BREATHING UNDERWATER

ultimo giro di bevute. il bar sta chiudendo, il sole se ne va. dove andiamo per colazione? non troppo lontano. sono stanco amore. sono stanco.

lunedì, aprile 29, 2013

Del Famoso Sarcofago.

Marco mi prese da parte alle due di pomeriggio di un giorno di maggio, e col suo tono abbacchiato e profondo quasi sussurrò: il sarcofago che avevamo... che avevaaamoooo messoooo per coprire tutto quanto insomma... è stato scoperchiato ecco, e quindi... adesso non lo so, noi il tentativo dovevamo farlo no?, quindi ora vediamo, ma non abbiamo più nessuna visibilità della questione. Purtroppo il tuo nome è venuto fuori, ripeto... il sarcofago messo lì apposta... non ci ha... permesso di... niente mi dispiace.
Risposi con un semplice ok, grazie. Sapevo che Marco aveva fatto tutto il possibile.

Ma ora, ad undici mesi di distanza, con la Meravijosa ed il suo contratto da festeggiare, quelle parole risuonano come bombe a mano nella mia testa, e non c'è gioia, non c'è soddisfazione, non c'è felicità. Anche se è sbagliato prendersela ora, anche se è ingiusto rovinare la festa a chi invece la festa se la merita, anche se è folle non superare un avvenimento del genere. Vorrei piangere, vorrei non pensare a niente, vorrei capire il perchè di tante cose, e non sempre poi ce la faccio. Stasera va così.

mercoledì, aprile 24, 2013

La Legge Morale Di Piazza Irnerio

Rimaniamo fuori ad aspettare, appoggiati alla Musa; non potremmo fare altrimenti. Vorremmo e dovremmo tornare a casa, certo, vista l'ora tarda, ma questa situazione lasciata in sospeso ci trattiene. Non avrebbe senso andarsene così; e non sarebbe giusto. Al NoTombi, purtroppo, di cose poco giuste ne abbiamo già viste abbastanza, e ben più gravi. Ma questo piccolo, e presunto, furtarello di un portafoglio proprio non ci va giù. Ma come, prima vieni di corsa a portarcelo, convinto che l'abbiamo perso noi... poi quando ti diciamo che non è nostro, te lo intaschi? E allora caro mio sbagli, se rimani nel locale. La Meravijosa si agita, tenta di scuotersi, le prova tutte, ma mica si può andare dal legittimo proprietario a dirgli "hey, guarda quel pezzo di merda seduto lì con la sua birretta bello tranquillo, guardalo, è lui che ha trovato il tuo portafoglio e se lo sta intascando mentre tu smadonni per i soldi, i documenti, le carte da bloccare"...
Non si può, vero? Si può o non si può? Sciolgo i dubbi in una birra media, ma non serve a niente; cerchiamo di risolvere la grana parlando con MoreLucky, il bislacco proprietario del locale, ma è troppo preso e se per una normale ordinazione gli devi ripetere le cose sei volte, per spiegarli la storia di un furto ci vorrebbero due ore. Sbuffo.
Non ci arrendiamo. Il motociclista sbadato, che in fin dei conti aveva sì perso il portafoglio, ma all'interno del locale semivuoto, se ne va. Gli amici parlottano, lo consolano, noi siamo osservatori privilegiati in quel di piazza Irnerio. Non ci arrendiamo. Il furbetto si alza, se ne va, fa un giro dell'isolato, si dev'essere innervosito vedendoci parlare con MoreLucky, sa che noi sappiamo, allora  la Meravijosa lo insegue, vuole vedere se il vigliacco si intasca i soldi e butta il portafoglio, almeno quello potremmo recuperarlo. Discutiamo sul da farsi, l'audacia non sempre viene premiata ed in questa piazza l'importante è farsi gli affari propri, mentre l'istinto e la legge morale mi impongono di rifiutare anche la minima ingiustizia; decidiamo di andarcene, ma poi rimaniamo appoggiati alla macchina, a due metri dal locale, in attesa di eventi che non sappiamo succederanno davvero.
Il furbetto quindi, torna. La Meravijosa è inquieta, ma la rassicuro; guarda, guarda, ha riportato il portafogli. E i soldi? Avrà fregato i soldi, sto bastardo! Ma no, ma no, stai tranquilla. Ora l'amico del motociclista è al telefono, lo vedi? Lo sta chiamando, ora lo vedremo tornare, vedrai. E c'è tutto, fidati. Ma come mai, ma come fai a saperlo, ma chi te lo dice? Vibra il cellulare, è MoreLucky che ci crede sulla via di ritorno, allora rientriamo nel locale e ridendo ci spiega che è tutto a posto. Sul bancone, ecco il reperto misteriosamente ritrovato. Dentro ci sono tutti i soldi, non manca un centesimo. Che il motociclista ha lasciato il conto da pagare, e MoreLucky si è fatto rispettare col suo amico furbetto e fortunello.
Che storia, penso. Questo si ritrova col suo bel portafoglio intatto solo perchè io e la Meravijosa ci siamo impuntati e abbiamo fatto pressione psicologica su quel merdoso di furbetto. E non lo saprà mai. Allora brindiamo con una vodka alla menta, per una volta MoreLucky non ce la fa pagare. Tutto è bene quel che finisce bene, sentenzia con quel tono basso e mezzo rauco; sorride a cinquantotto denti e ci saluta. Ce ne andiamo un attimo prima che il motociclista ritorni. Questa è la mia vita, direbbe Joe Rokocoko.
Poi aggiungerebbe: per fortuna non sono più solo.


