BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

sabato, luglio 20, 2019

Mi Trasformo in Unicorno

Ci mettiamo d'impegno e fatichiamo per ricordare a tutti i costi -sanciva la Sylvie una vita fa al Dundas, dall'alto della sua mastodontica esperienza- quando in realtà l'impresa più ardua è quella di dimenticare.

Moomin era arrivato in mio soccorso qualche settimana fa con Woman to woman; il cellulare ogni tanto mi trema nella mano ma questo è il momento di scoprire e riscoprire, e allora giovedì mattina ecco Loop n. 1 e Doobiest e 123 e il treno arriva a Villa Fiorita quasi di soppiatto. Sono di nuovo qui, l'insegna del Claro in lontananza mi fa sorridere e ormai ho soltanto cinque minuti per gli ultimi viaggi mentali. Ripercorro velocemente le mille serate in una di stanotte, a ritroso poi a montaggio spezzato tipo The Burning Plain, questa volta il finale non è tragico (se non per l'orario, quello sì) ma d
olce come una aristoteliana parola sociale. Che serata.

Ripenso all'insegnamento della Sylvie mentre ascolto questa canzone dei Queen che forse non avevo mai sentito, mentre sono in ostaggio, mentre parlo e soprattutto ascolto storie di diamanti, promesse infrante e caciocavalli; Calcutta non mi fa impazzire ma questo pezzo lo mando in repeat sempre volentieri, mi hai chiesto quando rivediamo la Gaggia e so che apprezzerà il pensiero, la bottiglietta d'acqua sul tavolo scatena le tue minacce, se mi mandi un audio sul meteo devo per forza risponderti, i marocchini fanno fatica a litigare con i sudamericani, non amo che le rose che non colsi, il Cristo Giallo è il mio quadro preferito e il flusso di coscienza può finire qui perchè il senso l'abbiamo capito.

E la testa di unicorno? Acquisto del secolo, secondo soltanto alla prima macchina del fumo del Bagnino, year 2006 mi verrebbe da dire, motore assemblato a Chernobyl e vietato areare il locale prima di soggiornarvi, altrimenti che gusto c'è. Sfodero la maschera dopo essermi caricato con qualche spritz di riscaldamento; mi sono lasciato trascinare sul palchetto perchè c'è sempre qualcuno che deve aprire le danze e non è una scelta ma un destino, una missione da che ho memoria, più o meno da quando ho incrociato lo sguardo del Bagnino nel 1987 e percepito che questo è il modo che mi dà più gusto quindi è quello giusto.

Apriamo le danze quindi, poi mi trasformo in unicorno, da quel momento in poi è il solito vortice di balli, sguardi, risate alcoliche e un morso sulla guancia. La serata non finisce mai e diventa epica, l'ultimo giro di cocktail lo offro di sentimento e in pochi possono dire di avermi visto seduto sul bordo di un marciapiede; quando accade significa che sono veramente tranquillo, condizione che raggiungo di rado e mantengo per un tempo infinitesimale. Ma così è stato. La Sylvie ha sempre avuto ragione.

Non c'è altro modo che produrre nuovi ricordi.

E io sono ancora seduto su quel bordo.