Con il Numero 91, Tommaso Migliore.
Mancano tre minuti alla fine del terzo periodo. Siamo 1-1 e la situazione è tesissima. Se la mettiamo noi è finita la serie, tutti a casa e siamo in serie A. Se segnano loro ci si gioca tutto in gara 7, il che non è per niente bello. Se non segna nessuno, si va avanti ad oltranza, quindi non c'è scampo. Il momento decisivo è questo, ora e soltanto ora. Chicco si agita di fronte alla curva, cantiamo con le ultime forze. E' il momento, per la prima volta dall'inizio del match, di "siamo la curva del Milano". Canto un minuto, poi scoppio a piangere che non reggo l'emozione. Voglio il gol, lo voglio ora, istintivamente bacio la sciarpa che la Meravijosa mi ha prestato per l'occasione. Anche nel tuo peggior momento, giuro io ti accompagnerò, l'inno di questa stagione risuona al Pranives di Selva Val Gardena ed io non trattengo una lacrima che sia una. Il terzo periodo finisce, i ragazzi rientrano negli spogliatoi e noi continuiamo a cantare.
Era cominciato tutto per gioco, quasi per scherzo. Silvietto aveva iniziato la sua seconda vita con l'hockey, ed allenamento dopo allenamento, serata dopo serata, aveva ripreso confidenza con l'ambiente trascinandomi -facilmente- con il suo entusiasmo. Arrivarono serate alcoliche, goliardiche, festanti, con quei giocatori che, mesi dopo, avrei visto come idoli assoluti. In realtà tutto era partito molto ma molto tempo prima, se è vero che alle elementari cantavamo i cori della magica Saima onorando i vari Chabot e Kevin Lavallee. La svolta è ovviamente l'inizio del 2011, la sfida nei playoff proprio contro i gardenesi ci regala soltanto un'illusione, ma l'atmosfera, la passione, il clima del palazzetto lasciano un segno che non può andare via. E chi ci penserà a risvegliare questa insana voglia di tifo, se non la Meravijosa? E' il 18 Dicembre quando a Milano approda la capolista Egna. Non una partita come le altre.
I ragazzi rientrano determinati e cazzuti per il primo overtime. Si gioca in quattro contro quattro, pardon in cinque che ci sono i portieri, in queste situazioni di solito si esalta il mio idolo Klouda ma in generale è tutta la squadra ad esprimersi alla grande. Corriamo un paio di pericoli, ma ogni contropiede nostro è un brivido di paura per loro, mi sembra un assalto continuo anche se non riesco più a seguire il disco in ogni fase; ho le gambe distrutte dal viaggio in pullman e dalla stanchezza, non voglio smettere di cantare allora abbraccio il prode Silvietto, che buffo ritrovarsi proprio qui, io e lui, in Val Gardena, dopo il tanto vociare, il tanto cantare, il tanto sragionare, dopo qualche incomprensione che abbiamo saputo superare con agilità. E allora lo stringo forte mentre grido vorrei andar via di qua, ma non resisto lontano da te, che tanto sto pensando ad una sola persona ed è così da un secolo, ogni volta che parte questa inimitabile professione d'amore. LoPresti, Ansoldi, Lutz ed il solito Klouda partono alla carica, persino Re sembra stia giocando bene questo supplementare da morte improvvisa, se ci fanno gol in fondo non mi dispiaccio che la finale la guardo con le persone che in questi mesi mi hanno accompagnato in quest'avventura. Mi dispiacerebbe un po' vincerla qui, lontano da loro, ma d'altra parte meglio vincerla oggi che perderla lunedì a Milano. Nello sport non si può mai sapere, quindi soffro come non mai. Il primo overtime finisce, la spigolosa voce dello speaker altoatesino ci informa che si va avanti anche all'infinito, non ci saranno i rigori. Nessuno si scompone, io mi sdraio sulle panche, non ho più un briciolo di forza. Ci penserà Chicco a tirarmi su di peso a tre minuti dall'inizio del secondo overtime.
