BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

martedì, gennaio 08, 2008

Zamagna Corvetto Martini Osoppo Bonola Benedetto Marcello.

Com'è, come non è, sono lì alla fermata della 61 ripensando ai miei diciott'anni. Provo a scavare nella memoria, ma non ritrovo quasi nulla. Nessuna sensazione. Ripenso al compleanno festeggiato alla bell'e meglio con gli amici di sempre, quelli del quartiere, quelli che per tutta la vita sapranno chi sei anche se non ti farai vedere per vent'anni. Poi mi illumino in un lampo e mi rivedo al mercato con Robi: altri tempi, altri sbattimenti, altre storie. E che storie. Robi, cazzo, praticamente lavorava solo al sabato, e qualche volta al giovedì. Fenomenale. Durante la settimana facevo tutto io, e per chi conosce il mio senso pratico, bè, ho già detto tutto. Arrivavo prima di lui, sempre, scacciavo i marocchini che volevano impossessarsi del posto, montavo, correvo a destra e a manca per portargli giornali, focacce, caffè e quant'altro. Lui scriveva i cartelli, poi si chiudeva in un mutismo che per me, all'epoca, era davvero incomprensibile. Litigavo con le vecchie, poi quando tornavo a casa da via Zamagna e l'incasso era stato di 139mila lire mi veniva da star male. Io non guadagnavo un cazzo, lo aiutavo perchè aveva bisogno e non gli chiesi praticamente mai un soldo. Quello che mi dava, prendevo. Io avevo bisogno di stare fuori di casa, e per lui lavorai quasi due mesi con uno stipendio da fame. Ma non m'importava un granchè. Robi mi incuriosiva, tutto in lui era enigmatico; non accennava il minimo gioco di apparenze, per entrare in contatto con lui dovevi viverlo al 100%. C'erano giorni in cui, montato il banco, prendeva e se ne andava, per tornare dopo tre ore, lasciandomi in balia di tutti quegli assurdi avvenimenti che solo al mercato possono succedere (e sono tanti, credetemi). In piazza Martini un giorno stava per scatenarsi una tromba d'aria e, quando tornò, non seppe neppure dirmi dov'era stato. "Eh, sono andato di là a fare un giro, dovevo risolvere una cosa". "Ma cazzo, non hai visto che a momenti qua vola via tutto? Cazzo." Nessuna risposta. Mi accontentavo delle sue spiegazioni, ed intanto assimilavo il suo modo di fare, il suo atteggiamento nei confronti della vita: la sua composta rassegnazione dinnanzi alle tristi vicende che lo stavano colpendo fu per me una lezione da imparare. Robi si sfogava pochissimo, e non mi faceva mai pesare le sue difficoltà. Ripensare oggi a quel ragazzetto magro ed ingenuo in balia delle vecchiacce mi fa davvero sorridere, mi rende orgoglioso. Ci vuole davvero un pizzico di incoscienza nella vita: oggi come oggi, infatti, non tornerei mai a lavorare in quel modo. Non potrei resistere nemmeno tre giorni. Certo, quando arrivava il sabato era una festa. In Benedetto Marcello si lavorava alla grande, non c'è che dire. Ogni tanto arrivava qualche straniera ed io sfoderavo il mio fluent english da studente che è riuscito a farsi bocciare in quarta liceo con l'8 in inglese: no, dico, mica cazzi. Un giorno sparì con moglie e figlia per andare a mangiare da McDonald, e quando tornò io gli avevo venduto mezzo banco: non ci poteva credere (ed io ancora oggi ho dubbi su ciò che successe veramente quel pomeriggio). Eh sì, quelli erano i tuoi diciott'anni, Joe. Un pomeriggio andai a casa sua dopo il mercato per sistemare il magazzino, in tv passava il video di Mambo number 5 e lui si mise a ballare con la figlia di due anni: lo vidi felice come non mai. Quell'immagine non passerà mai dalla mia mente. A diciotto anni non capisci un sacco di cose, certo. Ma alcune altre ti rimangono dentro per sempre.

A questo punto mi sa che giovedì passo a salutarlo. L'ultima volta che mi ha chiesto delle mie donnacce dovevano ancora succedere un sacco di cose. Si farà due risate (come sempre), mannaggia a me.

Cosa non è stato quel millenovecentonovantanove.

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