E Frank Era Indubbiamente Un Uomo, In Tutta La Sua Debolezza.
Ogni tanto Fabri mi tira in mezzo con le sue domandine sullo sport che diventano costantemente motivo di dibattiti e risate. Stasera mi ha chiesto quali sono i calciatori che più mi esaltano in questo periodo, ed io non ho saputo rispondere perchè, queste le mie parole, a me piacciono quelli tipo Djalminha (un uomo capace di tirare una testata in faccia al proprio allenatore durante un allenamento). Fabri si è messo puntualmente a ridere.
Se mi avesse chiesto il ciclista che più mi ha esaltato negli ultimi dieci anni, bè, a parte ovviamente il magico Pantani non avrei avuto dubbi: Frank Vandenbroucke.
Di lui si sono dette davvero tante cose, sin dagli esordi, circa dieci anni fa. Che era l'erede di Merckx. Che era più forte di Merckx. Che tutti avrebbero perfino dimenticato Merckx perchè Vandenbroucke avrebbe riscritto la storia del ciclismo. Vandenbroucke in effetti era un bel corridore: forte, fortissimo, precoce e dirompente... ma un po' pazzerello.
Si disse che quando si mollò con la fidanzata storica, i suoi genitori lo buttarono fuori di casa e addirittura proposero alla povera fanciulla di trasferirsi a vivere da loro. Perchè Frank era completamente fuori di senno, un pazzo furioso. Un ragazzo strano, un ciclista che doveva ancora dimostrare tutto. Un ciclista che ho amato da subito.
Frank però non è riuscito a dimostrare quello che voleva, o che forse gli altri volevano lui dimostrasse. Dapprima si è distrutto la carriera con le sue mani con storiacce di flebo, pastiglie e droghe varie. Poi ha cercato di rientrare nel giro, a volte partecipando a corse sotto falso nome per via delle squalifiche per doping. Non poteva gareggiare, ma lo faceva lo stesso per far vedere che si stava ripulendo, che era ancora un atleta.
Frank Vandenbroucke era uno di quei personaggi dei quali la maggioranza degli sportivi farebbe volentieri a meno. Uno di quei personaggi che però meritano la mia attenzione, nonchè la mia totale solidarietà.
Solo che Frank non correrà più. Se n'è andato a trentaquattro anni. Senza aver cancellato il nome di Merckx. Senza aver vinto tutte quelle corse che dovevano essere sue. Molto prima di quanto tutti si potessero aspettare.
Io non ci credo, nel destino. Credo solo nelle storie degli uomini.
Se mi avesse chiesto il ciclista che più mi ha esaltato negli ultimi dieci anni, bè, a parte ovviamente il magico Pantani non avrei avuto dubbi: Frank Vandenbroucke.
Di lui si sono dette davvero tante cose, sin dagli esordi, circa dieci anni fa. Che era l'erede di Merckx. Che era più forte di Merckx. Che tutti avrebbero perfino dimenticato Merckx perchè Vandenbroucke avrebbe riscritto la storia del ciclismo. Vandenbroucke in effetti era un bel corridore: forte, fortissimo, precoce e dirompente... ma un po' pazzerello.
Si disse che quando si mollò con la fidanzata storica, i suoi genitori lo buttarono fuori di casa e addirittura proposero alla povera fanciulla di trasferirsi a vivere da loro. Perchè Frank era completamente fuori di senno, un pazzo furioso. Un ragazzo strano, un ciclista che doveva ancora dimostrare tutto. Un ciclista che ho amato da subito.
Frank però non è riuscito a dimostrare quello che voleva, o che forse gli altri volevano lui dimostrasse. Dapprima si è distrutto la carriera con le sue mani con storiacce di flebo, pastiglie e droghe varie. Poi ha cercato di rientrare nel giro, a volte partecipando a corse sotto falso nome per via delle squalifiche per doping. Non poteva gareggiare, ma lo faceva lo stesso per far vedere che si stava ripulendo, che era ancora un atleta.
Frank Vandenbroucke era uno di quei personaggi dei quali la maggioranza degli sportivi farebbe volentieri a meno. Uno di quei personaggi che però meritano la mia attenzione, nonchè la mia totale solidarietà.
Solo che Frank non correrà più. Se n'è andato a trentaquattro anni. Senza aver cancellato il nome di Merckx. Senza aver vinto tutte quelle corse che dovevano essere sue. Molto prima di quanto tutti si potessero aspettare.
Io non ci credo, nel destino. Credo solo nelle storie degli uomini.
1 Comments:
At 14 ottobre, 2009 11:10, Nikodejan said…
E' il 1999, in quel periodo mi piaceva giocarmi qualche soldino alla SNAI o al Match Point. E' proprio nel punto di viale Lazio che gioco su suggerimento di mio fratello (l'uomo più accanito di ciclismo che conosca) poche lire su Vandenbroucke vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi.
Alle scommesse ho vinto con un Parma-Perugia di fine campionato, con Adamitico piazzato, con un incredibile Fiorentina-Inter 2-3 risultato esatto e con Vandenbroucke vincitore alla L.B.L.
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