BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

giovedì, luglio 19, 2012

Te Lo Ricordi Quel '98

Quindi ti sposi.

Ho pensato a te l'altra sera. A te, a noi. Mi è venuto da ridere... mi viene sempre da ridere perchè eravamo proprio piccoli. Ascoltavamo Wyclef Jean qui nella mia stanza, e ci abbracciavamo commossi ed incoscienti. Ho riso perchè ripensavo alla nostra stanza a V.V., year 1998, con i camion che passano sotto la finestra, sobbalzano sulle rotaie e mi svegliano nel cuore della notte avvolgendomi in un fracasso bestiale. Ogni volta mi preoccupavo ci fosse stato qualche incidente, perchè non era mica normale un frastuono del genere; poi mi giravo e mi rimettevo a dormire, più o meno venti kg fa, o forse -anzi sicuramente- qualcuno in più.
 

Oggi mi diverto a guardare le macchine che passano sulla Vigevanese, di tanto in tanto; la Meravijosa, della quale ti sei giustamente innamorata, mi prende in giro ma con cautela, contrariamente al suo solito; rimane a debita distanza, fisica e morale, perchè sa che non è uno sfizio da sfigatelli, ma un retaggio antico, un solco profondo, un vezzo inestirpabile.

Certo che se non ci fossi stata tu, un tempo, oggi non ci sarebbe Lei.


Ed ecco perchè sono così felice. Quindi, Audrey, ti sposi...

lunedì, luglio 09, 2012

Ma Si Figuri.

Un secondo prima, sono di fianco alla piscinetta del Gemini Center; sono le sette del mattino, il caldo non mi assale ancora (ma lo farà in ufficio, oh yes), via Koch è desolatamente vuota, mentre cammino ascolto Prawy do Lewego partita in random dopo No Surprises dei Radiohead e Sorry di non mi ricordo chi (capodanno 2008 a Travedona, do you remember). A volte mi è capitato di piangere, percorrendo questa strada, ma questa mattina trattengo ogni emozione. Ogni tanto ce la faccio.

Un secondo dopo, sono in linea con una cliente che chiama da Milano, nata a Milano residente a Milano (un evento rarissimo, nella marea di chiamate meridional-venete di cui siamo sommersi); riesco, di tanto in tanto, ad affratellarmi, e così rispondo alle mille domande, alle mille questioni, con una tranquillità inaudita considerando l'ora (sono quasi le due ormai) il caldo la fatica l'atmosfera gli standard qualitativi da rispettare e gli standard qualitativi intorno a me. Non mi abbatto, e dopo aver sforato ogni time limit mi godo i complimenti di questa cliente tanto rompicoglioni quanto, alla fine, gentile ed affabile. Com'è bravo lei, com'è gentile, non è facile trovare persone come lei, le auguro di fare carriera perchè lei è davvero bravissimo. Ascolto, sorrido, sbuffo, mi avvicino con la testa al monitor quasi a nascondermi dal mondo esterno, ridacchio, ringrazio, scuoto la testa, i vicini di postazione non capiscono, non notano, non guardano.

Un secondo dopo ancora, alzo la testa e la desolazione, questa volta, è morale; questo potrebbe essere -lo spero fortissimamente- il mio ultimo lunedì di lavoro qui dentro. L'opinione di un cliente dopo quindici mesi di missione contrattuale non sposta gli equilibri, nè le convinzioni, mie o dell'azienda. Ma fanno piacere, e restano, in un giorno come questo. Mi perdo per un istante alla ricerca, in tutta la sala, di un operatore che meriti un rinnovo contrattuale "definitivo" più di me; ne trovo uno soltanto, e su tutti gli altri preferisco non esprimermi. Peccato che i pensieri rimangano in testa. Anche se la Meravijosa ha cercato, a più riprese, di convincermi che in fondo è giusto che io paghi per gli errori che ho commesso, continuo ogni secondo a pensare che tutto ciò che sta accadendo sia una profonda ingiustizia. Che sia così o meno, pazienza. E' comunque ora di cambiare aria. E me ne andrò. A testa alta, con quel senso di rimpianto per qualcosa che poteva essere e non è stato, e la paura che soltanto i salti nel vuoto sanno provocare. Lei è stato veramente gentilissimo, davvero, la ringrazio tanto.

Ma si figuri signora. Le auguro una buona giornata.

1865?

Prima di buttarmi a letto con la maglia di Kurt Cobain che mi sono auto-regalato da AntonyMorato, spulcio gli archivi del blog; come dice la Sylvie, "è un viaggio allucinante". Grazie, lo sapevo, non per presunzione ma per esperienza; la lettura, come per la bolletta del gas, è fondamentale quand'è effettiva, rilevata e rivelatrice. Torno indietro, ma non di molto perchè Luglio 2007 è da evitare come l'abbraccio di Tontolone e Luglio 2008 mi ha già regalato ore d'ansia e malinconia qualche sera fa; cerco la parola chiave "lampo" e mi si apre un mondo, che parte da Usain Bolt e finisce col matrimonio di Erica&Dany: un tempo scrivevo molto.

Poi sono successe alcune cose.

Allora salto a Settembre, non posso svelare l'anno però, e ad una sera in cui rimasi attaccato al muretto del Dundas con il Bufalo che disquisiva d'arte, contemporanea al mio rifiuto totale per la realtà che pure mi si stava presentando di fronte agli oculi: "ho solamente paura che poi oltre a questo non ci sia nulla", mi disse infatti Lei. Il concetto venne espresso, in realtà, tramite un sms ricevuto mentre in macchina col Bufalo stavamo concludendo il nostro dibattito su Gauguin; alle cinque del mattino va bene darsi un tono ma ad un certo punto bisogna finirla.

Ed io non volevo finisse così. All'epoca, bè, non potevo certo immaginare che poi.

La fine, che poi è l'inizio, della storia forse e del post sicuramente, è che spulciare tra gli archivi è un viaggio allucinante. La Sylvie, certo, molto spesso ha ragione. Dal 2004 seguita a dirmi che dovrei scrivere un libro... ma questo è un altro viaggio.