"Già La Tua Normalità Provoca Scalpore... Figurati Poi Se..."
Salgo le scale con insolita calma. I miei ritorni notturni sono sempre affannosi, questo giovedì invece è andato via liscio senza esagerazioni. Oddio, un kebab è di per sè un'esagerazione allo stato puro, ma dopo una birra e mezza ed un paio di cocacole direi che ci può stare. Quest'aria caldina confonde le idee, ma per uno come me la confusione è la regola. Il kebab è rimasto sullo stomaco e prendere sonno è impossibile. Mando un messaggino oltralpe conscio delle parole pomeridiane del Bagnino a proposito dei gesti ordinari e straordinari. Quell'uomo a volte coglie delle sfumature che mi fa quasi paura, è come se mi conoscesse da vent'anni. Mi lascio assalire dalla malinconia mentre ripenso all'ultima parte della serata: quattro ex compagni di classe seduti ad un tavolo a chiacchierare, ridere e scherzare, scacciando le preoccupazioni del domani ormai imminente, e sorvolando su quel buco temporale che ci ha fatto ritrovare più belli, più uniti, più speciali. Rivedo quelle quattro persone nella stessa stanza, un po' più grande certo, e non da soli, una quindicina di anni prima. Ognuno immerso nelle sue piccole manie, alla ricerca (inconsapevole) di un'identità partendo proprio dai minimi dettagli. Il Bagnino che comprava Cioè, il bomber di Toro, le mani sempre calde dell'amoredellelementari, la maglia dell'Inter con sponsor Fiorucci di Joe.
Il kebab continua a tormentare il mio stomaco, provato dall'ultimo anno di sublimi follie, e mi accorgo che a farmi male però sono i pensieri e non le difficoltà di digestione. Mi chiedo se i rientri sbagliati a casa siano questi, e non quelli balordi post-bagordi, in cui prima di addormentarmi passo a fare un salutino a quei tre quattro fantasmi sparsi per il mio passato.
No, cazzo, allora è questo il vero mal di vivere: la sobria presa di coscienza del tempo che è andato, e che ha portato con sè i piccoli sognatori che un tempo eravamo.
Non mi arrovello troppo però, perchè è una notte calda ed a Parigi qualcuno mi sta pensando: la digestione è un processo ancora lungo, ma l'esternazione del Bagninazzo in macchina sulla via per la Stazione Centrale mi ha risollevato il cuore.
"Pezzo, ora ti dico una cosa. Che lo so che mi darai ragione e che ti incazzerai, ma io te la dico lo stesso. Sei pronto? Te la dico. Allora devi capire che tu..."
Il kebab continua a tormentare il mio stomaco, provato dall'ultimo anno di sublimi follie, e mi accorgo che a farmi male però sono i pensieri e non le difficoltà di digestione. Mi chiedo se i rientri sbagliati a casa siano questi, e non quelli balordi post-bagordi, in cui prima di addormentarmi passo a fare un salutino a quei tre quattro fantasmi sparsi per il mio passato.
No, cazzo, allora è questo il vero mal di vivere: la sobria presa di coscienza del tempo che è andato, e che ha portato con sè i piccoli sognatori che un tempo eravamo.
Non mi arrovello troppo però, perchè è una notte calda ed a Parigi qualcuno mi sta pensando: la digestione è un processo ancora lungo, ma l'esternazione del Bagninazzo in macchina sulla via per la Stazione Centrale mi ha risollevato il cuore.
"Pezzo, ora ti dico una cosa. Che lo so che mi darai ragione e che ti incazzerai, ma io te la dico lo stesso. Sei pronto? Te la dico. Allora devi capire che tu..."
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