Quel Milano-Egna è una partita speciale per più di un motivo; l'episodio dell'aggressione ai giocatori negli spogliatoi, dopo il gestaccio di Martin Rizzi alla nostra curva, sancisce infatti una rivalità che si protrarrà per il resto della stagione. Una rivalità accesa, sentita, forse non sempre sana. Ma soprattutto rappresenta un'occasione speciale per il sottoscritto e la Meravijosa; arriviamo in ritardo e ce ne andiamo via prima, inutile stare a spiegare cos'è successo, ma quella sera gettiamo un seme che sarebbe sbocciato in pochissimo tempo. Già nel periodo natalizio infatti, torniamo all'Agorà a ritmo incessante, per non perdere il ritmo fino alla fine della stagione regolare. Il Milano infila una serie micidiale di vittorie in casa, ed ogni volta è una festa, un affratellamento, un'emozione unica. La curva spinge, il palazzo ci crede, la squadra combatte, Egna è sempre davanti ma non abbiamo paura; li affrontiamo spavaldi a inizio febbraio, e li annientiamo. Li ritroviamo in Coppa di Lega e perdiamo due volte fuori, ma la trasferta di Torino segna già un momento epico nella mia storia di tifoso (con la Meravijosa che fa partire un coro in curva sovrastando i tizi coi megafoni, lasciamo perdere). Arrivano finalmente i playoff, ordino la maglia di Wunderer che arriverà con colpevole e notevole ritardo, ma pazienza, nemmeno il tempo di distrarsi e siamo in finale; ce la giochiamo alla grande, ci portiamo sul 3-2 nella serie e decido di spararmi questa trasferta in pullman, un pezzo di cuore però rimarrà a Milano dove ho lasciato Meravijosa e parentado in attesa di mie/nostre notizie. Però porto la tua sciarpa, così sarai con me.
Le note sono quelle di Brazil, la la la la la la la la la laaaaaa, tipo trenino, ma va cantata con più malinconia, più lentezza, più orgoglio. E dai Milano facci un gol, tutta la curva esploderà, in un boato che farà tremar la terra e il mar oh oh... si parte così all'inizio del secondo overtime, la partita sembra non finire mai, l'orario è già improponibile per chi come me l'indomani dovrà lavorare (per fortuna di pomeriggio!). Non abbiamo più forza, nè voce, io e Silvietto ci carichiamo a vicenda, perchè se noi chiediamo ai giocatori di non mollare in campo, allora non dobbiamo mollare nemmeno noi!, e andiamo avanti a cantare mentre le azioni si susseguono, Caletti mi è sempre piaciuto ma mai una volta che mi regali una gioia, Pasqualino in porta è attento e prima o poi qualcosa succederà, basta avere pazienza. In un boato che farà tremar la terra e il mar, attacchiamo verso la porta là in fondo quando Migliore, il nostro Capitano, si invola ed infila Grossgasteiger, è questione di un secondo, un boato immenso, il palazzo è nostro, Silvietto grida SIAMO IN SERIE AAAAA!!!, SERIE A!!!, io lo abbraccio poi corro all'impazzata su e giù per i gradoni, sto piangendo come un pazzo non riesco nè a parlare nè a gridare, siamo in A cazzo, la partita è finita, devo chiamare la Meravijosa, subito, anche se dalla mia bocca non usciranno parole, anche se c'è un frastuono allucinante, i giocatori sono qua sotto che si sbracciano e saltano davanti a noi, ho visto gente abbracciarsi e rotolare giù fino alle balaustre, il Pranives è un pandemonio ed io sto telefonando. Sento la sua voce che sussurra "hey?", io attacco a gridare MIGLIOREEE... MIGLIOREEEE... HA SEGNATO... e piango disperato di felicità ed emozione, lei sorride, forse si commuove, la tua sciarpa è qui ma il mio cuore è lì. Smetto di piangere e penso alla fortuna che ho avuto, alla gioia che mi sta capitando. Con le mie lacrime ringrazio mentalmente la Meravijosa e la sua famiglia per tutte le emozioni di questa incredibile annata. Siamo in serie A. Ed ha un valore pazzesco, unico, incommensurabile. Per le partite nel gelo, per tutte le volte che BigLuciano si è commosso, per l'amicizia che si è instaurata con il_Niki, per Martolina e lo zio Max, senza dimenticare il buon Cicinho che in gara 5 sembrava un curvaiolo fatto e finito. Per tutto questo, al gol di Tommaso Migliore sono esploso come un fiume in piena, inarrestabile e travolgente.
