Patti
Mi sveglio prima dell'alba e il buio mi dà una manata secca in faccia. Ma è fine settembre e anche se non mi fido delle previsioni, potrebbe saltar fuori una bella giornata (sarà così, in effetti). Vatti a fidare del cielo di Torino, pardon, di Collegno che però è proprio lì attaccatissima.
Arrivo in stazione con il mio solito mastodontico anticipo, che mi si ritorce contro infine, perchè è talmente presto che per correre a prendere posto sul treno sono arrivato prima del tabellone luminoso. Ma va così, voglio che vada così ora e sempre. Salgo, mi bruciano gli occhi dal sonno, bello sono bello, devo dire, giacca cravatta e queste scarpe di Timoteo che mi faranno impazzire (sarà così, in effetti).
Sul treno mi godo la solitudine fino a Novara, poi tre nigerianone mi importunano ma non c'è spazio per litigi in questo tenero cuore di Milanese in trasferta. Oggi è un giorno speciale, lo diceva anche Battisti.
Il sindaco di Collegno se la ride, la Meravijosa un po' meno, ride e piange e ride e piange, io non ci ho ancora fatto l'abitudine e sono anni ormai, per chi non la conosce è davvero uno spasso. Una testimone così dove la trovi?, penso per un istante, parole dolci non passano inosservate (e bravo il sindaco!) anche se mi fisso a un certo punto, perchè voglio scattare una bella foto e non ci riesco (la Meravijosa sentenzierà che, invece, mi è venuta proprio bene).
Ed è in quel momento, forse ispirato dal sindaco col faccione simpatico, che mi lascio trasportare finalmente: li guardo mano nella mano, belli emozionati e innamorati, e in testa visualizzo la chiave, che poi non è una chiave, sembra un badge, dell'appartamento di Franci a Sesto. Quella chiave è stata a casa nostra per tanti mesi, la custodivamo con attenzione spasmodica, quasi paranoica, perchè su tutto si può scherzare tranne sulla chiave di Franci.
Che Franci potrebbe aver bisogno di Giulia, e di noi in fondo, e noi dobbiamo avere la chiave ed essere pronti e carichi e reattivi, che Franci se lo merita dopo tutto quello che ha passato, ed ogni volta che ho rivolto lo sguardo verso la chiave (praticamente ogni giorno, visto che giaceva insieme alle nostre), quella chiave che sembra un badge, mi sono chiesto come facesse a sopportare tutto quanto, da sola, e quanta forza un essere umano debba tirar fuori per non farsi travolgere inesorabilmente. Ed ogni sguardo distratto diventava un interrogativo quasi inquietante, da scacciare per non farsi prendere dallo sconforto, e chissà Franci come farà, e chissà Franci se ce la farà.
E ora siamo qui e Franci ce l'ha fatta.
Un secondo dopo infilo la testa nello smartphone, perchè va bene la Meravijosa che è in preda all'euforia, ma dal fidanzato della testimone ci si aspetta un po' di contegno, suvvia, cosa sono quei lacrimoni.
Allora mi nascondo e mi strozzo, poi spazzo via gli antichi interrogativi, un sole pazzesco saluta la nostra festicciola improvvisata in piazza, poi Patti col mal di piedi sentenzia che è ora di salire in macchina, che la giornata è ancora lunga.
Chiudiamo otto ore dopo, sul balcone di casa dei neosposini, e Franci è essenziale ed indimenticabile: io davvero non so come avrei fatto, se non avessi incontrato Giulia nella mia vita.
Arrivo in stazione con il mio solito mastodontico anticipo, che mi si ritorce contro infine, perchè è talmente presto che per correre a prendere posto sul treno sono arrivato prima del tabellone luminoso. Ma va così, voglio che vada così ora e sempre. Salgo, mi bruciano gli occhi dal sonno, bello sono bello, devo dire, giacca cravatta e queste scarpe di Timoteo che mi faranno impazzire (sarà così, in effetti).
Sul treno mi godo la solitudine fino a Novara, poi tre nigerianone mi importunano ma non c'è spazio per litigi in questo tenero cuore di Milanese in trasferta. Oggi è un giorno speciale, lo diceva anche Battisti.
Il sindaco di Collegno se la ride, la Meravijosa un po' meno, ride e piange e ride e piange, io non ci ho ancora fatto l'abitudine e sono anni ormai, per chi non la conosce è davvero uno spasso. Una testimone così dove la trovi?, penso per un istante, parole dolci non passano inosservate (e bravo il sindaco!) anche se mi fisso a un certo punto, perchè voglio scattare una bella foto e non ci riesco (la Meravijosa sentenzierà che, invece, mi è venuta proprio bene).
Ed è in quel momento, forse ispirato dal sindaco col faccione simpatico, che mi lascio trasportare finalmente: li guardo mano nella mano, belli emozionati e innamorati, e in testa visualizzo la chiave, che poi non è una chiave, sembra un badge, dell'appartamento di Franci a Sesto. Quella chiave è stata a casa nostra per tanti mesi, la custodivamo con attenzione spasmodica, quasi paranoica, perchè su tutto si può scherzare tranne sulla chiave di Franci.
Che Franci potrebbe aver bisogno di Giulia, e di noi in fondo, e noi dobbiamo avere la chiave ed essere pronti e carichi e reattivi, che Franci se lo merita dopo tutto quello che ha passato, ed ogni volta che ho rivolto lo sguardo verso la chiave (praticamente ogni giorno, visto che giaceva insieme alle nostre), quella chiave che sembra un badge, mi sono chiesto come facesse a sopportare tutto quanto, da sola, e quanta forza un essere umano debba tirar fuori per non farsi travolgere inesorabilmente. Ed ogni sguardo distratto diventava un interrogativo quasi inquietante, da scacciare per non farsi prendere dallo sconforto, e chissà Franci come farà, e chissà Franci se ce la farà.
E ora siamo qui e Franci ce l'ha fatta.
Un secondo dopo infilo la testa nello smartphone, perchè va bene la Meravijosa che è in preda all'euforia, ma dal fidanzato della testimone ci si aspetta un po' di contegno, suvvia, cosa sono quei lacrimoni.
Allora mi nascondo e mi strozzo, poi spazzo via gli antichi interrogativi, un sole pazzesco saluta la nostra festicciola improvvisata in piazza, poi Patti col mal di piedi sentenzia che è ora di salire in macchina, che la giornata è ancora lunga.
Chiudiamo otto ore dopo, sul balcone di casa dei neosposini, e Franci è essenziale ed indimenticabile: io davvero non so come avrei fatto, se non avessi incontrato Giulia nella mia vita.
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