La Canzone Dell'Amore Perduto
E' il Bagninazzo, sempre lui, che ultimamente tira fuori una chicca dietro l'altra. Ascolta questa canzone, mi dice, la conosci?, forse sì, forse no, l'apatia mi sorprende alle spalle e non so più reagire, apparentemente; qualcosa va sempre storto in questa testa di legno, in questo cuore che sta guarendo, in quest'anima inquieta che da troppo tempo si è assopita, snaturata, quasi avvilita. Me ne vado a Venezia Fez, sei contento? E lui risponde rilanciando la posta, mandami la foto dal centro culturale Don Orione, te lo ricordi "l'hotel della gita", che poi hotel non era... (ne ho parlato distrattamente qui). Obbedisco, gli sbattimenti in giro con la Meravijosa sono tutta un'altra storia, riesco a non immalinconirmi grazie al suo entusiasmo, possibile?, mi scappa una mezza risata, un sussulto, uno sguardo nel vuoto verso un cortile che ho sicuramente calpestato, ma i ricordi sono andati, annebbiati, com'è triste Venezia, soltanto diciott'anni dopo. Inviamo la foto, il mandante dei miei atti eroici e sconsiderati è contento. Sbuffo.
E la canzone? La ascolto, non mi ci ritrovo inizialmente, allora faccio passare qualche giorno, la tengo in standby finchè non mi faccio travolgere, "e quando ti troverai in mano quei fiori appassiti al sole di un aprile ormai lontano, li rimpiangerai"; improvvisamente sembra che qualcuno stia cercando di comunicare con me da un passato remoto, da una galassia parallela, da un pomeriggio veneziano, da un angolo opposto dell'Universo, outside ideas of right doing and wrong doing, là qualcuno mi sta chiamando, io stringo i pugni e vorrei forse gridare... Ma scelgo ancora una volta la strada del silenzio, perchè non ho la forza di raccontare a me stesso tutto ciò che sta succedendo. Subisco, resto appeso, verrà il momento di fare i conti con tutto quanto. Il Bagninazzo, sempre lui, un uomo per mille stagioni, sentenzia a fine telefonata: lo sai che sguazzo quando posso vestire i panni del Bagnino... lo sai che per me è la massima goduria immaginabile. Ma qui sei tu che devi deciderti. Prima o poi Fez, tu devi chiudere quel dannato cerchio. E così sia.
E la canzone? La ascolto, non mi ci ritrovo inizialmente, allora faccio passare qualche giorno, la tengo in standby finchè non mi faccio travolgere, "e quando ti troverai in mano quei fiori appassiti al sole di un aprile ormai lontano, li rimpiangerai"; improvvisamente sembra che qualcuno stia cercando di comunicare con me da un passato remoto, da una galassia parallela, da un pomeriggio veneziano, da un angolo opposto dell'Universo, outside ideas of right doing and wrong doing, là qualcuno mi sta chiamando, io stringo i pugni e vorrei forse gridare... Ma scelgo ancora una volta la strada del silenzio, perchè non ho la forza di raccontare a me stesso tutto ciò che sta succedendo. Subisco, resto appeso, verrà il momento di fare i conti con tutto quanto. Il Bagninazzo, sempre lui, un uomo per mille stagioni, sentenzia a fine telefonata: lo sai che sguazzo quando posso vestire i panni del Bagnino... lo sai che per me è la massima goduria immaginabile. Ma qui sei tu che devi deciderti. Prima o poi Fez, tu devi chiudere quel dannato cerchio. E così sia.