Wedding Touch.
C'è una cosa che mi fa impazzire del Dr. House ed è che a lui, come a me, la gente... lo fa.
"Ma come ti fa, in che senso? Ti fa schifo? Ti fa ribrezzo? Ti fa che cosa?", mi chiede il Bagnino alle ore 19 di domenica. "Ma no, mi fa e basta. Mi rende fatto... la fattezza, capisci? Come una droga. A me la gente... mi fa."
Eravamo partiti verso le dieci e mezza. Belli come il sole, oh sì, splendidi splendenti senza bisogno di bisturi perfetti. Monna Rokocoko elargisce complimenti, io mi auto-elogio nominandomi erede diretto di David Niven, il Bagninazzo è tronfio e sboroneggiante nel suo abito nuovo: uno scintillante gessato terronesco, con gagliardo abbinamento camicia nera (A NOI!) e cravatta bianca (a voi). Si parte. Ah, bè, prima si raccattano su le donzelle. Amoredelleelementari!!!
Blow It di Lemos ci carica alla grandissima: pezzo d'apertura di Magda al Time Warp, non so se mi spiego. Il Bagnino lascia le sue soronità ramazzottiane e si dedica alla minimal per una decina di minuti. Si esalta. Le donzelle chiacchierano e se la ridono, devo ancora scegliere che cravatta mettere ma so che ci penserà qualcun altro per me. Mangiare il muffin è stato come inghiottire una felpa di pile, ma va bene così. In Italia di Fabri Fibra movimenta lo spirito, Cernusco stiamo arrivando, va lì che bella l'Esselunga tutta bianca. "Ma sai Albe, dove mi piacerebbe andare in vacanza quest'estate? In Austria!". Si ride... ma chissà poi perchè.
La sposa è sempre in ritardo e Michelozzo, bè... Michelozzo è tranquillo, i grandi giorni vanno goduti dall'inizio alla fine: se ti emozioni troppo, se ti prendi male, alla fine il risultato non è mai quello che speravi. Un po' come se dovessi vincere lo scudetto nella sfida contro la Roma... se ti prendi male, poi perdi 3-1 in casa. Oppure nel derby! Che goduria sarebbe... ma se il tuo presidente dice che vale più di una finale di Champions, è ovvio che prendi due perazze. Ma tutto questo a Michelozzo non importava, l'altra mattina. Lui era lì tranquillo. "Mi hanno fatto fare un aperitivo...", si interrompe, ridacchia. Jim Carrey diceva, in quello stupendo film (Man on the Moon), che il silenzio è comico. Michelozzo ha il senso del silenzio, degli spazi vuoti. Ci guarda e vede delle belle persone, non c'è che dire. Noi pensiamo lo stesso di lui. Tre quarti d'ora non passano mai, ma tanto chi ci corre dietro?
In chiesa, per fortuna, io ed il Bagninazzo non siamo seduti accanto. Ovviamente ci mettiamo lo stesso a fare i coglioni, perchè non sia mai che si prendano le cose troppo sul serio: poi perdi di derby e ci rimani male. Il momento clou è il "Padre nostro" recitato, come vuole il mitico pretazzo di provincia, tutti mano nella mano. La sciura davanti a me si avventura e compie un passo verso quelli "dell'altra sponda". Da destra cominciano a spingermi perchè anch'io devo compiere lo stesso gesto, ma sfoggio una nonchalance che manco un giocatore di poker. Guardo allora il bambinetto che alla mia sinistra mi tende la mano: a quel punto cedo. Alla fine della preghiera però, gli stringo la manina un po' più forte del dovuto perchè creare un po' di scompiglio alla Gascoigne mi piace troppo. Amen.
Foto, riso, lattine, bla bla, arriviamo alla Villa dopo che il pretazzo ha fatto i complimenti all'AleGranny per come ha partecipato alla Messa: secondo me l'ha notata soltanto perchè sbucava con la sua testolina in mezzo alla folla di fedeli. Che cazzo di bisogno c'era di mettersi i tacchi, io dico! Già sei alta quattro metri e trenta!!! Ma dicevo della Villa. Cerchiamo il nostro tavolo, immaginiamo ciò che succederà in limonaia e ci spostiamo verso il laghetto per l'aperitivo. Guarda i cigni, guarda il gavedano, guarda le papere, guarda che siamo al terzo bicchiere, senti i pescetti come sono buoni, sono le tre di pomeriggio e vicino a casa della Kotta si sta giuocando una partita. Arriveranno sms. Però... buoni sti pescetti... Albi cazzo non puoi mangiarteli tutti, schifoso!
