A Volte Sono Di Fretta.
Doveva essere la settimana decisiva, questa, ed infatti lo sarà. Una sola partita da giocare, ma sto davvero parlando di Milan-Inter? In fin dei conti si decide tutto lì, ma anche in caso di sconfitta cosa cambierebbe? Ci sarebbe dell'altro tempo per rimettere a posto tutto. Non ho mai dimenticato certe sensazioni, ho semplicemente provato a cancellarle spingendole in profondità: ma ieri la Roma ha vinto e quindi tutto è ancora in gioco. A volte, come in questo caso, le partite durano molto meno di novanta minuti. Ne bastano cinque. I dettagli trasformeranno le giornate, i pomeriggi, le nottate. La Sylvie è di turno e spera non succeda niente, perlomeno fino alle sei di sera. Io sarò a un'ora da Milano e farò mille telefonate. Si può anche perdere il derby, la vita mi ha insegnato questo (ma è stata una lezione amarissima): arriverà comunque Inter-Siena, il deja-vù è servito in ogni sua forma. L'essenza è davvero il festeggiamento? No. Sarà forse lo stare insieme, l'aver sofferto per un obiettivo comune, l'aver pianto in un angolo cercando di non farsi vedere. Questa partita non dura novanta minuti: forse un giorno, forse una settimana, forse cinque minuti. Io non sto parlando di Milan-Inter, ma dei casi della vita. Che la squadra dei servi vinca pure, non mi curo delle loro pretestuose argomentazioni nè delle conseguenze della sconfitta (e se la Samp vincesse?). Conosco la mia strada, la quantità di insidie non mi spaventa. Non ho più la forza per avere paura, preoccuparmi, prepararmi all'impatto. Prenderò ciò che viene così come viene. Sospendo ogni giudizio, ogni emozione (impossibile, lo so) ed aspetterò il fischio finale. Seguire i novanta minuti risulterà inutile. Mi attiverò realmente a verdetto ormai scritto: a quel punto, oh sì, il vecchio Joe saprà se piangere o ridere.
Tanto farà entrambe le cose.
Tanto farà entrambe le cose.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home