca. Lo vedo andare in giro per sbattimenti, ed il modo in cui descrive il suo stato d'animo è semplicemente perfetto: chi ha vissuto certe situazioni capirà al volo i suoi sguardi, i suoi silenzi. Il colpo di biliardo, e poi la strada è sempre in salita fino al vorticoso finale. Mi arriva l'sms di TestaDiCane a cinque minuti dal termine, entrambi sappiamo come andrà a finire, da chi si deve guardare Carlito? Quando Gail lo vede impazzisce e lo chiama, "Charlie, Charlie!!!", quanto mi fa ridere sentire quel nome. L'ultima sequenza sempre da brividi, sorry guys, all the stitches in the world can't sew me together again. La voce di Giancarlo Giannini, profonda come non mai, inizia l'ultimo monologo e sento che, per la milionesima volta, qualcosa mi si sta scatenando dentro (ma resisto, resisto). Me ne sto andando, lo sento. Ultimo giro di bevute, il bar sta chiudendo, il sole se ne va. Dove andiamo per colazione? Non troppo lontano. Che nottata. Sono stanco amore. Stanco...

domenica, dicembre 09, 2007

995 - Paranoicomane Complessato.

"Alex si tiene tutto dentro, ed il suo viaggio interiore è senza meta e senza redenzione. Un viaggio infernale. Gus Van Sant evoca e tratteggia, a dettagli sfumati ed imprecisi, la stratosferica potenza dell’angoscia e della paranoia. Sublime l’interpretazione di Gabe Nevins nei panni di Alex, timido adolescente catapultato in una vicenda troppo più grande di lui. L’incidente (perché di incidente si tratta) crea nell’anima del protagonista una spirale nera e disumana, che tutto inghiotte senza possibilità di fuga. Alex cerca di vivere la sua vita normalmente, provando a dimenticare in fretta l’accaduto, ma ovviamente le indagini del Detective Lu riportano a galla quel trauma troppo in fretta accantonato. Nessuno, nemmeno la sua fidata (e forse unica) amica Macy lo può aiutare. E’ un film fatto di silenzi, di schizzi su un taccuino, di volteggi e salti acrobatici ma soprattutto emozionali. Un film che non dà una risposta finale, ma contorce lo stomaco per un’ora e mezzo. Non c’è davvero spazio per dubbi o curiosità: Van Sant ha già detto tutto."

Non so chi abbia scritto questa recensione di Paranoid Park, ma secondo me è un genio.

sabato, dicembre 08, 2007

994: il Destino Disegna Parabole Che Non Possiamo Comprendere.

Lunedì sera. Sto tornando a casa dopo aver visto un filmaccio, l'umore però è buono perchè perlomeno è finito presto. Di solito mi ritrovo in sbattimenti metropolitaneschi alle undici di sera, ed invece sono le otto e sono happy. Anzi, sono sciallato.
Sale sul mio vagone un tizio con la chitarra. Saluta, buonasera scusate, ho bisogno. Ha due orecchie a sventola da far paura, dunque lo prendo subito in simpatia. Io odio i suonatori, gli accattoni, gli zingari; odio un sacco di gente e lui appartiene a molte categorie da me malsopportate. Ma le sue orecchiacce a sventola e il sound della chitarrina, miste alla mia sciallatezza estemporanea, mi fanno dimenticare tutto. Quindi decido che gli darò 50 centesimi (non il cantante, la moneta). Non do monete ad accattoni da una decina d'anni, ma stasera mi sembra così... così diverso il mondo! E poi mi sta rallegrando il viaggio con la sua chitarrina scrausa. Toh, ciapa su, buonanotte. Dieci anni che non davo una moneta... pazzesco. Che bella serata che è.