Bacio, bacio, bacio, eeeeeeeeeeeeeeeeeeee bravi viva gli spooooooooosiiiii. Vai col vinello. C'è una sedia vuota al tavolo, il cameriere ci guarda insospettito (ma è avanti a noi di una trentina di mosse): è andato fuori un attimo a fumare. Seconda portata: è andato in bagno. Sorbetto: il vostro amico dov'è, è ancora fuori? Tagliata di vitellone: è andato a chiamare, voleva sapere i risultati. Il BBilan ha vinto, la Roma pure, la Fiorentina ha perso. Sì ma lui tifa Ternana! La Ternana ha vinto due a uno. Ridiamo, ci affratelliamo con parenti, colleghi, l'animatore che suona otto strumenti e si infoia da solo. E' un matrimonio, puro e semplice. Il pranzo sta durando un'eternità, ma il vinello freschissimo aiuta a superare tutto. Gli sposi impegnati in pose bucoliche, la nonna che si emoziona, l'Amoredelleelementari che mi riempie di complimenti, la SG che mi manca, la malinconia che mi prende ad una certa ora. Torno da solo al laghetto, ma qualcuno mi sta seguendo. Il sole se ne sta davvero andando?
Tra un bicchiere e l'altro siamo arrivati al taglio della torta. Sono le 18.29 e mentre tutti si stanno radunando fuori, io e il Bagnino ci dirigiamo verso la toilette. Camminiamo sciallati e sicuri nei nostri abiti scintillanti, io davanti di qualche passo finchè, completamente immerso nei miei pensieri, mi faccio da solo una domanda, rispondendomi poi con un gesto ormai leggendario. "PEZZO, MA COSA FAI? FAI SPALLUCCE DA SOLO??? SENZA CHE TI CHIEDA NIENTE???"
Ebbene sì. Talmente assorto nei pensieri che volavano e spaziavano dall'estate del 1998 fino a quello stesso pomeriggio, mi chiedevo che senso avessero molte delle azioni compiute, dei traumi causati, delle preoccupazioni e delle ansie che mi avevano rovinato. La risposta in un gesto spontaneo, alcolico e definitivo: spallucce. Ad una domanda che io stesso mi ero fatto! Il Bagnino scoppia a ridere, io corro ad ingozzarmi con le torte -che di solito non mi piacciono, ma questo è un matrimonio e tutto deve scorrere liscio.
E quindi si torna all'inizio. Vedo la felicità negli sguardi di amici intimi e parenti, guardo la ValeRoga bella come non mai, mi emoziono e ridacchio pensando ad un giorno così che, sono sicuro, per me non arriverà mai. Ma per una volta, per obbligo morale ed intellettuale, scaccio la dissonanza cognitiva e rifiuto l'idea che "tanto non me ne frega un cazzo". Non può essere così. Io li vedo felici, sono tutti così immersi in quel tepore, mentre io mi stacco e guardo tutto da un angolino. Io non sono come loro, pezzo, mi capisci? La gente mi fa, lo vedi come sto? Mi è presa una malinconia totale. Noi non siamo come loro... ma chi ha sbagliato, ne sono sicuro, siamo noi. Sono io. Essere felice per gli altri mi fa stare male, è inevitabile. L'ho imparato nel bagno della taverna, addì 31 dicembre 2004. Sono il Dr. House che guarda attraverso una vetrata la bambina dodicenne che rivela ai suoi genitori il terribile segreto che si cela dietro alla sua malattia. Sono nel suo sguardo, nella sua anima che si nutre dei sentimenti degli altri perchè i suoi, ormai, sono troppo nascosti e pericolosi. La gente mi fa: è davvero una droga.
E quando l'effetto della droga si fa negativo, non c'è altra soluzione che correre da lei e godersi i fuochi d'artificio -magari insieme ad un marocchino completamente ubriaco, perchè no. La mia vita fatta di dissonanze può ricominciare. Torno a casa con l'autobus, mi sono cambiato le scarpe e quindi sono in abito e Nike Gold. Sono spossato dall'ubriachezza e dalla giornata, in tasca ho chiavi, cellulare e cinque euro, lo zaino lo lascio in buone mani. Il suo ultimo commento riassume tutto. "Sembri un uomo in carriera sbattuto fuori di casa".
Ultimo fuoco, ultimo botto, ultima corsa. Congratulazioni, ragazzi.