E per la Meravijosa, ovviamente e soprattutto. Che ha avuto la brillante idea di trascinarmi quella domenica di Dicembre, e che non ha mai voluto saltare una partita. Che ha cantato ogni coro stringendomi la mano, guardandomi qualche volta negli occhi ("ma non resisto lontano da te"). Che aveva così paura, inizialmente, di mostrarmi il suo lato tifoso. Proprio lei che mi ha insegnato a vivere senza avere sempre paura di tutto.
E' strano l'hockey. Si soffre, si gioisce, ci si incazza, si piange insieme abbracciati. Sarei pronto a giurare che l'amo.
Era cominciato tutto per gioco, quasi per scherzo. Silvietto aveva iniziato la sua seconda vita con l'hockey, ed allenamento dopo allenamento, serata dopo serata, aveva ripreso confidenza con l'ambiente trascinandomi -facilmente- con il suo entusiasmo. Arrivarono serate alcoliche, goliardiche, festanti, con quei giocatori che, mesi dopo, avrei visto come idoli assoluti. In realtà tutto era partito molto ma molto tempo prima, se è vero che alle elementari cantavamo i cori della magica Saima onorando i vari Chabot e Kevin Lavallee. La svolta è ovviamente l'inizio del 2011, la sfida nei playoff proprio contro i gardenesi ci regala soltanto un'illusione, ma l'atmosfera, la passione, il clima del palazzetto lasciano un segno che non può andare via. E chi ci penserà a risvegliare questa insana voglia di tifo, se non la Meravijosa? E' il 18 Dicembre quando a Milano approda la capolista Egna. Non una partita come le altre.
I ragazzi rientrano determinati e cazzuti per il primo overtime. Si gioca in quattro contro quattro, pardon in cinque che ci sono i portieri, in queste situazioni di solito si esalta il mio idolo Klouda ma in generale è tutta la squadra ad esprimersi alla grande. Corriamo un paio di pericoli, ma ogni contropiede nostro è un brivido di paura per loro, mi sembra un assalto continuo anche se non riesco più a seguire il disco in ogni fase; ho le gambe distrutte dal viaggio in pullman e dalla stanchezza, non voglio smettere di cantare allora abbraccio il prode Silvietto, che buffo ritrovarsi proprio qui, io e lui, in Val Gardena, dopo il tanto vociare, il tanto cantare, il tanto sragionare, dopo qualche incomprensione che abbiamo saputo superare con agilità. E allora lo stringo forte mentre grido vorrei andar via di qua, ma non resisto lontano da te, che tanto sto pensando ad una sola persona ed è così da un secolo, ogni volta che parte questa inimitabile professione d'amore. LoPresti, Ansoldi, Lutz ed il solito Klouda partono alla carica, persino Re sembra stia giocando bene questo supplementare da morte improvvisa, se ci fanno gol in fondo non mi dispiaccio che la finale la guardo con le persone che in questi mesi mi hanno accompagnato in quest'avventura. Mi dispiacerebbe un po' vincerla qui, lontano da loro, ma d'altra parte meglio vincerla oggi che perderla lunedì a Milano. Nello sport non si può mai sapere, quindi soffro come non mai. Il primo overtime finisce, la spigolosa voce dello speaker altoatesino ci informa che si va avanti anche all'infinito, non ci saranno i rigori. Nessuno si scompone, io mi sdraio sulle panche, non ho più un briciolo di forza. Ci penserà Chicco a tirarmi su di peso a tre minuti dall'inizio del secondo overtime.
