Gymno
L'ansia della domenica sera. Erik Satie in sottofondo, tanto per centuplicare le sensazioni. Sono uscito dalla residenza Morosonica e una folata d'aria fresca mi ha pizzicato per un istante; allora ho rallentato il passo per arrivare alla macchina, per godermi quel neon violaceo davanti al cielo blu elettrico. Sto attento alle pozzanghere, sorrido alle gocce di pioggia, una volta avevo l'ansia dell'ansia della domenica sera. Perchè l'angoscia esistenziale della settimana che finisce, per tanto tempo, non l'ho sentita come gli altri; semplicemente non ce l'avevo. Non ne rimaneva in me che un ricordo sempiterno, inconscio, indelebile. Le settimane si sono susseguite, per molto, troppo tempo, ed io non sapevo che fare delle mie domeniche sere; restavo ore immobile a fissare il ponte, le macchine che scorrevano, i disperati in attesa di un tram. E stavo... non come adesso.
Non mi arrabbio mentre un pazzo mi supera insensatamente sulla destra; percorro con andatura sincopata via Inganni, quasi andassi a ritmo con Gymnopedie del sovracitato Satie. Arrivo a casa e, incredibilmente, ho del tempo da spendere. Per me. Senza ansia. Senza delusioni. Senza pensieri autodistruttivi. Nonostante questa suonata malinconica e la pioggerellina battente. Qui la Morosona c'entra qualcosa, mi sa.
Non mi arrabbio mentre un pazzo mi supera insensatamente sulla destra; percorro con andatura sincopata via Inganni, quasi andassi a ritmo con Gymnopedie del sovracitato Satie. Arrivo a casa e, incredibilmente, ho del tempo da spendere. Per me. Senza ansia. Senza delusioni. Senza pensieri autodistruttivi. Nonostante questa suonata malinconica e la pioggerellina battente. Qui la Morosona c'entra qualcosa, mi sa.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home