"Ma come ti fa, in che senso? Ti fa schifo? Ti fa ribrezzo? Ti fa che cosa?", mi chiede il Bagnino alle ore 19 di domenica. "Ma no, mi fa e basta. Mi rende fatto... la fattezza, capisci? Come una droga. A me la gente... mi fa."
Eravamo partiti verso le dieci e mezza. Belli come il sole, oh sì, splendidi splendenti senza bisogno di bisturi perfetti. Monna Rokocoko elargisce complimenti, io mi auto-elogio nominandomi erede diretto di David Niven, il Bagninazzo è tronfio e sboroneggiante nel suo abito nuovo: uno scintillante gessato terronesco, con gagliardo abbinamento camicia nera (A NOI!) e cravatta bianca (a voi). Si parte. Ah, bè, prima si raccattano su le donzelle. Amoredelleelementari!!!
Blow It di Lemos ci carica alla grandissima: pezzo d'apertura di Magda al Time Warp, non so se mi spiego. Il Bagnino lascia le sue soronità ramazzottiane e si dedica alla minimal per una decina di minuti. Si esalta. Le donzelle chiacchierano e se la ridono, devo ancora scegliere che cravatta mettere ma so che ci penserà qualcun altro per me. Mangiare il muffin è stato come inghiottire una felpa di pile, ma va bene così. In Italia di Fabri Fibra movimenta lo spirito, Cernusco stiamo arrivando, va lì che bella l'Esselunga tutta bianca. "Ma sai Albe, dove mi piacerebbe andare in vacanza quest'estate? In Austria!". Si ride... ma chissà poi perchè.
La sposa è sempre in ritardo e Michelozzo, bè... Michelozzo è tranquillo, i grandi giorni vanno goduti dall'inizio alla fine: se ti emozioni troppo, se ti prendi male, alla fine il risultato non è mai quello che speravi. Un po' come se dovessi vincere lo scudetto nella sfida contro la Roma... se ti prendi male, poi perdi 3-1 in casa. Oppure nel derby! Che goduria sarebbe... ma se il tuo presidente dice che vale più di una finale di Champions, è ovvio che prendi due perazze. Ma tutto questo a Michelozzo non importava, l'altra mattina. Lui era lì tranquillo. "Mi hanno fatto fare un aperitivo...", si interrompe, ridacchia. Jim Carrey diceva, in quello stupendo film (Man on the Moon), che il silenzio è comico. Michelozzo ha il senso del silenzio, degli spazi vuoti. Ci guarda e vede delle belle persone, non c'è che dire. Noi pensiamo lo stesso di lui. Tre quarti d'ora non passano mai, ma tanto chi ci corre dietro?
In chiesa, per fortuna, io ed il Bagninazzo non siamo seduti accanto. Ovviamente ci mettiamo lo stesso a fare i coglioni, perchè non sia mai che si prendano le cose troppo sul serio: poi perdi di derby e ci rimani male. Il momento clou è il "Padre nostro" recitato, come vuole il mitico pretazzo di provincia, tutti mano nella mano. La sciura davanti a me si avventura e compie un passo verso quelli "dell'altra sponda". Da destra cominciano a spingermi perchè anch'io devo compiere lo stesso gesto, ma sfoggio una nonchalance che manco un giocatore di poker. Guardo allora il bambinetto che alla mia sinistra mi tende la mano: a quel punto cedo. Alla fine della preghiera però, gli stringo la manina un po' più forte del dovuto perchè creare un po' di scompiglio alla Gascoigne mi piace troppo. Amen.
Foto, riso, lattine, bla bla, arriviamo alla Villa dopo che il pretazzo ha fatto i complimenti all'AleGranny per come ha partecipato alla Messa: secondo me l'ha notata soltanto perchè sbucava con la sua testolina in mezzo alla folla di fedeli. Che cazzo di bisogno c'era di mettersi i tacchi, io dico! Già sei alta quattro metri e trenta!!! Ma dicevo della Villa. Cerchiamo il nostro tavolo, immaginiamo ciò che succederà in limonaia e ci spostiamo verso il laghetto per l'aperitivo. Guarda i cigni, guarda il gavedano, guarda le papere, guarda che siamo al terzo bicchiere, senti i pescetti come sono buoni, sono le tre di pomeriggio e vicino a casa della Kotta si sta giuocando una partita. Arriveranno sms. Però... buoni sti pescetti... Albi cazzo non puoi mangiarteli tutti, schifoso!
