Mental Che?
Forse esco, forse no, mi scrive la Fayna, mi cerca Darren, mi attanaglia questo mal di gambe leggero ma fastidioso; potrei uscire, dovrei restare a casa, avrei dovuto fare un paio di telefonate, e non le ho fatte, avrei voluto ricevere un paio di telefonate, ma non le ho ricevute. Non so quanto ci metta una lettera ad arrivare, in certi casi ogni giorno è un secolo ed io sto trasecolando. Mi concentro sul domani incurante delle paure che invece verrano a prendermi; sono quasi in pista e come sempre, prima dell'inizio di ogni sfida cerco di vivere in anticipo tutto quello che potrà succedere. Fino all'ultimo secondo prima dell'inizio sono vittima di una sofferenza acuta, spasmodica, quasi lacerante. Poi si tratterà di buttare fuori il fiato e con lui se ne andranno le ansie, le preoccupazioni, i castelli costruiti in decenni di stallo. Vorrei non perdermi proprio ora, ma la sconfitta fa parte del gioco e può succedere. Un mental coach mi direbbe di eliminare dai miei pensieri l'alternativa indebolente del fallimento, e per una volta potrei anche crederci. Accade sempre tutto troppo in fretta, e non c'è mai tempo per voltarsi indietro, e non c'è mai tempo per riprendere i discorsi lasciati a metà, e non c'è modo di curare il proprio cuore se non cullandolo tra dolci ricordi e sfide senza futuro. Vorrei non essere costretto a scegliere entrambi questi rimedi, ma questo sto raccogliendo, in fin dei conti. Me stesso. Un'altra volta.
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