BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

giovedì, novembre 27, 2014

Caracollare.

La puntata di Willy il principe di Bel Air in cui Jazz finge di essere Raphael De Laghetto. Il pianoforte in Who to call di Soulphiction, ma soprattutto i violini in Mellon Collie and the Infinite Sadness (non specifico l'artista per ovvie ragioni). La puntata dei Simpson in cui Homer spiega alla sua famiglia dove sono tutte le foto che ritraggono la piccola Meggie e quel cartello YOU ARE HERE FOR HER che riesce sempre a farmi commuovere. La Kalik. Immalinconirmi al Dundas e pensare che il tempo passato abbia avuto un senso. Le mattinate alla WhiteHouse giù in taverna a studiare per un esame che non ho mai dato. Il gol di Romario in Barcellona-Real del gennaio '94; riceve palla al limite, stoppa, si gira, tre falcate, tocco d'esterno nell'angolino e di corsa sotto la curva. Chiedersi se alla fine Dylan e Kelly, pardon, Luke Perry e Jennie Garth si siano veramente innamorati. Il dialogo finale tra Leonardo DiCaprio e Mark Ruffalo in Shutter Island. L'aria pulita ed i colori di Milano nelle giornate ventose. Il sorriso di Giulia. L'atmosfera rassicurante di Veronica Mars. Il rientro a casa in bicicletta dopo il matrimonio del Bagnino a KeyWest. Le coccole della Minou, e quelle di Rocco. L'FC Internazionale. Peter Griffin che canta lo spirito del Massachussets è lo stesso dell'America. DiDiomete che esce per ultimo dal ghiaccio a Vipiteno, reagisce agli insulti del pubblico ed invita gli spettatori a fare a botte, poi corre a docciarsi ed esce per primo dallo spogliatoio per venire a salutare i tifosi. La domenica mattina all'Orion Square Garden Paradise Circus. Il picnic a Travedona al matrimonio del Bagnino. Il motto latino Etiamsi omnes, ego non. Ascoltare Fast Lane in macchina con il Polpettino. Sognare di diventare vicino di casa della Sylvie e del Polpettino. Le prime duecento pagine della biografia di Mike Tyson. L'aperitivo con le sedie fuori dalla porta di casa, sul marciapiede stretto stretto, alla Barceloneta. The Artist is Present di Marina Abramovic. Dockyard di Paul Kalkbrenner. Le chiacchiere via WhatsApp con Fabri ricordando Mao e i tempi del liceo. Josè Mourinho. Il documentario Four Days in October sulla vittoria del titolo dei Boston Red Sox dopo 86 anni di maledizione. La scena di Spring Breakers in cui James Franco suona al pianoforte Everytime di Britney Spears. La giravolta palla al piede di Iniesta contro il Paris Saint Germain, la sua andatura caracollante in generale. David Lynch che annuncia il ritorno di Twin Peaks dopo venticinque anni, e la puntata in cui Audrey si trova di fronte a suo padre nello stanzino del One Eyed Jack. Harvey Keitel cattivo tenente che risolve una disputa dopo una tentata rapina al minimarket. Mia'amma che ha impostato come suoneria del cellulare Aaron di Paul Kalkbrenner. La puntata di Coupling in cui i protagonisti vanno al funerale e parte il tic dello sghignazzo. L'ingresso dei tamburi nella curva del Boca Juniors. Piangere da solo sul tram che mi porta al lavoro cantando Flinch di Alanis Morissette. La puntata di How I met your mother in cui nasce il figlio di Lily e Marshall. Marco Paolini che racconta la tragedia del Vajont. La poesia dedicata a Gabriele Sandri. I pisani a Lecce che cantano i celerini sulla ragnatela. Matthew McConaughey da impazzire in True Detective. Il Varano che mi abbraccia al matrimonio del Bagnino a Travedona. Stare in macchina con la Meravijosa sotto casa a parlare per ore. Tommasi e Clerici. Celentano e Pozzetto meravigliosi alla fine di Lui è peggio di me. I discorsi di TommyBoy. Massimino che sta quarantatre minuti al telefono per rassicurarmi. E se non fosse finita qua.

mercoledì, novembre 12, 2014

Poltroncina Magica

La stanza è gigantesca, per una persona sola, ma d'altra parte siamo in una clinica privata, cosa ti aspetti? Il letto è in centro, c'è spazio, i finestroni regalano una vista spettacolare che al settimo piano si domina Milano. La sorellona dormicchia, bofonchia, a tratti è lucidissima, poi si riaddormenta dopo tre minuti; l'anestesia è così. Fa caldissimo, poi freddo, mi godo questa poltrona col telecomandino e mi torna in mente la scena di Homer Simpson che muove il letto d'ospedale su e giù. Ridacchio da solo, insisto con lo schienale, e il poggiagambe, e poi ancora lo schienale che ora è troppo disteso; faccio impazzire mia sorella, eppure è lei la degente. Quando trovo finalmente pace, posso coprirmi con una felpa e chiudere gli occhi. Non ho fatto colazione, come mio solito, non ho nemmeno pranzato e non ho fame. Un succo di frutta mi sta bastando, segno che c'è qualcosa che non va. Allora chiudo gli occhi, provo ad addormentarmi, devono arrivare telefonate, notizie, provvedimenti. Io aspetto qua, sulla poltroncina magica. Quando mi risveglio dal torpore è tutto finito. Non ho ancora fame, ma rabbia. La sorellona sta bene e questa è l'unica cosa che conta. Ma la strada è decisa. Mi mancavi, Breathing Underwater.