BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

domenica, giugno 17, 2012

Fidelio

Quanto tempo è passato non me lo ricordo, l'ultima volta era una storia di donzelline, compleanni e freedrink che non arrivavano mai. Non amo i genetliaci in discoteca, all'epoca della mia ultima apparizione all'Old se ne festeggiavano quattro in una volta sola dunque si poteva anche strappare la regola. Per di più incontrai il buon Fabri, che però sparì nella notte, fuggito chissà dove.

Allora ritorno animato da uno spirito antico, come una fiammella immortale che torna ad ardere in determinate occasioni mondane; sono di nuovo all'Old Fashion, elegante nelle mie AirMax e comodo in camicia AntonyMorato, prezioso regalo della Meravijosa che giustamente sto accompagnando.

Che poi, non è che la sto accompagnando. Ce la sto proprio trascinando, visto che le sue ultime disavventure l'hanno trascinata in una mezza spirale di clausura maniacale quasi monacale (concedimi il virtuosismo). I colleghi hanno sorriso con gli occhi, e mi hanno abbracciato a parole, quando ho sentenziato: "senti ma che cazzo ce ne frega, stasera andiamo a ballare anche noi". Applausi.

Beviamoci un cocktail, buttiamoci in pista, baciamoci e balliamo. Qualcuno forse potrebbe obiettare che non c'è nessuno, il locale è desolato (per ora) e qui davanti alla consolle non si agita nessuno. Io e la Meravijosa di certo non ci facciamo scalfire da questi pensieri... ci scateniamo su questo remix di Gotye (ma quanti significati ha questa canzone?) e intorno a noi c'è il vuoto; ma ci sarebbe anche se fossimo in mezzo ad un milione di persone. C'è sempre qualcuno che deve aprire le danze e quel qualcuno siamo io e lei. Ci abbracciamo, cantiamo, si comunica a parole, sguardi, piccoli gesti.

La serata procede allegramente tra mancati inciuci, foto sfocate e gitarelle al bancone del bar, da sempre meta di confessioni ed affratellamenti: qualcosa sembra andare storto proprio sul finire, poco prima del megapanino e di un viaggio in taxi sicuramente da dimenticare. Qualcosa, forse qualcuno, forse niente, forse nessuno. Ci sediamo alla fermata della 61 e ci commuoviamo, perchè ci ricordiamo di chi eravamo e ci accorgiamo di chi siamo ora. A fine serata restano in testa tanti pensieri, o forse poi è soltanto uno.

Volevo una persona che mi accompagnasse lungo il cammino. Volevo una persona che mi fosse di supporto nei momenti difficili, e per la quale essere fondamentale. Volevo una persona capace di trasformare la tristezza in un sorriso.

Volevo una persona che si buttasse in pista con me quando ancora nessuno sta ballando.