venerdì, aprile 19, 2013

From Joe To Martolins

"Alle Seychelles avevo conosciuto Joshua, un simpatico ragazzone di vent'anni, cugino morosonico, un tipo sempre allegro, solare, disponibile. L'avevo incontrato, dopo qualche giorno dal mio arrivo sull'isola, in giro per la città: sfoggiava un'improbabile, stravagante, straordinaria maglia dell'Inter. Una goduria. L'autentica nota di classe era il giocatore che aveva scelto di portare addosso: giuro, non potevo crederci... Ricardo Quaresma!
Quaresma, ti rendi conto? Il più tamarro dei calciatori mai transitati per Appiano Gentile. E già solo per questo un idolo. Ma fondamentalmente un bidone colossale, tutto fumo e pochissimo arrosto, un luccichio continuo di catene, orecchini brillanti, finte, controfinte e cross d'esterno destro: su quel colpo, chiamato trivela, aveva costruito un'abbondante ed immeritata fortuna. Ma tant'è. Un estimatore, a novemila km da Milano, er Trivela Quaresma ce l'aveva. Pazzesco.
A fine vacanza, dopo quasi venti giorni, decisi di regalare a Joshua un mio paio di scarpe, che non mettevo mai perchè di mezzo numero più grandi. Uno splendido paio di LeCoqSportif color argento, a strappi, uno spettacolo d'arte tamarra che avevo comprato qualche anno prima in via Torino con TommyBoy. Joshua non sapeva più come ringraziarmi, le aveva desiderate dal primo momento ma non si aspettava certo di riceverle in regalo. Fu un momento fantastico. D'altra parte, il mio era un modo per ringraziarlo perchè in qualche modo, con la sua maglia dell'Inter, mi aveva fatto sentire un po' più vicino a casa. Il calcio ed i sentimenti vanno spesso a braccetto, te l'hanno mai raccontato?


