Anche Se La Silvye Mi Aveva Chiesto Un Altro Post.
Ancora una volta sono qui, da solo, Silvietto è al telefono, dall'altra parte Panama, quando arrivi come ti muovi dove ti fermi, è tutto lontano nonostante i pochi metri di distanza. Chiamo Ermes, arrivo arrivo stasera sto facendo il taxi, non riusciamo a farci una partita seria perchè i joypad non funzionano; lo batto ai rigori con il Camerun contro la Costa d'Avorio, il locale si riempie e tutti tifano contro di lui; per una volta mi va bene. Più tardi sfiderò Fr'Cone, una sconfitta 1-0 e una vittoria 5-0 mettono a posto i conti. Poi rimango nuovamente da solo, perchè Silvietto mi abbia abbandonato è un mistero, ma va tutto bene, sarò a casa in orario nonostante il portone che non vuole aprirsi. Strane rimembranze... ma stavolta la chiave non si spezza, gira a vuoto, gira a vuoto, impreco, non passa nessuno a quest'ora, non ho voglia di scavalcare e non mi faccio prendere dall'ansia. Pazienza se domani mattina devo alzarmi presto, e poi correre tutto il giorno per il Bagninazzo, è tutto a posto per me; dopo un migliaio di tentativi riesco ad entrare, dovrebbe essere più semplice però, eccheccazzo. Silvietto è partito, mi preparo per un venerdì sera bizzarro, eroe o sfigatello?, sta a me scegliere, anche se in realtà sarà una scelta obbligata. Ho guardato le luci del concessionario nello specchio per cinque minuti, i personaggi più disparati che mi parlano delle profezie Maya in sottofondo, l'assenza di un'alternativa vera a questa inerzia, un addobbo natalizio come il sacchetto di plastica di American Beauty, ma senza poesia, senza tono, che questa è vita vera e quello è solo un film. Amo abbandonarmi ai ricordi, ma in alcune sere sbagliate attaccarmi al presente è un istinto primordiale. Luci che si accendono, luci che si spengono. Cala il sipario. Silvietto sarà arrivato a Panama. Beato lui, ma non lo invidio.
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