BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

lunedì, settembre 15, 2025

Il Muffin del Compleanno, a Differenza Nostra

Quindi, dove ci siamo persi? O meglio, dove eravamo rimasti? Il Mas Que Nada, certo, e subito dopo una gitarella a Travedona per rinfrancare lo spirito, per ritrovare quello stimolo vitale, quella forza tenace e semi-demoniaca che è la scrittura, per provare a ritrovarsi e mettersi nuovamente in gioco. Ma ora? Anzi, ma prima?

Inutile cercare di mettere un po' d'ordine, qui posso permettermi di avanzare a scossoni e afflizioni, prendendo come punti certi di navigazione dogmi del passato remoto e turbamenti irrisolti; posso e voglio, posso e devo. Più che altro, sì, lo devo. A me e non solo.

Jesolo, quindi. Il primo pensiero è la nostra camera d'albergo, piccolina e caldissima ma con l'aria condizionata che va che è un piacere; poi il balcone tattico, fronte mare, sempre fresco e ventoso, su cui possiamo addirittura festeggiare il mio compleanno. A distanza di cinque anni mi chiedo ancora come tu sia riuscita a trasportare da Pioltello il muffin con le candeline, giunto a destinazione intonso e sorprendente, ma ormai preferisco non sapere. Lukaku segna su rigore mentre Gretoski mi canta tanti auguri, esulto in silenzio e tanto la partita finisce a schifìo lasciando un pizzico di rammarico sulla nostra ultima sera.

Ripenso al materassino che mi hai regalato, alla stupida lite che ne è seguita, a tutte quelle cose che non abbiamo mai saputo o voluto chiarire; ripenso a quel locale stupendo dove comporre il cono gelato personalizzato e a quante volte ci saremmo dovuti tornare con le ragazze ma non siamo mai stati pronti, dinamici, organizzati; ripenso a quando ti ho regalato una semplice granita e tu mi hai ringraziato per giorni e io ancora adesso mi ripeto che dovevo fare di tutto per scatenare la tua dolcezza così intrappolata, e mi danno l'anima perché nonostante i molteplici tentativi, alla fine, non ci sono riuscito. Eppure, continuo a dirmi, di cose belle ce ne sono state, ma perché si è guastato tutto non lo so; o forse era tutto sbagliato dall'inizio, io questo non riesco più a decifrarlo. Mi chiamavi dalla spiaggia perché non sapevi aprire l'ombrellone, e anche se ero arrabbiato arrivavo di corsa perché preferivo farti un favore che un dispetto (ancora oggi è così). E lo so che stai rivedendo anche tu la scena del mio colpo di nuca alla mensola sopra il letto, che a momenti mi spacco la testa e vien giù pure l'armadio, e quanto abbiamo riso quel pomeriggio veramente non saprei dire.

Jesolo, quindi. L'ultimo pensiero è che c'era una parte di noi che forse abbiamo visto solo noi e che ci siamo goduti solo noi e che non siamo stati capaci di far vedere. Anche se c'era. Anche se resta, come restano i Cevapcici del ristorante balcanico, che tu elegantemente chiamavi "i cazzettini". Sorrido per le premure che hai avuto per l'intera durata della vacanza e pazienza se poi trascinarti a bere un gin tonic era un'impresa. Quei giorni e quelle sere me li sono goduti... Però troppi litigi, sempre. Troppe pressioni. Tutto troppo. Dovevamo fare meglio. Potevamo. Come i tizi dell'albergo, che ci hanno chiuso fuori dalla stanza un'ora prima del previsto e non si riusciva più a rientrare, e poi ce l'hanno menata all'infinito perché ci eravamo concessi una cena fuori. Cosa resta, infine?
La negatività o la voglia di tornare, prima o poi?

Potrei giurare di non sapere la tua risposta.