Bacio, bacio, bacio, eeeeeeeeeeeeeeeeeeee bravi viva gli spooooooooosiiiii. Vai col vinello. C'è una sedia vuota al tavolo, il cameriere ci guarda insospettito (ma è avanti a noi di una trentina di mosse): è andato fuori un attimo a fumare. Seconda portata: è andato in bagno. Sorbetto: il vostro amico dov'è, è ancora fuori? Tagliata di vitellone: è andato a chiamare, voleva sapere i risultati. Il BBilan ha vinto, la Roma pure, la Fiorentina ha perso. Sì ma lui tifa Ternana! La Ternana ha vinto due a uno. Ridiamo, ci affratelliamo con parenti, colleghi, l'animatore che suona otto strumenti e si infoia da solo. E' un matrimonio, puro e semplice. Il pranzo sta durando un'eternità, ma il vinello freschissimo aiuta a superare tutto. Gli sposi impegnati in pose bucoliche, la nonna che si emoziona, l'Amoredelleelementari che mi riempie di complimenti, la SG che mi manca, la malinconia che mi prende ad una certa ora. Torno da solo al laghetto, ma qualcuno mi sta seguendo. Il sole se ne sta davvero andando?
Tra un bicchiere e l'altro siamo arrivati al taglio della torta. Sono le 18.29 e mentre tutti si stanno radunando fuori, io e il Bagnino ci dirigiamo verso la toilette. Camminiamo sciallati e sicuri nei nostri abiti scintillanti, io davanti di qualche passo finchè, completamente immerso nei miei pensieri, mi faccio da solo una domanda, rispondendomi poi con un gesto ormai leggendario. "PEZZO, MA COSA FAI? FAI SPALLUCCE DA SOLO??? SENZA CHE TI CHIEDA NIENTE???"
Ebbene sì. Talmente assorto nei pensieri che volavano e spaziavano dall'estate del 1998 fino a quello stesso pomeriggio, mi chiedevo che senso avessero molte delle azioni compiute, dei traumi causati, delle preoccupazioni e delle ansie che mi avevano rovinato. La risposta in un gesto spontaneo, alcolico e definitivo: spallucce. Ad una domanda che io stesso mi ero fatto! Il Bagnino scoppia a ridere, io corro ad ingozzarmi con le torte -che di solito non mi piacciono, ma questo è un matrimonio e tutto deve scorrere liscio.
E quindi si torna all'inizio. Vedo la felicità negli sguardi di amici intimi e parenti, guardo la ValeRoga bella come non mai, mi emoziono e ridacchio pensando ad un giorno così che, sono sicuro, per me non arriverà mai. Ma per una volta, per obbligo morale ed intellettuale, scaccio la dissonanza cognitiva e rifiuto l'idea che "tanto non me ne frega un cazzo". Non può essere così. Io li vedo felici, sono tutti così immersi in quel tepore, mentre io mi stacco e guardo tutto da un angolino. Io non sono come loro, pezzo, mi capisci? La gente mi fa, lo vedi come sto? Mi è presa una malinconia totale. Noi non siamo come loro... ma chi ha sbagliato, ne sono sicuro, siamo noi. Sono io. Essere felice per gli altri mi fa stare male, è inevitabile. L'ho imparato nel bagno della taverna, addì 31 dicembre 2004. Sono il Dr. House che guarda attraverso una vetrata la bambina dodicenne che rivela ai suoi genitori il terribile segreto che si cela dietro alla sua malattia. Sono nel suo sguardo, nella sua anima che si nutre dei sentimenti degli altri perchè i suoi, ormai, sono troppo nascosti e pericolosi. La gente mi fa: è davvero una droga.
E quando l'effetto della droga si fa negativo, non c'è altra soluzione che correre da lei e godersi i fuochi d'artificio -magari insieme ad un marocchino completamente ubriaco, perchè no. La mia vita fatta di dissonanze può ricominciare. Torno a casa con l'autobus, mi sono cambiato le scarpe e quindi sono in abito e Nike Gold. Sono spossato dall'ubriachezza e dalla giornata, in tasca ho chiavi, cellulare e cinque euro, lo zaino lo lascio in buone mani. Il suo ultimo commento riassume tutto. "Sembri un uomo in carriera sbattuto fuori di casa".
Ultimo fuoco, ultimo botto, ultima corsa. Congratulazioni, ragazzi.
1 Comments:
At 27 maggio, 2008 10:37, Anonimo said…
Grazie a voi ragazzi!
Nothing else!
That's all!
Vale Roga & Michelozzo
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