Mercoledì. L'Inter sta vincendo tre a zero e posso permettermi di uscire di casa senza vedere come andrà a finire. C'ho il puntello col Bagninazzo al Dundas tra mezz'ora, se arrivo prima intanto mi berrò uno Jaeger con Silvietto. Dal cortile sento il rumore del 14 che sta arrivando. Comincio a correre. Ecco, io non corro mai dietro i mezzi, e quando lo faccio poi... poi succede sempre qualcosa di strano. Perchè non sono in ritardo e non me ne frega un cazzo di perdere sto 14, eppure corro per prenderlo al volo. Attraverso di corsa e via, eccomi con un salto acrobatico sul tram: sono in fondo e, come sempre, questo locus amoenus è popolato di zingari e marocchini. Odio stare qui, c'è sempre una puzza tremenda, e poi anche più avanti ci sarà qualche posto per sedersi. Mah, cosa vedono i miei occhi? C'è il tizio dell'altra sera in metropolitana, il chitarrista con le orecchie in stile Coppa dei Campioni! Maddaaaaaai non ci credo, proprio lui! L'eletto, the chosen one! Allora resto qui, dai, mi affratello con sta gentaglia puzzolente perchè le sue orecchiacce mi fanno sognare un mondo migliore. Ma sì, se dopo dieci anni è riuscito a scucirmi cinquanta centesimi, riuscirà anche a farmi stare in fondo al 14 per qualche fermata.
E qui accade qualcosa.
Due fermate, ed il ragazzo davanti a me comincia a guardarsi in giro nervosamente. C'è trambusto, all'inizio non capisco. Uh cazzo. Cazzo, cazzo il controllore! Ma porca puttana troia il controllore alle dieci di sera. Me l'hanno già fatto lo scherzo sti bastardi, era il luglio del 2001, e chi se la scorda più la fermata in Pagano a mezzanotte e dieci, che stavo dormendo in piedi e mi hanno fatto la multa. Ma tu dimmi. Il controllore cazzo, sono sempre in giro col biglietto ma alle dieci di sera, dai! Cazzo, è proprio un controllore, non ci sono dubbi. Si sta avvicinando lentissimamente. Orecchiacce gli è passato davanti con nonchalance, il corvo non l'ha cagato di striscio. Ma quanto manca alla prossima fermata? Eccheccazzo dai, muoviti cocchiere di merda, apri quella cazzo di porta che anche il ragazzo davanti a me è in ansia totale. Sta fermata non arriva mai, ma ecco che il tram rallenta, io sono ancora seduto, starò qui immobile fino all'ultimo secondo per non dare nell'occhio e poi via. Il cuore va a seimila, ormai la multa è qui a due metri da me, sta arrivando: lentamente, ma sta arrivando. E invece no, non c'è più tempo per il controllore, ormai ho capito che ce la farò. Si aprono le porte, in mezzo secondo sono via nella notte, la biblioteca di via Odazio non è mai stata così splendente. L'ho scampata proprio per un pelo.
Me la faccio a piedi fino al Dundas e poi con calma ripenso all'accaduto. Sono rimasto seduto là in fondo grazie a quel pirla di zingaro di merda. Quell'uomo ha un potere su di me. Mi ha salvato, senza saperlo, da una multa sicura. Sì cazzo, perchè se non avessi visto lui mi sarei diretto come faccio di solito verso il centro del tram. E a quel punto sarebbero stati cazzi. Vabbè che una multa non è una tragedia, però è una bella rottura di coglioni. E poi alle dieci di sera! Ma si può!? Ed invece no. Il chitarrista, ispirandomi simpatia, mi ha dapprima succhiato cinquanta centesimi dalla tasca. Poi però mi ha fatto risparmiare un bel po' di eurini, e quindi ora teoricamente sono in debito con lui. Possibile?

Rimango qui a pensare a questi strani disegni del caso. Si può anche non credere in niente -ma sai la monotonia?-, non è mica un delitto. Ma queste parabole del destino mi fanno spesso sorridere. Non so tra quanto tempo tirerò fuori un'altra moneta per un suonatore metropolitano. Ma a questo punto c'ho quasi paura.

venerdì, dicembre 07, 2007

I Look At You And See A Friend.

Quella fastidiosa sensazione è rimasta. Giorni folli e notti esagerate, ma poi tutto torna qui mentre ascolto Sway dei Perishers (Veronica Mars, grazie di esistere). I don't wanna hurt you, I don't wanna make you sway, già, peccato che le mie azioni poi producano sempre l'effetto contrario a quello voluto. Are we back now where it all began? Have you finally forgiven me? Ma sì, il perdono... martedì sera in tono minore, senza dubbio... Nasce da lì questo disagio? Chi può dirlo. Ieri di ritorno dal Dundas me la sciallavo guidando la macchina più bella del mondo: mollo giù Silvietto e poi alone in the night, ma non c'è tempo per altri colpi di testa, sarebbe il caso forse di andare a dormire dopo le quattro partite alla play in cui ho segnato sì e no un paio di gol. Alle undici e venti era scattato il capodanno, con annesso trenino danzante e cantante: Brigitte Bardot Bardot, Meo amigo Charlie Brown, ecc ecc. Silvietto stava preparando le bottiglie di spumante, in un secondo il locale si è svuotato e sono rimasti lì i dolci azzurri che hanno colpito ed affondato il Bagnino.

