BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

domenica, marzo 18, 2018

I Colori Che Verranno.

Ogni tanto apro gli occhi, può capitare anche questo; mi affaccio alla finestrella del bagno (non è una novità, in effetti) e cerco ispirazione, memoria, suoni e odori conosciuti, idoli dell'infanzia, contatti con l'universo invisibile. Così l'asfalto e l'erba bagnata fanno il loro mestiere, e rimango imbambolato per un paio di minuti, giusto il tempo di gelare la stanza; è ora di chiudere la finestra, e fermare così i pensieri e i viaggi che si stavano compiendo. Meglio non dare troppo spazio a certe sensazioni, a certi voli pindarici senza ali nè meta.

Qualcosa resta lo stesso ed il bello è soprattutto questo; resistere alla tentazione di crogiolarsi in questa amara nostalgia, e poi abbandonarsi all'improvviso come premio per le fatiche sostenute. E intanto il tempo macina giorni e settimane e mesi e scopro verità impensabili, sulla vita, sull'amore, perfino sulla mia persona, verità che pure sono sempre state davanti ai miei occhi e non ho mai, mai, mai voluto andare a guardare da vicino. Il Bagnino mi sopporta e mi supporta senza mai scomporsi, forse fa fatica anche lui ma non lo dà mai a vedere, si gode lo spettacolo che insceniamo convinto di sapere cosa succederà nel prossimo atto; io tremo ad ogni cambio di scena, ma è carattere in fin dei conti. Seduti al Temakinho abbiamo troppo tempo per parlare
 e mi scompongo solo sul finale, dopo tre sakerinha e quei roll con dentro la fragola che mi hanno impastato la bocca.

Mi scompongo ma non mi disunisco, mi scompongo com'è giusto che sia ma non mi disunisco; sto imparando, finalmente? Meglio non cantar vittoria. Mentre salgo le scale a Sant'Agostino il vento mi porta un assaggio di primavera, allora penso ai colori che verranno e non ho paura di affrontarli.


Approfitto del momento di spavalderia e chiedo al Bagnino, e alla Sylvie, se sanno dirmi chi sono io veramente, perchè ho paura di averlo dimenticato; le loro risposte arrivano dirette, veloci, affilate, potenti, non lasciano scampo nè spazio alle interpretazioni; sono parole e immagini che chiudono definitivamente un capitolo.
Grazie a quelle risposte, io ora sono in piedi.

Dopo sette mesi passati strisciando, direi che non è poco.