venerdì, aprile 30, 2010
Ricordi Di Un Millennio Fa
Oh, freedom
Oh, freedom
Oh, freedom over me
And before I'd be a slave
I'd be buried un my grave
And go home
To my Lord
And be free
Oh, freedom
Oh, freedom over me
And before I'd be a slave
I'd be buried un my grave
And go home
To my Lord
And be free
giovedì, aprile 29, 2010
martedì, aprile 27, 2010
Ho Rotto Le Scarpe Cazzo.
Si fa interessante, questa fine di Aprile (dolce dormire).
Non solo per la doppietta di Pazzini o per le mie scorribande mattutine in viale Fulvio Testi, armato di giacca, cravatta e subdole intenzioni.
Tutto sto movimento ha creato un vortice di emozioni, pensieri, progetti, a volte parole.
Molte sono rimaste scolpite, come quelle del Varanone ieri sera.
O quelle della Sylvie un minuto prima di lasciare Corvino.
Domattina mi tocca una gitarella con il 27, che non è il soprannome di un amico ben dotato ma un simpatico tram che trasporterà la mia allegra neo-combriccola al Palazzo di Giustizia.
Non faccio pronostici, ma vi assicuro il mio massimo impegno.
Non solo per la doppietta di Pazzini o per le mie scorribande mattutine in viale Fulvio Testi, armato di giacca, cravatta e subdole intenzioni.
Tutto sto movimento ha creato un vortice di emozioni, pensieri, progetti, a volte parole.
Molte sono rimaste scolpite, come quelle del Varanone ieri sera.
O quelle della Sylvie un minuto prima di lasciare Corvino.
Domattina mi tocca una gitarella con il 27, che non è il soprannome di un amico ben dotato ma un simpatico tram che trasporterà la mia allegra neo-combriccola al Palazzo di Giustizia.
Non faccio pronostici, ma vi assicuro il mio massimo impegno.
mercoledì, aprile 21, 2010
martedì, aprile 20, 2010
La Faccia Di Uno Che Non Ha Mai Avuto Paura.
"E poi c'era quel tipo che si chiamava Sansone di cognome,
che aveva gli occhi verdi e giocava da dio a pallone.
Aveva gli occhi verdi e la pelle scura
e la faccia di uno che non ha mai avuto paura
e che giocava ancora meglio
se sapeva che lei guardava
e le brillava lo sguardo quando gli sorrideva."
(Eugenio Finardi - Katia)
Ci abbracciamo, io e il Bagninazzo, quando ormai l'orario è indefinibile e la pista si è svuotata. Ci stringiamo, ci guardiamo intorno, forse il panorama è desolante, paragonato a qualche tempo fa, ma non importa: in pista ci siamo noi due, mentre Caesar suona in questo problematico Capodanno 2010. La musica ci scuote, allora gli urlo nell'orecchio, Fez, questo è l'anno della svolta, è l'anno dell'arroganza... è il nostro anno!
che aveva gli occhi verdi e giocava da dio a pallone.
Aveva gli occhi verdi e la pelle scura
e la faccia di uno che non ha mai avuto paura
e che giocava ancora meglio
se sapeva che lei guardava
e le brillava lo sguardo quando gli sorrideva."
(Eugenio Finardi - Katia)
Ci abbracciamo, io e il Bagninazzo, quando ormai l'orario è indefinibile e la pista si è svuotata. Ci stringiamo, ci guardiamo intorno, forse il panorama è desolante, paragonato a qualche tempo fa, ma non importa: in pista ci siamo noi due, mentre Caesar suona in questo problematico Capodanno 2010. La musica ci scuote, allora gli urlo nell'orecchio, Fez, questo è l'anno della svolta, è l'anno dell'arroganza... è il nostro anno!
E lui mi stringe ancora più forte, ma non sorride, risponde gridando, sì Fez è l'anno della svolta, ma sarà un anno duro... sarà durissimo... dobbiamo restare uniti perchè sarà veramente un anno bestiale. L'abbraccio e la festa finiscono. Il 2010 segna tante piccole svolte, una nuova fine ed un nuovo inizio, è tutto un susseguirsi di piccoli passi e strappi consistenti.
