E Poi A Casa Del Bagnino A Guardare Beverly.
E' che dovevo dare un esame, quella mattina là. Non che fossi proprio preparatissimo, eh. Mi ero anche iscritto all'ultimo per guadagnare un po' di tempo. Ma quella mattina là dovevo comunque presentarmi all'appello. La sera prima l'avevo passata buttandomi nelle emozioni più facili, cercando di scacciare l'ansia, perchè davvero sapevo che sarebbe stata dura.
Quella mattina là, dunque, alle sette e mezza ero sveglio, e tutto doveva ancora succedere. Le prime grida le sentii dal bagno. Neanche il tempo di lavarsi i denti con calma...
Oggi, dopo cinque anni, provo a ridare un altro senso all'accaduto, ma non ci riesco. La mente continua ad elaborare senza fermarsi mai. Posso non pensarci, certo, ma poi il 15 luglio torna ogni anno, e non posso certo far finta di niente. Mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi avuto l'esame: mi avrebbero svegliato i pompieri facendo un casino infernale, molto probabilmente. O forse qualche vicina in preda al panico. Ma tant'è, quella mattina alle otto meno dieci ero sveglio e tonico, con quella magliettina azzurra che mi stava aderentissima e chissà ora dov'è finita.
Man mano che passa il tempo, ovviamente i ricordi si fanno più vaghi, un po' meno intensi. Rivedo, sempre, la mia mano che impugna la cornetta verde. Rivedo altre immagini di un impatto devastante, ma chissà quanti particolari se ne sono andati. Forse meglio così.
Sono sicuro che col passare degli anni svanirà quasi tutto di quell'assurda giornata. La consapevolezza di esserne uscito illeso per miracolo però, no, quella non sparirà mai. E mi farà sentire così come mi sento ora, in mille modi diversi tutti insieme, ogni volta che ripenserò a quell'esame mai dato e a quella corsa folle per le scale.
E' strano, forse assurdo, non riuscire a riconoscere le proprie sensazioni: non dico descriverle, ma anche proprio solo riconoscerle. E quando succede, come in questo caso, ogni sforzo per raccontarle diventa inutile. Meglio chiudere qui, allora. La vita, per fortuna o per miracolo (non mi sono ancora dato una risposta), va avanti. Non rimane che imparare dai propri errori.
Quella mattina là, dunque, alle sette e mezza ero sveglio, e tutto doveva ancora succedere. Le prime grida le sentii dal bagno. Neanche il tempo di lavarsi i denti con calma...
Oggi, dopo cinque anni, provo a ridare un altro senso all'accaduto, ma non ci riesco. La mente continua ad elaborare senza fermarsi mai. Posso non pensarci, certo, ma poi il 15 luglio torna ogni anno, e non posso certo far finta di niente. Mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi avuto l'esame: mi avrebbero svegliato i pompieri facendo un casino infernale, molto probabilmente. O forse qualche vicina in preda al panico. Ma tant'è, quella mattina alle otto meno dieci ero sveglio e tonico, con quella magliettina azzurra che mi stava aderentissima e chissà ora dov'è finita.
Man mano che passa il tempo, ovviamente i ricordi si fanno più vaghi, un po' meno intensi. Rivedo, sempre, la mia mano che impugna la cornetta verde. Rivedo altre immagini di un impatto devastante, ma chissà quanti particolari se ne sono andati. Forse meglio così.
Sono sicuro che col passare degli anni svanirà quasi tutto di quell'assurda giornata. La consapevolezza di esserne uscito illeso per miracolo però, no, quella non sparirà mai. E mi farà sentire così come mi sento ora, in mille modi diversi tutti insieme, ogni volta che ripenserò a quell'esame mai dato e a quella corsa folle per le scale.
E' strano, forse assurdo, non riuscire a riconoscere le proprie sensazioni: non dico descriverle, ma anche proprio solo riconoscerle. E quando succede, come in questo caso, ogni sforzo per raccontarle diventa inutile. Meglio chiudere qui, allora. La vita, per fortuna o per miracolo (non mi sono ancora dato una risposta), va avanti. Non rimane che imparare dai propri errori.
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