"Ma allora per Natale torna TommyBoy?"

Già. Non torna praticamente nient'altro, e la telefonata di Ringhietto di ieri nel tardo pomeriggio non ha certo aiutato. Ero lì alla festa di Aurora no...
Ed è sempre una questione di silenzi, di segnali che non arrivano, di Bagninate cosmiche e mancati confronti... I talk to you as a friend, I hope that's what you've come to be, sono successe troppe cose e guardare indietro non aiuta mai; avrei bisogno di una gita in via Jacini ma mi sa che mi dirigerò verso il Confine. La Silvye è tornata mentre il Perkovic è desaparecido da tempo immemore (MOCI?): ma ancora una volta, quello che è sparito veramente è Joe.

"Mi ha detto che l'avevi fatto tu!!!"

Ma chi ci crede più. Ho conosciuto il Bagnino una notte d'inizio 2001, ah, se non ci fosse stato lui!, come sarebbe andata a finire? Il resto è tutta una conseguenza di quello scambio di messaggini che terrò sempre a mente. Niente è cambiato nonostante avventure, disavventure e follie assortite. Sono caduto sempre in piedi, le ho sempre detto di stare attenta alla testa perchè se ti tiri su velocemente dal mio letto ti fai male, ma tanto l'amore fa sempre male, e quindi figuriamoci tutto ciò che è minore. Si finisce sempre con questo fastidioso disagio e la pessima convinzione di aver sbagliato troppo -e di stare sbagliando ancora, e ancora, e ancora. D'altra parte essere buoni amici è difficile e può far male, ma è fondamentale. Io, non capendoci niente (ed il bello è che forse non c'è niente da capire), mi vado a bere una birra in giro. Andrò a piedi perchè l'altra sera ho beccato il controllore sul 14 e non ci volevo credere. Ma questa è un'altra, incredibile storia. Sto per mandare un messaggino.

Stasera però non voglio fare tardi.

martedì, dicembre 04, 2007

Phon. (Non Ti Piace Questa Foto, Lo So)

Un'altra giornata di vento caldo così e mi sa che va a finire male.
















Finire male cosa? Ma niente, è che sono così. Mi esalto per le piccole cose, le piccole emozioni, per ogni microscopico evento naturale che mi capita sotto gli occhi, foss'anche quell'odore di pulito nell'aria che a Milano c'è solo in giornate così. What are you, my twin? Ci esaltiamo per le stesse, minime sensazioni: sappiamo sorridere alla vita quando un secondo prima tutto era grigio e triste. You affect me like you are my twin, forse non ci conosciamo poi così bene, questo è vero, ma i ricordi ci sono, e sono tanti, e parlano tutti di piccoli gesti: inaspettati, profondi, mai banali. Soon I'll grow up. And I won't even flinch at your name.

Ma questo lo sapevamo già.

lunedì, dicembre 03, 2007

Si Andava A Prendere Le Camel Light Per Silvietto.

Ogni volta che ricevo una mail di TommyBoy finisce che rimango lì impalato davanti al monitor a metà strada fra il commosso e il divertito. Sarebbero tutte da pubblicare, perchè davvero non sapete cosa vi perdete, ma purtroppo non si può (l'incipit è sublime: "hei mefistofelico omosessuale").

Ricapitolando la situazione degli ultimi film che ho visto, vi consiglio caldamente sia Irina Palm che Paranoid Park, che sono in uscita questo venerdì. Paranoid Park è di Gus Van Sant: se sapete di chi sto parlando, avete capito che tipo di film è. Questo vi basti.



