Oggi, in questa notte insonne, con i vulcani islandesi in rivolta e gli aerei fermi, le parole del primo gennaio assumono un senso più preciso. Il senso che sapevamo. Ciao Vittorio.
Oggi, in questa notte insonne, con i vulcani islandesi in rivolta e gli aerei fermi, le parole del primo gennaio assumono un senso più preciso. Il senso che sapevamo. Ciao Vittorio.
domenica, aprile 18, 2010
venerdì, aprile 16, 2010
giovedì, aprile 15, 2010
Who Shot J.R.?
Un giorno scegli, un giorno vieni scelto. Sembra così facile, così naturale. Chi lo sa questa volta chi ha ragione, chi sopravviverà, se la mia diffidenza, la mia disillusione, o invece la passione e l'ottimismo delle persone che mi stanno intorno. E' davvero il momento clou, accidenti.
Ed io, in qualche modo inspiegabile ed insperato, sono ancora su quel treno.
Ed io, in qualche modo inspiegabile ed insperato, sono ancora su quel treno.
lunedì, aprile 12, 2010
E Josè Anche Tu Hai Le Tue Colpe.
Se è vero che non c'è un bel modo di perdere, devo purtroppo constatare che a volte anche i pareggi sono capaci di regalarmi momenti di tristezza assoluta. E rabbia. Perchè rimaniamo una spanna sopra a tutti, ma dopo mille secoli ora ci tocca inseguire. Questa sensazione, quasi dimenticata, non mi mancava per niente. Inutile recriminare, comunque. In perfetto stile nerazzurro ci stiamo facendo del male da soli; da tanto, troppo tempo ormai.
Rovesciare la fortuna, a questo punto, potrebbe rivelarsi ben più difficile del previsto. Ma è tutto vero, tutto dannatamente consequenziale. Cazzo Josè dai.
Rovesciare la fortuna, a questo punto, potrebbe rivelarsi ben più difficile del previsto. Ma è tutto vero, tutto dannatamente consequenziale. Cazzo Josè dai.
domenica, aprile 11, 2010
Zara Poi il 31.
Certo che ci sto pensando, e la Sylvie non mi perdonerà, bigiare Fulvio Testi, già, ma poi no, poi chissenefrega, ci vado, no? Allora no, non bigio, non mi fermo, ma davvero ne sono sicuro? Bigiare o non bigiare, che atroce dilemma. Un' altra sconfitta dei miei bambinetti, sotto il sole di Bollate (ma frequentare questa ridente località con TommyBoy è un'altra cosa!). Un altro passo falso di Josè, tradito da qualche uomo fondamentale. Un altro sabato sera a casa. Tempo per pensare. Se bigio la Sylvie m'ammazza, ecco tutto.
giovedì, aprile 08, 2010
martedì, aprile 06, 2010
E Dei Suoi Tifosi.
"Felice è colui che, lasciatisi alle spalle gli affanni e i dolori che pesano con il loro carico sulla nebbiosa esistenza, può con ala vigorosa slanciarsi verso campi luminosi e sereni; colui i cui pensieri, come allodole, saettano liberamente verso il cielo del mattino; colui che vola sulla vita e comprende agevolmente il linguaggio dei fiori e delle cose mute".
In pratica, si sta parlando di Lionel Messi.
In pratica, si sta parlando di Lionel Messi.
lunedì, aprile 05, 2010
Quella Volta Del Polistirolo.
E allora siamo io, Dylan e Pigi, una mattina d'estate di quasi vent'anni fa. Ci prende da parte Vito, papà di Pigi. Vito fa brutto con uno sguardo, Vito quando parla ti attacca al muro con la forza della voce, e se si mette a urlare, le nuvole si fermano a guardare lo spettacolo maestoso del temporale umano. Con Vito non si scherza cazzo, ed ora siamo noi qui davanti a lui.
