A Rone Walter Film
Dovrei rispondere alla mail di TommyBoy, dovrei fotocopiare carta d'identità e codice fiscale, dovrei preoccuparmi della pioggia, del freddo, e non rimanere in maglietta con la finestra semi-aperta; dovrei, dovrei, potrei.
Il vecchio inossidabile TestaDiCane ha nuovamente estratto dal cilindretto magico i capolavori dell'inverno 2005, da Travedona alla WhiteHouse di Corsico e ritorno, passando tra Halloween, Capodanno e compleanno del Bagninazzo. Come si può rimanere impassibili di fronte al talento, all'allegria, alla voglia di stare insieme di cui sono totalmente permeati quegli epocali film d'autore? Il Perkovic che muore in ogni storia, quelle facce pulite, gli orrendi tagli di capelli, le devastanti perdite e aumenti di peso, fa strano pensare che siano passati otto anni ma un rimedio contro il tempo ci deve essere, per forza. E' stare insieme ancora, scrivo via sms al già citato TDC, mentre la domenica scorre piena di pensieri, emozioncine positive e piccole ansie. Domani qualcuno parte per l'Olanda, pardon i Paesi Bassi, qualcun altro verso via dei Missaglia, sperando di aver imparato dai propri errori e dai propri trascorsi.
Mi tengo stretto tutto quanto, questa sera di pioggia invernale a tre giorni dalla Primavera. Qualcosa succede sempre, in fin dei conti, e la DeepBlue è più viva che mai.
Questa Curva E' Da Scudetto
Il ritorno a Milano è chiaramente un po' giù di tono. Siamo sconfitti sul campo, pardon, sul ghiaccio, ed anche un po' nello spirito. Non siamo depressi, non siamo sorpresi, più che altro sappiamo cosa ci aspetta. Sei mesi di passione, bofonchia Marce da dietro. Non sai mai cosa può succedere, se ti iscrivi al campionato o no, con che giocatori, con quali obiettivi... ogni anno la stessa storia. Cosa dobbiamo fare... L'hockey è così. Perlomeno, l'hockey in Italia. Il campionato è quantomeno bizzarro; soltanto dieci squadre di serie A, male organizzato, peggio arbitrato, e poco seguito soprattutto in alcune piazze che eppure sono storiche (vedi Cortina e un incontro con sedici paganti). Milano, da parte sua, ha una storia gloriosa fatta di trionfi e rovinose cadute; dall'ultima ci si è ripresi l'anno scorso, con la promozione in A. L'obiettivo di quest'anno, sempre sbandierato, era una salvezza tranquilla ed un tentativo di miracolo nei playoff. Il miracolo, manco a dirlo, è svanito in gara6, spazzato via dal Brunico di fronte a 1600 spettatori. Non male, per essere a Torino (già, perchè dovete sapere che le gare interne del Milano si disputano all'Agorà, a Milano... ma per questo turno di playoff, il momento clou della nostra stagione, il palazzetto è occupato dai mondiali di pattinaggio quindi ci siamo allegramente trasferiti per due partite a Torino... la tristezza). Tornando a Marce, seduto febbricitante sul sedile posteriori di questa comoda Toyota ibrida, è il suo disilluso commento finale a cogliere ancora di più la mia attenzione. Quest'anno non so quante migliaia di chilometri ho fatto per sta squadra... ma dopo la partita di oggi... non so, non penso si meritino tutto questo affetto, tutto questo amore, tutti questi sacrifici. La maglia va onorata, certo, da parte nostra ma anche da parte loro. E di loro... io credo che nessuno abbia capito cosa vuol dire giocare per il Milano, cos'è lo spirito Saima. Non so... abbiamo invaso Torino anche oggi, e loro ci hanno ripagato con questa prestazione inspiegabile. Secondo me non ci meritano.
Marce è un bel tifoso, eh, un tifoso vero, Saimino da sempre, accanito, goliardico, antisportivo, sfacciato, sboccato, onnipresente. Tutti lo conoscono a palazzo, anche i giocatori ovviamente, e tutti ne apprezzano la dedizione maniacale, la determinazione folle. Se Marce critica in questo modo la squadra, se parla con questo tono disilluso, dopo circa trent'anni di cori, tamburi, striscioni e trasferte, vuol dire che c'è davvero qualcosa che non va. Quel qualcosa di cui avevo avvertito la Meravijosa durante il secondo intervallo: sabato scorso abbiamo preso cinque pere su a Brunico, ma nel nostro settore la festa era magnifica, si ballava e si cantava a squarciagola... oggi i nostri ci stanno togliendo anche questa voglia.
Ma poi sono discorsi che durano un lampo; giusto il tempo di scrollarsi di dosso le scorie di una trasferta andata a male, di un campionato mal nato e mai nato, e la speranza, la fede, la voglia di stare insieme prendono il sopravvento. Anche il saluto finale ai ragazzi, prima che salissero sul pullman, è andato in questo senso. Giocatori fino ad un secondo prima criticati e sbertucciati, vengono accolti da applausi, cori e ringraziamenti. Il tifo è tifo, la passione è passione, di sano c'è il valore dello stare insieme, e niente più.
Poi mi ritrovo nel letto, in una domenica pomeriggio atipica, di sole e tempesta, a chiedermi perchè non c'è nessuno che faccia in questo modo il tifo per me. Ma la domanda è malposta, e la Meravijosa, sempre lei, mi rimette in piedi con una bella scazzottata in stile NHL.
Via i guanti, Joe.