Mi è capitato spesso di viaggiare nel tempo. Credo capiti a tutti, ogni giorno. Ai melancomaniaci come me, poi, basta una nota, un alito di vento. Ma non mi era mai capitato di parlare con il me stesso di due anni più giovane, com'è invece accaduto in quel di DianoMarina, proprio qualche giorno fa. E' stato qualcosa di unico.
In macchina con Pianeta l'atmosfera è di alto livello, abbiamo mescolato hip-hop storico, house da viaggio e techno da carica pastigliosa. Siamo entrati a Diano freschi come due sbarbatelli alla prima vacanza insieme; poi il RaffyHotel si materializza sulla mia sinistra, il balconcino ad angolo sopra il CafeDesAmis mi ricorda le infinite chiacchierate notturne, il vialone è sempre uguale e questo non aiuta. Entrare in casa poi, non ne parliamo. Lì, spiegherò più avanti, siamo stati molto felici in quattro, ma infelici in due. Questo dice tutto, ma non racconta la chiacchierata con me stesso.
E allora, mentre il caldo e l'amaretto di Saronno mettono a dura prova il fisico ed ostacolano il sonno, ripercorro quei giorni di due anni fa e mi godo i miglioramenti, i passi in avanti, le insicurezze svanite, le paure vinte, la strada intrapresa. Mi chiedo a che prezzo ho ottenuto tutto ciò, ma Joe versione 2010 non sa rispondermi. Mi parla della sua impossibilità di amare fino in fondo, e di cambiare qualche sfumatura per salvaguardare un bene più grande. Mi racconta della sera di Supercoppa Europea, della solitudine sul divano (oltre che della tristezza nel vedere Benitez sudare come in un bagno turco). Ci soffermiamo, ridendo amaramente, sulla sala giochi, le lunghe camminate diurne e serali, su una staticità affettiva, emozionale ma anche fisica, che ci stava logorando e che ci ha poi condotti, effettivamente, all'abbandono reciproco. Non c'è più tempo per sorridere, non ora, non subito, forse in futuro. Perchè ti comportavi così, Joe2010? E lui arranca nelle risposte, allarga le braccia, sbuffa, cerca degli alibi poi all'istante spiega che non esistono giustificazioni plausibili, è tutta una seria di cause ed effetti, la sua vita non si può comprendere se non si affrontano mille passi preliminari; di tempo ne ho, ne abbiamo, a sufficienza, mentre passeggio per i vialetti pieni di vecchi e bambini, alla ricerca di un'emozione forte insieme al buon Pianeta che sopporta giocosamente i miei continui sbalzi d'umore.
La casa, il balconcino, la stanza nella quale non entro; siamo stati felici ed infelici, continuo a ripetermi, e non so cosa mi faccia più male. Joe2010, dammi qualche risposta; ma la chiacchierata è un circo di ricordi, la sera ad Alassio, la felpa prestata, tecnicamente non ho mangiato. Torniamo al Bastoncino d'Oro, cercato per tutto il paese, e sono risate, evocazioni, colpi al cuore (stavolta il gelato fritto ce l'avevano, e Pianeta era bello contento). Continuo ad accusare il mio precursore di aver sbagliato e rovinato tutto. Non importa quello che è successo dopo, voglio che paghi per avermi fatto stare così male, per aver sbagliato così tante volte. Mi inchiodo senza appello; se mai c'è stato un momento per pensare a tutto quello che è successo nell'ultimo anno, bè quel momento è ora.
La notte porta sogni agitati, un braccio addormentato ed una spossatezza d'altri tempi. Mi sveglio con un magone inesprimibile. Devo sentire la Meravijosa, al più presto. Respirare sott'acqua è la mia specialità, ma io qui sto soffocando in una nube di auto-ribrezzo e condanna. Joe2010, con te non voglio più parlare. Per sapere chi sono basta ripensare alle Sue parole al telefono, proprio l'altro ieri: non devi cambiare... io adoro le tue insicurezze, i tuoi punti deboli, adoro prendermi cura di te. Senza tutto questo... non saresti tu. E non saremmo noi.