Un paio d'anni dopo, ho scovato un'altra maglia di Quaresma. Sempre dell'Inter, chiaramente. Era piegata in un armadio a casa tua, su al primo piano in quel di Trezzano. Ci ripenso questa notte, ed un po' sorrido, un po' mi perdo con i pensieri, un po' vorrei maledire il destino. Quel destino infame che ti stronca e ti porta via tutto, quel destino indegno che ti allontana per sempre dalla famiglia, dagli affetti, dalla vita che avevi sognato, progettato, costruito con fatica e sacrificio. Lo sai perchè a volte, quando ceniamo tutti insieme, mi arrabbio e non ti rivolgo la parola? Lo sai perchè chiedo a tua sorella, che è Meravigliosa di nome e di fatto, di riprenderti quando non ti comporti alla perfezione e ti lasci andare a grida, capricci, risposte velenose? La vita è stata fin troppo dura con te, me ne rendo conto. Ed io non sono nessuno per arrogarmi il diritto di educarti, di indicarti la retta via. Ma quella maglia nerazzurra è lì, piegata in un armadio della memoria, anche volendo non posso far finta di niente; mi ricorda, in ogni istante, quanto siano flebili i nostri legami; un alito di vento, e di te rimangono foto, maglie piegate, cravatte, mille deodoranti. Una perdita del genere è una tragedia, per una famiglia. E non credere che a vent'anni i traumi si superino con maggiore facilità. Quella Meraviglia di tua sorella, sempre lei, mi dice spesso che in qualche modo l'ho salvata, che quando ci siamo conosciuti si stava buttando via. E vorrei soltanto dirti, a tre anni ormai da quel giorno nerissimo, che non c'è dramma peggiore dell'essere dimenticati. Che non c'è giustizia in quello che è successo, ma che bisogna lottare perchè i sacrifici di chi non c'è più non risultino vani. Che non si lasci niente di intentato, che non si perda la speranza, che non si lasci niente a metà. La tua educazione, la tua felicità, i tuoi sogni, con tutto quello che ne consegue. Al proprietario della maglietta piegata nell'armadio non posso certo regalare un bel paio di scarpe argentate. Dentro di me so con certezza che posso però fare qualcosa; per te, per Giulia, e di rimando anche per Lui. Lo splendido proprietario di una maglia storica, di una famiglia stupenda, di molti valori preziosi che non vanno perduti per nessun motivo al mondo. Costi quel che costi. Non ho la presunzione di sistemare tutto, non potrei mai; ma un piccolo aiuto, affinchè quanto di buono è stato costruito non vada perso, posso darlo. Solo questo vorrei dirti, in questa notte un po' meno nera."

giovedì, aprile 18, 2013

Haec Omnia Tibi Dabo, Si Cadens Adoraveris Me.

"Devi sapere che, tanti anni fa, ho attraversato un momento un po' particolare. Di sbandamento diciamo, di debolezza, non saprei come meglio definirlo. Questa è una citazione del vangelo di Luca; è il Diavolo che parla a Gesù dopo averlo portato su una montagna altissima. Tutto quello che vedi da qui, gli dice il Diavolo, sarà tuo. Ma dovrai adorarmi, per avere tutto ciò. Gesù rifiuta, ovviamente. Ma per noi... per noi deboli umani, rifiutare non è così semplice, non credi? Saresti capace di resistere ad ogni tentazione? Qualche anno fa, ti stavo spiegando, se fossi stato in cima alla montagna non avrei seguito l'esempio di Gesù. Ti è mai capitata una situazione simile? Io ci ho pensato molto. Il mio rapporto con la religione, devo ammetterlo, è quantomeno complicato; a volte mi sorprendo e mi scopro credente, altre mi rendo conto di non avere quel dono, quello della fede, necessario per non rimanere attanagliato dai dubbi. Dubbi ne ho, a valanga, e me li tengo. Cerco una strada, e non mi stanco. Una volta ridevo ripensando al vecchio Gasp che prendeva appunti durante la Messa di Natale... quanto lo deridevamo! Ma anche a me è successo di prendere appunti, una domenica mattina. Ho estratto il cellulare durante la predica di DonAlessandro, i vecchiardi vicino a me avranno pensato che stessi perdendo il mio tempo, giocando col telefono, mentre in realtà mi stavo segnando una frase che non avrei mai più scordato: siamo sudditi di tanti re, che poi in fondo non ci lasciano molto. Il Diavolo che parla a Gesù. Le tentazioni della vita quotidiana, la strada più facile. Vènerami, e avrai ciò che vuoi. Nel mio piccolo, penso di sapere cosa voglia dire tutto questo. E voglio ricordare per sempre, perlomeno a me stesso, quale debba essere la strada giusta, per non sprecare quell'insegnamento pagato così a caro prezzo sulla mia pelle."

C'era Una Volta Un Re