Ci conosce, sa che siamo bravi, ci comportiamo sempre bene, io e Dylan in particolar modo, ma stavolta col polistirolo abbiamo fatto un'enorme cagata. A dir la verità la colpa è dei miei due compari di sventura, mannaggia a loro! Io ho sgretolato un mezzo rettangolino contro il muro... ma loro, loro cazzo hanno grattato per tutto il cortile una quantità di polistirolo da far paura: la classica situazione indegna di un paese civile! La Stellina, la Qustode con la Q maiuscola, si è fatta un culo così per ripulire tutto. Siamo stati dei veri gaggi ma, mi duole ammetterlo, io c'entro poco e niente. Siamo in riga di fronte a Vito, che comincia a parlare incutendoci quel sano timore reverenziale. Sono cazzi.
Allora, siete stati voi a fare tutto questo casino?
La risposta è chiara. Siamo stati noi, certo, perchè negare? Tutto il cortile ha visto. Anche se era sera, anche se ci siamo nascosti, anche se... anche se un cazzo, queste sono case popolari e non puoi essere al riparo dagli sguardi altrui nemmeno quando sei chiuso al cesso; ci avranno visto, sicuro, ma abbiamo un'incredibile chance. Convincere Vito che non siamo stati noi, oppure ammettere il peccato, fare gli onesti, chiedere scusa e via dicendo. Vito ci fa ovviamente paura ma, dentro di me, sono convinto di non aver fatto nulla di male. E io sono il primo a dover rispondere.
Allora, siete stati voi a fare tutto questo casino?
No, rispondo con la voce tremolante. Ora tocca a Pigi.
No, risponde con la faccia di chi sta recitando, perchè sa che l'ha fatta grossa.
Dylan, tu cosa dici?
Sì, io sono stato.
Allora Vito ritorna da me: siete stati voi?
E qui cedo. Cazzo, io non ho fatto un cazzo ma porca troia, per colpa di quell'onesto di merda di Dylan, ora sono in questo mare di merda pure io. E devo nuotarci. Mi ci tuffo allora, perchè non ho altra scelta. Sì, sono stato anch'io.
Pigi?
Sì, sono stato anch'io.
Vito è soddisfatto. Ci redarguisce con un mezzo sorriso, perchè sa che noi sappiamo che lui sa, e visto che lui sa, potrebbe farci un cazziatone di quelli stratosferici, invece ci tiene sulla corda, non ci sgrida nemmeno. Ci chiede di non farlo mai più ovviamente, e ci ringrazia per l'onestà dimostrata, tirando una sana pacca sulla spalla a quel bastardo di Dylan. Dylan, porcammerda, sono passati vent'anni ma io non ti ho ancora perdonato!
Ripenso, ogni tanto, a questo bizzarro episodio. Un po' perchè il destino ha allontanato due dei personaggi di questo racconto, un po' perchè mi è sempre rimasta nella testa l'immagine di noi tre in riga, sull'attenti, pronti all'interrogatorio ed a quel che ne sarebbe conseguito. Continuo a riflettere sull'impossibilità, in determinate, specifiche situazioni, di poter professare e dimostrare la propria innocenza. Grattare un grammo di polistirolo contro al muro, in quel momento, valeva come aver inondato il cortile con miliardi e miliardi di stupide, microscopiche palline bianche.
Qualcosa però è rimasto. La convinzione che dividersi la colpa in tre è meglio che prendersela da soli. Oggi a me, domani a te. E poi l'importanza della faccia tosta. Fingere di non sapere, dichiarare spudoratamente il falso, saper tornare indietro, sono tutte qualità che si apprendono con il tempo. Non ci si inventa bugiardi, così come non ci si improvvisa uomini di valore. Anche prendersi un cazziatone da pseudo-innocenti, alla fine, ha il suo perchè.
Vito mi manca molto. Ora chiamerò Dylan e gli chiedo quand'è che andiamo a trovare Pigi.
