Leggiadria
Bisogna sapersi muovere con una certa leggiadria, penso mentre rientro a casa dopo una domenica bestiale, torrida e sbattimentosa come forse neanche ai bei tempi che furono.
Bisogna muoversi leggiadri lungo questo vialone soleggiatissimo, le cinque del pomeriggio non sono il momento migliore per uscire ma mi sono appisolato sul divano del Bagnino accoccolato al Perkovic: i microsonni durano al massimo un quarto d'ora!, di più non è consentito. Ma un quarto d'ora basta e avanza perchè sono cotto (l'ho già detto?) e rispondo ad ogni domanda dell'albanozzo in meno di un secondo. Parlo sempre e solo quando ho le spalle al muro, pardon, al divano. Mi appisolo nuovamente e quando mi sveglio il peggior ballerino d'Albania è sparito un'altra volta. Etereo. Leggiadro. Come Pantani sul Mont Ventoux.
Bisogna sapere entrare in punta di piedi nella vita degli altri, nelle altrui speranze e paure, in quest'ultimo piano soleggiato e pieno di storie; non sai usare il condizionatore ma va bene lo stesso, bisogna rispettare tempi e modi, se mi offri un pomodorino me ne gusterò un paio, se ti sembro un'anima in pena ti sbagli; voglio solo assimilare queste sensazioni uniche ed irripetibili, c'è un vinile di John Coltrane che mi fissa dalla sala ma sono avido di vedute e panorami e campi di calcio e palazzi a non finire, e io mi perdo e mi riperdo e continuo a perdermi...
Non sempre mi appartiene, bisogna ammetterlo, questa anomala sensazione; ma gli amici l'hanno notata e non si scappa mai da chi ci ama veramente. La dolce Sylvie, il Varanone che filma l'eterno Bagnino tutto indaffarato... è tempo di andare, giusto?
Bisogna sapersi muovere con una certa leggiadria per intravedere e comprendere il sorriso del colibrì, che vola all'indietro per affermare la propria natura, il proprio io profondo, la propria fenomenale singolarità. Non abbiamo mai fatto il percorso al contrario, sussurra vispa a un certo punto; è vero, ma io sbuffo e mi illumino e ridacchio e cerco di dare un senso a questo percorso, a questo contrario. Io che al contrario ho scoperto il mondo, i miei talenti e i demoni, io che al contrario penso e sento. Io che per un contrario polemizzo con l'universo, che al contrario gioco a Tetris e so legarmi agli altri. Allora bisogna aggiungere una nota di colore, fucsia ovviamente, per decretare un nuovo contrario da esplorare con passione leggiadra.
Non abbiamo mai fatto il percorso al contrario... è vero.
Non l'abbiamo mai fatto insieme.
Bisogna muoversi leggiadri lungo questo vialone soleggiatissimo, le cinque del pomeriggio non sono il momento migliore per uscire ma mi sono appisolato sul divano del Bagnino accoccolato al Perkovic: i microsonni durano al massimo un quarto d'ora!, di più non è consentito. Ma un quarto d'ora basta e avanza perchè sono cotto (l'ho già detto?) e rispondo ad ogni domanda dell'albanozzo in meno di un secondo. Parlo sempre e solo quando ho le spalle al muro, pardon, al divano. Mi appisolo nuovamente e quando mi sveglio il peggior ballerino d'Albania è sparito un'altra volta. Etereo. Leggiadro. Come Pantani sul Mont Ventoux.
Bisogna sapere entrare in punta di piedi nella vita degli altri, nelle altrui speranze e paure, in quest'ultimo piano soleggiato e pieno di storie; non sai usare il condizionatore ma va bene lo stesso, bisogna rispettare tempi e modi, se mi offri un pomodorino me ne gusterò un paio, se ti sembro un'anima in pena ti sbagli; voglio solo assimilare queste sensazioni uniche ed irripetibili, c'è un vinile di John Coltrane che mi fissa dalla sala ma sono avido di vedute e panorami e campi di calcio e palazzi a non finire, e io mi perdo e mi riperdo e continuo a perdermi...
Non sempre mi appartiene, bisogna ammetterlo, questa anomala sensazione; ma gli amici l'hanno notata e non si scappa mai da chi ci ama veramente. La dolce Sylvie, il Varanone che filma l'eterno Bagnino tutto indaffarato... è tempo di andare, giusto?
Bisogna sapersi muovere con una certa leggiadria per intravedere e comprendere il sorriso del colibrì, che vola all'indietro per affermare la propria natura, il proprio io profondo, la propria fenomenale singolarità. Non abbiamo mai fatto il percorso al contrario, sussurra vispa a un certo punto; è vero, ma io sbuffo e mi illumino e ridacchio e cerco di dare un senso a questo percorso, a questo contrario. Io che al contrario ho scoperto il mondo, i miei talenti e i demoni, io che al contrario penso e sento. Io che per un contrario polemizzo con l'universo, che al contrario gioco a Tetris e so legarmi agli altri. Allora bisogna aggiungere una nota di colore, fucsia ovviamente, per decretare un nuovo contrario da esplorare con passione leggiadra.
Non abbiamo mai fatto il percorso al contrario... è vero.
Non l'abbiamo mai fatto insieme.
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