Binge-What?

Guardo quel sole non ancora rosso acceso ma ugualmente abbagliante, scambio due chiacchiere veloci con Ringhio, l'hombre ha da fare, è di corsa, "Carletto mi spiace lo so che ci tieni a fare la strada con me", sorrido, gli dico di andare e star tranquillo, non m'importa o forse sì, ma posso camminare anche da solo come ho fatto miliardi di volte, come farò altre miliardi di volte; fisso ancora il sole, mi fa male agli occhi ma questa è la sensazione che sto cercando, come il figlio della mia vicina di casa che quando vede il padre si fa venire un malessere da quanto è contento. Lui ha solo un anno, io qualcuno in più eppure ci comportiamo allo stesso modo. Sono un binge-philosopher (R.L. ti amo anche per questo...), nonostante tutto; gli occhi fanno male, il cielo in fondo a via soderini mi regala ancora stimoli e vuoti immensi, vuoti da colmare ripensando alla telefonata di oggi pomeriggio: "e così hai vinto lo scudetto, sei felice?", e chi lo sa se ieri avrei preferito essere dov'ero oppure lontano da tutto e da tutti, e magari vicino a lei, tra gli animaletti simpatici, i paesaggi mozzafiato, le comodità quotidiane ridotte all'osso senza tv, radio, cellulare, internet. Chi lo sa. Torno a casa, allora, passo davanti al citofono di Belinow-Berinoff e telefono a qualcuno che avevo voglia di sentire e che aveva voglia di parlare; mi rabbuio pensando alla serata che (non) sarà, ma mi metto il cuore in pace perchè domani andrà meglio di oggi. Mi ha detto tante cose quel sole arancione. Non ho più neanche voglia di discoteche, di vacanze, di esagerazioni. Avrò come al solito un'infinità di tempo per riflettere. E certo, quest'ultima conversazione su messenger non mi ha esattamente lasciato tranquillo. Ma lei è fatta così. E' decisamente ora di riaprire Breathing Underwater.

(Joe Rokocoko, 23/04/07 22.15)