BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

venerdì, giugno 22, 2007

Joe Rokocoko vs R.L.

Arrivo all'appuntamento in anticipo, come al solito, brutto come il sole delle due del pomeriggio che ti scioglie la faccia e i pensieri. Mi dirigo verso la viettina e sistemo il regalo sotto la sua macchina. E' solo un particolare, se lo dimenticherete avrò raggiunto lo scopo.

E' un pomeriggio di sole, sto andando a scrivere la parola fine, R
.L. non sa far altro che essere sempre più bella. E decisa. Non mi sono portato dietro il pennarello, che già altre volte avevo creduto potesse scrivere in modo indelebile: con questo caldo, la scritta si squaglierebbe in tempo zero. Oggi ci si marchia a fuoco, è inutile scappare. Mi sono goduto l'ansia dell'attesa, ho condiviso vita, non speranze e disillusioni al telefono col Bagnino, che rimanere da solo da mezzogiorno e mezzo in avanti mi avrebbe ucciso. Sono carico. Gli ho detto di pensarmi, e lui lo sta facendo. Arriva il primo messaggino mentre io ed R.L. abbiamo già cominciato a parlare. "Dunque, si sparisce così?"

Chiacchieriamo. Non ci può essere una fine se non c'è un inizio. Questo sembra un dialogo tra due che si lasciano ed invece non lo è. Joe sguazza nel paradosso, si appoggia alla cancellata e nasconde la faccia, poi si rialza, s'illumina in un istante, arriva un altro messaggino del Bagnino. Mi perdo nei suoi occhi, ripenso alla sera del Camarillo Brillo ma la mia bocca non riesce ad emettere suoni. E' un pomeriggio caldo ed assurdo. Assurdo come quel cinque maggio là, ma senza il Krepa che si riempie di birra in oratorio per dimenticare la disfatta. Come quella sera fuori dal Murphy's quando Audrey mi disse "dobbiamo parlare": che poi finì che non parlammo, che in certi momenti le parole non vengono fuori. Come quel pomeriggio a Muggiano ad impazzire telefonando alla MarySuperStar, chiedendo notizie dell'ex-Divina che non rispondeva al cellulare. Ancora la sensazione di vuoto, aver dato tutto ma non avere chance. Non posso nemmeno odiarla, che le mani avanti effettivamente le aveva messe. Cadendo, non si farà niente. Io invece, come nel gennaio del '95, mi spaccherò come minimo due denti, che le mani avanti non le metto. Ma l'errore, ancora una volta, è mio.

Margine di manovra non ce n'è. Lasciare uno come me senza possibilità di replica non è mica semplice; quando accade, il cielo è capace di ribaltarsi in un secondo. Ma oggi non sta succedendo. Tornando all'Orion Square Garden Paradise il sole mi picchierà in testa, ed io farò una fatica immane sulla mini-bicicletta che mi ha prestato MC, di anni otto. Prima di andare però, c'è da consumare l'ultimo atto insensato; perchè l'uscita è fondamentale, ed io voglio darle forma e sostanza. Mi sdraio di fianco alla macchina (ricordate?), allungo il braccio e tiro fuori il regalo che era appoggiato dietro alla ruota. Lei osserva stupita la scena, il risultato è già ottenuto.

Sì, l'ho messo lì prima di venire a beccarti. Sì, te l'ho preso stamattina. Sì, dopo il messaggino che mi hai scritto. Sì, mi vengono bene questi atti privi di una logica. Sì, se fanno star bene una persona allora vale la pena farli.

Particolari che stridono, io salgo sulla biciclettina e lei sulla ClasseA, io le ho regalato qualcosa che le rimarrà a vita ("sembra bello..."), io le faccio una domanda su un argomento serissimo col sorriso sulle labbra, non ci sarebbe niente da ridere ma questo è un pomeriggio caldo ed assurdo, si chiude con un bacio sulla guancia come neanche ai tempi delle medie.

Resisto alla tentazione di scriverle un messaggino, e poi mi spiace averle fatto fare ritardo. Arrivo all'Orion sapendo che sarò vittima di sbalzi d'umore, ma il calcio ed i bambini ed i raga mi aiuteranno. Mentre vado a chiamare gli ultimi ritardatari negli spogliatoi, scorgo di sfuggita la mia immagine allo specchio. Torno indietro, mi osservo per un istante, mi sorrido, sbuffo, me ne vado. Per una volta guardando quell'immagine non mi è venuta voglia di sputarci sopra.
E' finita e chissà se starò male come un cane. Ma sono fiero e felice di essere me, in questo pomeriggio caldo e assurdo.

Non smetterò mai di volerle bene.

3 Comments:

  • At 22 giugno, 2007 13:47, Blogger il capitano said…

    Penso che la costanza, la forza di volontà nel portare avanti le tue idee,i tuoi sentimenti, debba farti sentire orgoglioso di quello che sei.

    Nick

     
  • At 22 giugno, 2007 16:09, Anonymous Anonimo said…

    Nel calcio esistono tre risultati...vittoria, sconfitta, pareggio...hai il 33,3% di possibilità di riuscita...nella vita i risultati sono invece due...non si può pareggiare...è come una finale eterna...a volte però puoi perdere, non c'è niente di male...l'importante è farlo con la certezza di aver dato tutto pur di raggiungere l'obbiettivo...

     
  • At 23 giugno, 2007 02:50, Blogger Joe Rokocoko said…

    il vecchio joe ama dire che è tutta una questione di prospettive, di percezione. chiudere una non-storia di due settimane è un conto; chiudere una non-storia di dodici anni è un altro.

    la percezione di joe è quella che fa più male, ovviamente...

     

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