Uscito dal cinema, tra l'altro, proprio stasera, quell'aria frizzantina ha amplificato di un migliaio di volte la frenesia che anima le mie giornate in quest'ultimo periodo. Una frenesia fatta di sms dolci, di baci volanti mentre guido la Bagnino's car, di dichiarazioni d'amore condite da un anello fatto di palloncini, di sguardi magnetici in formato SpongeBob, e poi ancora di messaggi inaspettati e risposte -mie- che devono sempre contenere un po' di poesia altrimenti non mi diverto (questo è il modo che mi dà più gusto quindi è quello giusto, mi ha spiegato J.Ax, ancora lui, qualche anno fa). E l'aria frizzantina, dunque, tutto amplificava mentre rientravo in cortile pregustandomi i mille sbattimenti di stasera, che dovrò stare al pc come minimo fino alle due (dannato giornalino) ma la voglia di cominciare non si è ancora fatta vedere. Allora rileggo la mail di TommyBoy e mi faccio un po' di risate: possibile che, in qualsiasi modo, quel ragazzo debba sempre ficcarsi in dei casini? Stavolta è solo una questione di codice PUK: ma non è che la punta dell'iceberg delle infinite storie di cui è stato protagonista. Mi manda un abbraccio, a fine mail, con tanto di pugno sul cuore in stile A****: un saluto che prende l'anima, mentre scaccio via tutti i pensieri che si sono affollati in testa dopo le due di oggi pomeriggio. Grazie Tommy.

domenica, dicembre 02, 2007

Le Domande Impossibili, Lo Spirito Della Festa, E Quell'Insegnamento Di Kurt.

Sono lì a mettere la musica, non c'è l'Albanozzo a mettermi l'ansia e tutto va a gonfie vele. Mi guardo un po' in giro, lo spettacolo di luci e suoni è davvero notevole. Ebbravo il Bagnino, non c'è dancefloor migliore che quella di casa sua. Si balla e non ci si sballa, si esagera un po', ma ora sono qui da solo in consolle e posso osservare movimenti ed ossessioni. Le donzellette accorse per la festa ci stanno mettendo del loro: certo sono troppo giovani per capire... troppo timide e l'alcol... bè, è meglio che ne stiano lontane. Azzardano un giro di chupito e già mi preoccupo, anche se in fondo non dovrei (la maggiorenne maggiorata, poi, può proprio far ciò che vuole). Il Bagnino è sparito con la nostra birrozza, ma dove cazzo è andato. Dovrei parlargli proprio ora. Vorrei chiedergli se gli sembra tutto giusto, tutto a posto. Che cazzo di domanda, so già che mi risponderà di no. Eppure continuo a farmi le stesse domande, forse perchè non riesco a darmi una risposta esauriente. Questi sono i nostri 26 anni, penso mentre mi scateno in pista perchè ormai l'allegria è generale. Tra gli invitati della festa sono tra i più anziani, ma rimango pur sempre un ospite gradito e dunque è mio preciso dovere divertirmi e fare casino: non sono capace di viverle altrimenti, le serate (queste serate). Me l'ha insegnato J.Ax in Messa di vespiri, è stato tanto tempo fa. Ed è in quel momento che riappare l'hombre, il brother. Pezzo, io e te cazzo! Io e te! Mi sta gridando confusi concetti a venti centimetri dall'orecchio ma il volume della house sovrasta comunque le sue parole. OOOOOH PEZZOOO hai capito??? Gli faccio segno di sì, gli dico che è un pazzo, scoppio a ridere e poi lo vedo disperdersi nella nebbia, che la macchina del fumo è stato l'acquisto del secolo ed ora la sala di casa sua è una mattina di novembre in val Padana. Torno in consolle dove Teo e il Bufalo stanno cominciando a prendere confidenza con la follia del mestiere (il microfono in mano a Teo è deleterio), una risposta che chiuda le mie ansie non l'ho trovata ma di certo non avevo questa pretesa. Ripenso alla chiacchierata su messenger (con annesso scazzo) avvenuta venerdì sera (Martì, ti adoro) e mi chiedo se si troverà mai un equilibrio in certi rapporti: ancora con queste domande impossibili? Ma non c'è più tempo per perdersi nei ricordi. Dopo cinque ore annuncio che sto per mettere l'ultimo pezzo: partono le note di "The man who sold the world" cantata da Kurt Cobain in quel concerto passato alla storia. Prendo il microfono e faccio gli ultimi auguri alla festeggiata. Kurt comincia a cantare ed io concludo: "pelle d'oca".
















Vado a svaccarmi sul divano: lancio un'occhiata alla maggiorenne maggiorata che sta cantando. Sti ggiovani d'oggi: anche loro, ogni tanto, capiscono qualcosa.