Accontentarsi
Proprio vero che quando stai male l'unica cosa che vuoi è tornare a star bene. Il senso di malessere mette tutto in prospettiva, anche la sconfitta dell'Inter passa in modo più soft, seppure la rabbia e la delusione siano enormi. Ma ne riparlerò più avanti.
Venerdì serata incredibile ai Magazzini, io e monsieur Perkovic in da club pronti all'esagerazione totale... veniamo subito accontentati... eccome... ad un certo punto il viaggio si fa davvero improponibile, meno male che c'è sto palo al quale appoggiarmi proprio qua vicino al bar. E chi si muove più? Quando cammino mi sembra di volare, sensazione unica e da non ripetere, assolutamente. Il viaggio di ritorno è già leggenda, così come la telefonata dell'albanozzo alle cinque e dieci: "oia sono arrivato". Bella lì.
Mi affaccio alla finestrella del bagno, ecco che sale l'odore di erba bagnata, ha smesso di piovere ed il cortile è deserto. Rivivo in pochi secondi i miei dieci anni, giù a giocare col pallone di spugna che si inzuppava e se ti arrivava in faccia erano guai. Chissà poi perchè quando pioveva e tutti scappavano a casa, io rimanevo con quei tre-quattro pirla che fingevano di essere al Bentegodi tutto esaurito. E chissà poi perchè proprio al Bentegodi, con tutti gli stadi che ci sono nel mondo... cazzo, quando pioveva noi eravamo sempre e solo lì, a Verona. Misteri.
Così passa il tempo, in fondo, anche quando la febbre ha annullato sensazioni, desideri e sogni. Voglio tornare a star bene, a progettare serate fuori dagli schemi, ad essere un punto di riferimento. Mi godo questa sensazione fino in fondo, allora, perchè da domani si torna in pista, ed i pensieri pronti a buttarmi giù torneranno. Volevo essere più forte di ogni tua perplessità, ma io non posso accontentarmi, disse quella volta Carmen. Già. Sbagliato accontentarsi.
(Joe Rokocoko, 07/03/07 0.39)
Venerdì serata incredibile ai Magazzini, io e monsieur Perkovic in da club pronti all'esagerazione totale... veniamo subito accontentati... eccome... ad un certo punto il viaggio si fa davvero improponibile, meno male che c'è sto palo al quale appoggiarmi proprio qua vicino al bar. E chi si muove più? Quando cammino mi sembra di volare, sensazione unica e da non ripetere, assolutamente. Il viaggio di ritorno è già leggenda, così come la telefonata dell'albanozzo alle cinque e dieci: "oia sono arrivato". Bella lì.
Mi affaccio alla finestrella del bagno, ecco che sale l'odore di erba bagnata, ha smesso di piovere ed il cortile è deserto. Rivivo in pochi secondi i miei dieci anni, giù a giocare col pallone di spugna che si inzuppava e se ti arrivava in faccia erano guai. Chissà poi perchè quando pioveva e tutti scappavano a casa, io rimanevo con quei tre-quattro pirla che fingevano di essere al Bentegodi tutto esaurito. E chissà poi perchè proprio al Bentegodi, con tutti gli stadi che ci sono nel mondo... cazzo, quando pioveva noi eravamo sempre e solo lì, a Verona. Misteri.
Così passa il tempo, in fondo, anche quando la febbre ha annullato sensazioni, desideri e sogni. Voglio tornare a star bene, a progettare serate fuori dagli schemi, ad essere un punto di riferimento. Mi godo questa sensazione fino in fondo, allora, perchè da domani si torna in pista, ed i pensieri pronti a buttarmi giù torneranno. Volevo essere più forte di ogni tua perplessità, ma io non posso accontentarmi, disse quella volta Carmen. Già. Sbagliato accontentarsi.
(Joe Rokocoko, 07/03/07 0.39)
1 Comments:
At 19 maggio, 2007 13:32, Anonimo said…
sbagliato accontentarsi
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