BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

domenica, giugno 13, 2010

(Pubblicato Su Blog Ravery - 8 Giugno 2008).

José Mourinho è uno che ne sa. Io lo seguo e lo stimo da diversi anni; molti si sono accorti di lui solo ora, ma pazienza.
Un giorno il buon José, mago nell'infondere sicurezza ai propri giocatori, rilasciò una dichiarazione molto particolare. Dopo una serie di sette, otto, forse nove successi consecutivi in campionato, disse infatti ai giornalisti: non vedo l'ora che il mio Chelsea perda una partita, così vi dimostro la solidità del gruppo. Un pazzo? Macchè, un genio.
Già, perchè come forse in molti non sanno, nel calcio come nella vita bisogna imparare a perdere il prima possibile.
Anche il leggendario professor Scoglio disse la sua una volta a tal proposito: "che libidine quando perdo. La sconfitta mi esalta come le vittorie: posso riassaporare degli stimoli insostituibili".
Un famoso giocatore di football americano, di cui ovviamente non ricordo il nome, una volta spiegò che dopo ogni sconfitta prendeva un pezzo di terra dal campo e se lo metteva in bocca. "Così, la prossima volta che entro in campo, mi ricordo di questa sensazione schifosa e darò ancora di più per evitare di perdere". Un genio anche lui.
Secoli e secoli fa anch'io ero un calciatore: dopo le sconfitte avevo bisogno di docce millenarie per riprendermi. Da tifoso interista poi, ho avuto tantissimo tempo per assimilare il concetto di sconfitta. Non sto neanche a raccontare le annate buie, le umiliazioni, il 5 maggio, bla bla bla. Un giorno arriva comunque il sole a spazzare via le nuvole. Questa è una certezza che ti deve spingere sempre in avanti. Ma il momento della sconfitta, bè, quello va preso, gustato e interiorizzato al meglio.

Soltanto poche settimane fa, mi ritrovavo al Burger King in piazza del Duomo insieme a centinaia di fratelli di fede: al mio tavolo soltanto gente stupenda, dal Bagnino al Varanazzo, passando per Nick e la proprietaria di questo blog. Tavolo pieno di birre, e tanta voglia di cantare e fare macello. Siamo noi, siamo noi. Chi non salta è rossonero, Ambrosini è tempo che tu sappia di chi sei figlio e via dicendo. Poi ad un certo punto, all'improvviso, mi tornano alla mente i famosi anni bui, quelli che la Ravery manco li ha visti perchè aveva sei anni. Allora guardo Nick e insieme intoniamo "Fontolan, Fontolan, Fontolino Fontolino Fontolino Fontolan". La gente ci segue, ride, si esalta. Quelli erano i nostri anni difficili, quelli erano i campioni sbagliati, che baciavano la maglia ma in campo facevano ridere. Noi, dopo una decina d'anni, ancora cantiamo i loro nomi perchè dopo mille sconfitte sono arrivate le vittorie. Ma tutto è nato da lì, da quelle sofferenze sbagliate e inutili, da quelle figure di legno epocali, da quelle nottate insonni ripensando ai cugini campioni e noi persi nell'oblio, che anche il Lugano una volta riuscì nell'impresa di sbatterci fuori dalla Coppa. Eppure, cazzo, quelle sconfitte sono servite. Ora ci godiamo meglio le vittorie, e siamo veri fratelli. Bisogna perdere insieme, bisogna saper perdere. Chi si scorda più quel pomeriggio del cinque maggio. Chi si scorda le delusioni. Ma oggi, oggi che per noi c'è il sole mentre per il resto d'Italia s'è fatto buio, è giusto godere e ricordarsi di quanto ci siamo sudati queste sensazioni.

E' giusto ricordarsi di quanto ci abbia fatto schifo perdere. Perchè abbiamo perso, e tante volte. Ma ci siamo rialzati, e abbiamo scoperto cosa voglia dire la parola dignità.

Nella vita, come nel calcio, ci sono le vittorie e le sconfitte. Io oggi dedico righe e pensieri a chi ha perso. Godetevi la sconfitta, lasciatevi pervadere da questa orribile sensazione: un giorno ve ne ricorderete, e riderete di chi pensa di aver vinto -oggi- con facilità.

Perchè la dignità e il rispetto, no, quello non si guadagna nelle interrogazioni e non si quantifica da zero a dieci in un tabellone appeso a scuola. Io sto parlando con due persone che mi possono capire. Direi che il concetto è chiaro.

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