Sì, siamo stati noi.
Ci conosce, sa che siamo bravi, ci comportiamo sempre bene, io e Dylan in particolar modo, ma stavolta col polistirolo abbiamo fatto un'enorme cagata. A dir la verità la colpa è dei miei due compari di sventura, mannaggia a loro! Io ho sgretolato un mezzo rettangolino contro il muro... ma loro, loro cazzo hanno grattato per tutto il cortile una quantità di polistirolo da far paura: la classica situazione indegna di un paese civile! La Stellina, la Qustode con la Q maiuscola, si è fatta un culo così per ripulire tutto. Siamo stati dei veri gaggi ma, mi duole ammetterlo, io c'entro poco e niente. Siamo in riga di fronte a Vito, che comincia a parlare incutendoci quel sano timore reverenziale. Sono cazzi.
Allora, siete stati voi a fare tutto questo casino?
La risposta è chiara. Siamo stati noi, certo, perchè negare? Tutto il cortile ha visto. Anche se era sera, anche se ci siamo nascosti, anche se... anche se un cazzo, queste sono case popolari e non puoi essere al riparo dagli sguardi altrui nemmeno quando sei chiuso al cesso; ci avranno visto, sicuro, ma abbiamo un'incredibile chance. Convincere Vito che non siamo stati noi, oppure ammettere il peccato, fare gli onesti, chiedere scusa e via dicendo. Vito ci fa ovviamente paura ma, dentro di me, sono convinto di non aver fatto nulla di male. E io sono il primo a dover rispondere.
Allora, siete stati voi a fare tutto questo casino?
No, rispondo con la voce tremolante. Ora tocca a Pigi.
No, risponde con la faccia di chi sta recitando, perchè sa che l'ha fatta grossa.
Dylan, tu cosa dici?
Sì, io sono stato.
Allora Vito ritorna da me: siete stati voi?
E qui cedo. Cazzo, io non ho fatto un cazzo ma porca troia, per colpa di quell'onesto di merda di Dylan, ora sono in questo mare di merda pure io. E devo nuotarci. Mi ci tuffo allora, perchè non ho altra scelta. Sì, sono stato anch'io.
Pigi?
Sì, sono stato anch'io.
Vito è soddisfatto. Ci redarguisce con un mezzo sorriso, perchè sa che noi sappiamo che lui sa, e visto che lui sa, potrebbe farci un cazziatone di quelli stratosferici, invece ci tiene sulla corda, non ci sgrida nemmeno. Ci chiede di non farlo mai più ovviamente, e ci ringrazia per l'onestà dimostrata, tirando una sana pacca sulla spalla a quel bastardo di Dylan. Dylan, porcammerda, sono passati vent'anni ma io non ti ho ancora perdonato!
Ripenso, ogni tanto, a questo bizzarro episodio. Un po' perchè il destino ha allontanato due dei personaggi di questo racconto, un po' perchè mi è sempre rimasta nella testa l'immagine di noi tre in riga, sull'attenti, pronti all'interrogatorio ed a quel che ne sarebbe conseguito. Continuo a riflettere sull'impossibilità, in determinate, specifiche situazioni, di poter professare e dimostrare la propria innocenza. Grattare un grammo di polistirolo contro al muro, in quel momento, valeva come aver inondato il cortile con miliardi e miliardi di stupide, microscopiche palline bianche.
Qualcosa però è rimasto. La convinzione che dividersi la colpa in tre è meglio che prendersela da soli. Oggi a me, domani a te. E poi l'importanza della faccia tosta. Fingere di non sapere, dichiarare spudoratamente il falso, saper tornare indietro, sono tutte qualità che si apprendono con il tempo. Non ci si inventa bugiardi, così come non ci si improvvisa uomini di valore. Anche prendersi un cazziatone da pseudo-innocenti, alla fine, ha il suo perchè.
Vito mi manca molto. Ora chiamerò Dylan e gli chiedo quand'è che andiamo a trovare Pigi.
Sì, siamo stati noi.