Quel Milano-Egna è una partita speciale per più di un motivo; l'episodio dell'aggressione ai giocatori negli spogliatoi, dopo il gestaccio di Martin Rizzi alla nostra curva, sancisce infatti una rivalità che si protrarrà per il resto della stagione. Una rivalità accesa, sentita, forse non sempre sana. Ma soprattutto rappresenta un'occasione speciale per il sottoscritto e la Meravijosa; arriviamo in ritardo e ce ne andiamo via prima, inutile stare a spiegare cos'è successo, ma quella sera gettiamo un seme che sarebbe sbocciato in pochissimo tempo. Già nel periodo natalizio infatti, torniamo all'Agorà a ritmo incessante, per non perdere il ritmo fino alla fine della stagione regolare. Il Milano infila una serie micidiale di vittorie in casa, ed ogni volta è una festa, un affratellamento, un'emozione unica. La curva spinge, il palazzo ci crede, la squadra combatte, Egna è sempre davanti ma non abbiamo paura; li affrontiamo spavaldi a inizio febbraio, e li annientiamo. Li ritroviamo in Coppa di Lega e perdiamo due volte fuori, ma la trasferta di Torino segna già un momento epico nella mia storia di tifoso (con la Meravijosa che fa partire un coro in curva sovrastando i tizi coi megafoni, lasciamo perdere). Arrivano finalmente i playoff, ordino la maglia di Wunderer che arriverà con colpevole e notevole ritardo, ma pazienza, nemmeno il tempo di distrarsi e siamo in finale; ce la giochiamo alla grande, ci portiamo sul 3-2 nella serie e decido di spararmi questa trasferta in pullman, un pezzo di cuore però rimarrà a Milano dove ho lasciato Meravijosa e parentado in attesa di mie/nostre notizie. Però porto la tua sciarpa, così sarai con me.
Le note sono quelle di Brazil, la la la la la la la la la laaaaaa, tipo trenino, ma va cantata con più malinconia, più lentezza, più orgoglio. E dai Milano facci un gol, tutta la curva esploderà, in un boato che farà tremar la terra e il mar oh oh... si parte così all'inizio del secondo overtime, la partita sembra non finire mai, l'orario è già improponibile per chi come me l'indomani dovrà lavorare (per fortuna di pomeriggio!). Non abbiamo più forza, nè voce, io e Silvietto ci carichiamo a vicenda, perchè se noi chiediamo ai giocatori di non mollare in campo, allora non dobbiamo mollare nemmeno noi!, e andiamo avanti a cantare mentre le azioni si susseguono, Caletti mi è sempre piaciuto ma mai una volta che mi regali una gioia, Pasqualino in porta è attento e prima o poi qualcosa succederà, basta avere pazienza. In un boato che farà tremar la terra e il mar, attacchiamo verso la porta là in fondo quando Migliore, il nostro Capitano, si invola ed infila Grossgasteiger, è questione di un secondo, un boato immenso, il palazzo è nostro, Silvietto grida SIAMO IN SERIE AAAAA!!!, SERIE A!!!, io lo abbraccio poi corro all'impazzata su e giù per i gradoni, sto piangendo come un pazzo non riesco nè a parlare nè a gridare, siamo in A cazzo, la partita è finita, devo chiamare la Meravijosa, subito, anche se dalla mia bocca non usciranno parole, anche se c'è un frastuono allucinante, i giocatori sono qua sotto che si sbracciano e saltano davanti a noi, ho visto gente abbracciarsi e rotolare giù fino alle balaustre, il Pranives è un pandemonio ed io sto telefonando. Sento la sua voce che sussurra "hey?", io attacco a gridare MIGLIOREEE... MIGLIOREEEE... HA SEGNATO... e piango disperato di felicità ed emozione, lei sorride, forse si commuove, la tua sciarpa è qui ma il mio cuore è lì. Smetto di piangere e penso alla fortuna che ho avuto, alla gioia che mi sta capitando. Con le mie lacrime ringrazio mentalmente la Meravijosa e la sua famiglia per tutte le emozioni di questa incredibile annata. Siamo in serie A. Ed ha un valore pazzesco, unico, incommensurabile. Per le partite nel gelo, per tutte le volte che BigLuciano si è commosso, per l'amicizia che si è instaurata con il_Niki, per Martolina e lo zio Max, senza dimenticare il buon Cicinho che in gara 5 sembrava un curvaiolo fatto e finito. Per tutto questo, al gol di Tommaso Migliore sono esploso come un fiume in piena, inarrestabile e travolgente.
E per la Meravijosa, ovviamente e soprattutto. Che ha avuto la brillante idea di trascinarmi quella domenica di Dicembre, e che non ha mai voluto saltare una partita. Che ha cantato ogni coro stringendomi la mano, guardandomi qualche volta negli occhi ("ma non resisto lontano da te"). Che aveva così paura, inizialmente, di mostrarmi il suo lato tifoso. Proprio lei che mi ha insegnato a vivere senza avere sempre paura di tutto.
E' strano l'hockey. Si soffre, si gioisce, ci si incazza, si piange insieme abbracciati. Sarei pronto a giurare che l'amo.